Il nome della rosa: differenze tra le versioni

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[[File:Il Nome della Rosa - Bondage.jpg‎|right|thumb|260px|Non lasciatevi ingannare dalla copertina. Il libro parla di tutt'altro.]]
{{Cit2|Elementare, Adso!|Guglielmo da Basketville ricorda ad Adso il suo livello di studi}}
 
{{Cit2|[[Eh?latino|Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus]].|Adso da Menkia non sa quello che dice}}
 
{{Cit2|Bogomila la [[puttana|baldracca]] che t'[[sesso anale|inculi]] la notte, con la tua [[pene|verga eretica]], maiale!|Amena discussione teologica tra due pii monaci timorati di Dio.}}
 
 
Nel 1980 d.C. un giovane ultra settantenne [[Umberto Eco]], dopo una lenta e ponderata lettura dei libri Harmony e un'accurata e spasmodica consumazione di vini Ronco, decise di creare un'opera la cui grandezza doveva essere pari a quella della [[Divina Commedia]], la cui bellezza doveva essere simile a un verso del [[Foscolo]] e la cui cultura doveva essere tale e quale a quella contenuta nel "Manuale d'istruzioni: come montare la vostra scarpiera [[Ikea]]". Dopo tanto dispendioso lavoro, finalmente diede in pasto ai suoi [[Nessuno|miliardi]] di fan l'opera magna: '''Il nome della rosa'''.
 
== L'avvincente trama ==
 
La storia è ambientata nell'era dove [[Medioevo|tutto è possibile e nessuno va al rogo solo perché gli è scappata una bestemmia mentre si martellava il pollice]] e spacciata come le ultime memorie di un vecchio monaco rincitrullito, che ci narra le sue gesta di [[niubbo|novizio]], avvenute secoli fa, insieme al suo [[stronzo|saggio]] maestro nell'entroterra [[itagliano]]. I due baldi giuovini non sono altro che il famosissimo Guglielmo da Basketville e il suo zerbino Adso da Menkia: l'uno proveniente dalla sperduta [[Foresta di Sherwood|foresta di Scervud]]: se ne andò causa mancanza di [[mignotta|donne devote]] preferendo dedicarsi alla [[sega|meditazione]] e alla [[niente|cultura]]. L'altro fu mandato a calci in culo a fare l'inutile novizio [[leccapiedi]]. Causa: rompeva troppo i [[coglioni]] per poterlo sopportare un [[giorno]] di più. Così, in una notte buia e tempestosa, Guglielmo da Basketville viene incaricato dall'Imperatore a presenziare a un [[inutilità|importantissimo]] convegno su nuovi metodi per mendicare la grana più velocemente ed efficacemente, a cui parteciperanno quei poveracci dei [[Francescani]] e i sostenitori del papa per trovare un accordo. Il convegno si tiene nell'abbazia di San Ughino da Gorgonzola, così Guglielmo, siccome non gli andava di portare le valige, assume come [[portaborse]] Adso da Menkia, credendolo più stupido di un [[mulo]] e quindi poco problematico. Si ricrederà poco dopo. Egli è convinto che Adso non sia solo stupido, ma che sia persino più irritante della merda sotto le scarpe. Il novizio infatti interverrà spesso nella storia con domande dementi del tipo: ''Maestro, come nascono i bambini?''; ''Maestro, come mai di piede porto il 41 e di mutande l'extra small?''. Guglielmo per farlo tacere risponderà con frasi come:'' Nullus, nullius quibus, rosa, rosae, rosam...''. Insomma, cose prive di senso pur di tappargli quella bocca.
 
=== All'abbazia ===
[[File:Sherlock Holmes.jpg|left|thumb|250px|Guglielmo da Basketville indossa i suoi caratteristici abiti, trovati nel ''kit del perfetto investigatore''.]]I due quindi si mettono in marcia e a passo di [[danza]] giungono al monastero: qui verranno accolti dall'[[abate]] Abbone Pappone, non con la solita festa di benvenuto con [[Martini]] e salatini a forma di animaletti, ma con una spiacevole notizia: il confratello Adelmo da Otranto è accidentalmente caduto dall'Edificio, imponente costruzione che contiene il refettorio, la [[biblioteca]] e lo stanzino delle scope, sfracellandosi contro le pietre appuntite del [[burrone]]. Con lacrime che sgorgano copiosamente dai suoi occhi, Abbone chiede a Guglielmo di indagare sull'accaduto: solo lui con la sua intelligenza, con il suo acume e la sua avvenenza potrà svelare l'[[arcano]]. Egli, seppur a <sdel>malincul</sdel> malincuore, accetta l'ingrato compito.
 
