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{{Cit2|Il maggiore Drogo sentì che il duro carico dell’animo suo stava per rompere in pianto. Proprio allora dai fondi recessi uscì limpido e tremendo un nuovo pensiero: la morte. Gli parve che la fuga del tempo si fosse fermata, come per rotto incanto. La vita dunque si era risolta in una specie di scherzo, per un’orgogliosa scommessa tutto era stato perduto.<br />La porta della camera palpitava con uno scricchiolio leggero. Forse era un soffio di vento, un semplice risucchio d’aria di queste inquiete notti di primavera. Forse era invece lei che era entrata, con passo silenzioso, e adesso stava avvicinandosi alla poltrona di Drogo. Facendosi forza, Giovanni raddrizzò un po’ il busto, si assestò con una mano il colletto dell’uniforme, diede ancora uno sguardo fuori dalla finestra, una brevissima occhiata, per l’ultima sua porzione di stelle. Poi nel buio, benché nessuno lo vedesse, sorrise.”|Giovanni Drogo su bellezza poetica del morire solo come un cane dopo un'abbuffata di cozze}}
'''Il deserto dei Tartari''' è un romanzo ricco di azione, sparatorie e
== Trama
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Il
Particolarmente denso di significato è il capitolo finale, durante il quale
▲Il libro narra dell'arrivo del tenente '''Giovanni Drogo''' in un avamposto militare (la '''Fortezza Bastiani''') posto nel bel mezzo del deserto più assoluto, e degli spassosi giochi che l'intera guarnigione si inventa per ingannare il tempo.<br />Il gioco più apprezzato dai soldati è quello di vivere in costante attesa che un fantomatico esercito nemico dalla scarsa igiene orale (i Tartari) possa sbucare fuori dal deserto e attaccare.<br />Inutile precisare che nel deserto non c'è anima viva (si chiama pur sempre deserto per un motivo, no?) e che quindi i soldati aspettano per il [[cazzo]].
== Extended version ==
▲Particolarmente denso di significato è il capitolo finale, durante il quale '''sembra''' che effettivamente i tanto agognati Tartari stiano per arrivare.<br />A questo punto però Drogo ha la brillante idea di ammalarsi (del resto a forza di aspettare è diventato un vecchio artritico) e viene spedito in città per curarsi, vanificando così il lavoro di una vita: in gergo tecnico una cosa simile è altrimenti detta "mandare tutto a [[puttane]]".<br />
===Capitolo I===
Capitolo introduttivo che descrive con dovizia di particolari la [[cagata]] mattutina del giovane tenente Drogo.[[File:Silo.jpg |thumb|220px|La Fortezza Bastiani in un'elaborazione grafica al computer.]]
===Capitolo II===
Giovanni Drogo viene assegnato di stanza alla Fortezza Bastiani, che riesce a trovare con gran difficoltà in quanto essa è raggiungibile solo con l'autostrada [[Salerno-Reggio Calabria]]. Giunto a destinazione fa la conoscenza del maggiore Matti, del capitano Ortiz e
▲Giovanni Drogo viene assegnato di stanza alla Fortezza Bastiani, che riesce a trovare con gran difficoltà in quanto essa è raggiungibile solo con l'autostrada [[Salerno-Reggio Calabria]]. Giunto a destinazione fa la conoscenza del maggiore Matti, del capitano Ortiz e di [[Jessica Fletcher]]. La prima impressione è quella di avere a che fare con degli autentici idioti, e come sappiamo bene la prima impressione è quella che conta.
===Capitolo III===
Giovanni compie il suo primo giro della Fortezza, e dopo pochi metri si perde. Gli altri soldati della guarnigione lo trovano dopo tre ore rannicchiato in un angolo che piange e dice di voler tornare a casa.
===Capitolo IV===
Giovanni Drogo viene iniziato ai passatempi della Fortezza: aspettare i Tartari, lavare il cane e fare scherzi telefonici a
▲Giovanni Drogo viene iniziato ai passatempi della Fortezza: aspettare i Tartari, lavare il cane e fare scherzi telefonici a "La Prova del Cuoco".
===Capitolo V===
Drogo è di sentinella sui bastioni della Fortezza e medita di chiedere il trasferimento in un'altra zona, quando dei gemiti provenienti dal deserto interrompono la sua riflessione. Incuriosito, il tenente
[[File:Il deserto dei tartari.jpg|left|280px|left|thumb|Buzzati sapeva che una copertina accattivante è importantissima per attirare i potenziali lettori. E decise di fottersene scegliendo comunque 'sta ciofeca.]]
▲Drogo è di sentinella sui bastioni della Fortezza e medita di chiedere il trasferimento in un'altra zona, quando dei gemiti provenienti dal deserto interrompono la sua riflessione. Incuriosito, il tenente sui arma di binocolo e vede che Jessica Fletcher e il maggiore Matti stanno [[scopare|copulando]] selvaggiamente nella sabbia. Che sporcaccioni. Drogo decide comunque di rimanere alla Fortezza per un altro pò di mesi.
===Capitolo VI===
Drogo trova una lattina vuota di fagioli borlotti in mezzo al deserto. Comincia a prenderla a calci
▲Drogo trova una lattina vuota in mezzo al deserto. Comincia a prenderla a calci perchè si annoia. Trascorrono così trentaquattro anni.
===Capitolo VII===
Accurata descrizione di un'[[unghia incarnita]] che affligge Giovanni Drogo, nel frattempo divenuto capitano.