=== Prime indagini ===
 
Per necessità d'indagine, Guglielmo farà la conoscenza dei loschi figuri che si aggirano per l'abbazia: Ubertino da Casale, un [[vecchio|vegliardo]] col cervello annebbiato dai fumi dell'[[incenso]], Svenanzio da Salamec, traduttore dall'[[arabo]] al [[lingua greca|greco]], uno che ''sapeva troppo'', Jorge dam Burger, un vecchio cieco (si dice che lo sia divenuto per la troppa lettura di libri [[porno|eruditi]]) lagnoso e alquanto sospetto, Sederino da Sant'Emmerano, colui che si occupa delle [[droga|erbe]], Berengaio da Arundel, l'aiuto-bibliotecario, un tipo ''[[gaio]]'' e gioioso, Malachia da Hildesheim, il bibliotecario dalla [[faccia da pirla]].
Con la dovuta discrezione e sempre accompagnato dal suo fido [[portaborse]] Adso, Guglielmo capisce, dal rilevamento di una minuscola macchia di [[sangue]] che stava su un granello di terra, calcolandone la circonferenza e il raggio per base per altezza diviso due, che Adelmo non era caduto, ma si era suicidato. Il mistero si infittisce. Perché uccidersi se la [[vita]] non faceva altro che offrire al giovane Adelmo sbobba, duro [[lavoro]], preghiere forzate da mane a sera e niente [[tvTV]] via cavo?
 
=== Nella cacca fino al collo ===
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=== In biblioteca ===
 
La biblioteca è il labirintico luogo dell'abbazia in cui viene fatto il lavoro sporco: i monaci passano ore ''liete e felici'' a sgobbare su [[libro|libri]] e scartoffie per preservarli dalla furia del [[tempo]]. Guglielmo manifesta il desiderio di visitarla, ma gli viene negato: i monaci hanno accesso solo allo ''scriptorium'' e ai cessi. Il resto è competenza di Malachia e del suo fido Berengaio.[[File:Orango_perplesso.jpg|right|thumb|270px|Un tipico lettore che tenta di capirci qualcosa.]]‎
Ma ciò non ferma l'intrepida coppia che scopre, sbirciando nel nuovo catalogo Euroclub, che alcuni libri "proibiti" portano la menzione di ''finis africaeAfricae''. [[Cosa avrà voluto dire?]]
 
=== Canta che ti passa ===
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Sul far della notte, Guglielmo ed Adso decidono di comportarsi da [[Cattiveria|cattivoni]] infiltrandosi di nascosto all'interno della biblioteca. Ciò che cercano è il [[libro]] su cui Svenanzio stava lavorando, purtroppo però non riescono a trovarlo. Al suo posto, scritto su un pezzo di [[carta igienica]], rinvengono uno strano codice, lasciato da Svenanzio stesso poco prima di crepare. Guglielmo allora s'appresta a decifrarlo attraverso le sue lenti da vista. Nascono tre ipotesi:
[[File:CartaIgienicaCarta Igienica.jpg|left|thumb|200px|Riuscirà il nostro Guglielmo a decifrare gli strani simboli scritti da Svenanzio su questo rotolo?]]
# È il numero di sua [[sorella]]
# È la lista della spesa
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Finalmente Berengaio fa la sua comparsa, non propriamente vivo e vegeto come ci si potrebbe aspettare, ma leggermente pallido e cianotico. Cioè [[morto]]. Nelle latrine.
Guglielmo esamina il cadavere, rinviene delle strane macchie sulle dita e la lingua e ne deduce un possibile avvelenamento: "''se fosse stato aggredito avremmo udito le sue urla da checca per tutta l’abbazia''" dice. La [[morte]] di Berengaio si rivela molto utile (ebbene sì), infatti si scopre che la fantomatica spia altri non era che lui, grazie all’improvviso ritrovamento delle lenti di Guglielmo. Ora sì che potrà guardare i suoi <sdel>porn</sdel> programmi preferiti, e ovviamente decifrare i simboli lasciati da Svenanzio.
Nel frattempo fanno la sua comparsa Michele da Cesena, che capeggia i francescani, e gli emissari del papa alla cui guida c’è l’inquisitore Bernardo Gai, che, appena arrivato, farà crocifiggere e bruciare quattro gatti neri e un [[comunista]], scambiandoli per il [[diavolo|demonio]] travestito.
 