===Capitolo VIII===
Drogo inizia un fitto rapporto epistolare con una certa Rosaria da [[Caltanissetta]], per poi scoprire che Rosaria è un [[trans
▲Drogo inizia un fitto rapporto epistolare con una certa Rosaria da Caltanissetta, per poi scoprire che Rosaria è un [[trans|travestito]]. Per la delusione decide di dedicare tutta la vita che gli rimane a guardia della Fortezza e di non tornare mai più in città (dove peraltro nessuno sente la sua mancanza perchè tutti i suoi parenti sono nel fattempo morti).
===Capitolo IX===
Viene avvistato un polverone nel deserto, segno inequivocabile che qualche anima viva c'è e si sta avvicinando alla Fortezza. Tutti i soldati festeggiano, ma Drogo viene colto da un'appendicite
▲Viene avvistato un polverone nel deserto, segno inequivocabile che qualche anima viva c'è e si sta avvicinando alla Fortezza. Tutti i soldati festeggiano, ma Drogo viene colto da un'appendicite di dimensioni colossali.<br /> Il suo superiore, da buon bastardo, decide di mandarlo in città.
===Capitolo X===
Mentre tutta la guarnigione si prepara per la battaglia contro i Tartari il fortunato Giovanni Drogo viene condotto in città su di un calesse trainato da
▲Mentre tutta la guarnigione si prepara per la battaglia contro i Tartari il fortunato Giovanni Drogo viene condotto in città su di un calesse trainato da facoceri.<br />Il libro si chiude con la sua auspicabile morte in uno squallido motel e con le sue ultime parole famose: "Che vita di [[merda]]".
== Accoglienza ==
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Il romanzo fin dalla prima edizione si è rivelato un costante successo editoriale, tanto che la casa editrice [[Mondadori]] ha fiutato l'affare e ha recentemente tradotto l'opera di Buzzati in svariate lingue fra cui afgano, assiro-babilonese e [[bergamo|bergamasco]].<br />I suoi punti di forza in effetti sono molteplici:
*I lettori di ogni generazione restano solitamente affascinati dal ritmo incalzante della narrazione e si sentono rappresentati nelle tematiche affrontate (l'attesa, la solitudine, la vecchiaia, i matrimoni [[gay]], l'aumento vertiginoso del costo di frutta e verdura).
* Il libro offre il vantaggio di trasformarsi in un comodo strumento per grattarsi in caso di [[prurito]] grazie alla copertina molto spigolosa.
* Il libro è un efficace arma da lancio contro le [[zanzara|zanzare]] particolarmente moleste.
Pochi sono a conoscenza del fatto che il titolo attuale fu imposto a Buzzati dal governo [[fascista]]. Lo scrittore voleva infatti intitolarlo ''Le cucciolose avventure del castello pazzerello''. A quei tempi però l'[[Italia]] era appena entrata in [[Seconda guerra mondiale|guerra]] e i fascisti temevano che un titolo simile potesse far venir voglia di disertare ai milioni di volontari che loro avevano infinocchiato con la panzana della guerra lampo. Buzzati rifiutò strenuamente ma dopo che i fascisti gli tennero la testa in un secchio d'acqua per un buon quarto d'ora acconsentì al cambio di titolo.<br />Da ''Il deserto dei Tartari'' il regista [[Valerio Zurlì]] (fratello minore del ben più noto [[Mago Zurlì|mago]]) ha tratto nel [[1976]] l'omonimo film, con [[Giuliano Gemma]] nella parte del tenente Drogo e [[Jack Nicholson]] nella parte di un [[cammello]] che sbrocca e ammazza l'intera guarnigione.
== Controversie ==
[[File:Deserto con albero - Uganda.jpg |thumb|300px|left|Secondo gli studiosi il deserto dei Tartari si colloca in una zona compresa tra la [[Barbagia]] e l'[[Uganda]].]]
Il romanzo ha ottenuto subito una certa notorietà ma ha suscitato anche alcune polemiche, alcune delle quali alimentate da persone che avevano addirittura letto il romanzo.<br />Nel [[1941]] un certo Aurelio Maria Panpepato denunciò Buzzati affermando che lo scrittore aveva copiato la trama dal suo romanzo ''L'invasione delle vongole mannare''. Buzzati negò sempre il plagio, tuttavia fu costretto dalle autorità competenti a pagare 44 milioni di dollari di risarcimento a Panpepato. Per ripicca versò l'intera somma in [[moneta da un centesimo|monete da un centesimo]].
Buzzati entrò poi in forte contrapposizione con il noto intellettuale [[Federico Moccia]], dopo che quest'ultimo affermò che "Il deserto dei Tartari è un libraccio senza il minimo contenuto artistico." La sdegnata reazione di Buzzati (che a sua volta definì Moccia come un "patetico scherzo della natura") diede vita a una diatriba di carattere nazionale.<br />I due arrivarono anche ad azzuffarsi durante una puntata di [[Porta a porta]] che aveva come argomento principale di discussione la rottura del menisco di [[Ronaldo]].
Dino Buzzati è rimasto suo malgrado legato al ''Deserto dei tartari'', considerato non a torto il suo capolavoro: nelle opere successive (il romanzo ''Cara, ti si sono rotte le acque o ti stai trasformando in una medusa?'' e la raccolta di racconti ''Cinquanta sfumature di herpes inguinale'') il giornalista non riuscì più a raggiungere livelli artistici simili e venne dimenticato da critica e pubblico, ma soprattutto dal suo [[cuoco]], e morì di inedia nel [[1972]].
== Voci correlate ==
*[[Sessanta racconti]]
*[[Barnabo delle montagne]]
*[[La famosa invasione degli orsi in Sicilia]]
[[Categoria:Romanzi che dovrebbero avere un significato nascosto, ma non si sa quale]]
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