=== Le cose si complicano ===
 
E visto che di morti e allegrezze varie non se ne ha mai abbastanza, il quinto giorno (sì, sono passati già cinque giorni felici) l’erborista Sederino da Sant’Emmerano si ricongiunge al [[Dio|Creatore]], a causa di un [[trauma cranico]] provocato dalla caduta di un armadio, contenente dieci palle da bowling da 50 kg l’una, sul suo cranio. L’[[Inquisizione|inquisitore]] Bernardo Gai decide di sistemare le cose, facendo processare il cessario Remigio, a causa del suo passato da [[eretico]] tra i dolciniani, e poi per la faccia da lestofante che si ritrova. Lo sevizierà e torturerà con la allora famosa [[tortura ]] degli show della domenica mattina, costringendo il povero Remigio a una visione forzata e non stop di programmi come ''[[Buona Domenica|domenica in]]'' o ''domenicaDomenica in famiglia''. Il cessario, sfinito da cotanto obbrobrio, confessa di essere stato la causa di tutti gli omicidi. Ma, colpo di scena! Il sesto giorno, un altro cadavere fa la sua comparsa: quello di Malachia.
 
=== Sia fatta la sua volontà ===
 
Anche Malachia presenta le strane macchie sulle dita, così l’accorto Guglielmo ormai si convince totalmente della corrispondenza tra le morti e il [[libro]] scomparso di Svenanzio. Nonostante i divieti di Abbone Pappone, Guglielmo ed Adso penetrano nuovamente all’interno della biblioteca. Attraverso il metodo dell’''Ambarabacciccìcoccò'' azzeccheranno la stanza giusta, la ''finis africaeAfricae'', e con le informazioni di Svenanzio (“tira la maniglia”, è il significato dei simboli) riusciranno a entrarvi. E ad aspettarli trovano “lui”. Sì, “lui”. La causa di tutti gli orridi omicidi. No, non è il maggiordomo stavolta. Ma… Jorge Dam Burger! Il [[cieco]].[[File:Jorge_Nome_della_rosa.jpg|left|thumb|250px| Solo perché è cieco non vuol dire che non possa fare una strage.]] Ciò che preserva così gelosamente non è altro che il libro ''Mille modi per cucinare il [[riso]]'' di [[Suor Germana]]. Il furbo Jorge aveva cosparso le pagine di veleno, in modo che coloro che l’avessero letto, come Svenanzio o Berengaio o Malachia che cercavano di carpire il segreto per un ottimo risotto allo zafferano, sarebbero morti: Sederino era morto per uno sfortunato caso. E tutto ciò, perché nessuno rivelasse l’esistenza di questo libro empio. "''Jorge, ti dichiaro in arresto! Consegnami quel libro.''" dice Guglielmo, ma per tutta risposta il cieco lo ingoia (copertina annessa) e appicca fuoco all’abbazia. "''Non avrai mai le ricette di Suor Germana! Lei è mia! {{citnec|Il mio tessssoro!''"}} sono le ultime parole di Jorge prima di finire incenerito.
L’abbazia, nonostante le provvidenziali secchiate d’acqua, si riduce a un cumulo di cenere e polvere. Tutto è perduto. Ma la giustizia ha trionfato, quindi chi se ne importa. Amen.
 
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== Il mirabolante film ==
[[File:Salvatore_Il_nome_della_rosa.JPG‎|right|thumb|250px|Un avvenente attore del film.]]
Essendo '''Il nome della rosa''' un libro di grande fama, si è pensato bene di farne una trasposizione cinematografica, a cura del grande e stimatissimo regista Jean Jacques Anod nel 1986. Epiche e di grande effetto sono le scene girate dal capace regista, come l’incontro tra Guglielmo da Basketville e [[Padre Pio]] o la mozzafiato scena d'azione di Adso che fa [[bunjee jumping]] dall‘abbazia. I personaggi di Guglielmo da Basketville e Adso da Menkia sono interpretati rispettivamente dal secsi e attempato [[Sean Connery]] e da un giovane quanto sconosciuto Christian Slater: il resto dei personaggi è interpretato da immigrati ucraini dall’indicibile bruttezza. Il film ha ricevuto inoltre diversi meriti come: ''miglior peggior film dell’anno'', ''miglior trucco e parrucco'' e un [[MTV]] Award come ''Film sfigato dell’annodell’[[anno]]''.
 
== Sacrosante verità ==
 
* Il film è stato girato nel teatro della scuola elementare di Santa Maria Addolorata e Disperata in provincia di Sticazzi.
* La rosa, diversamente dal titolo, non compare mai.
* Si dice che chi legge '''Il nome della rosa''' per due volte, al contrario, a testa in giù e contemporaneamente invocando ''San Giorgio Cavaliere'', verrà colpito da un irreversibile coma.
* I libri di Eco sono stampati su materiale riciclabile. Infatti è grazie a lui se abbiamo la carta igienica.
 
== Voci correlate ==
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*[[Rosa]]
 
 
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[[Categoria:Romanzi]]