Giosuè Carducci: differenze tra le versioni

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=== L’infanzia e quando era un po' più grande ===
 
Giosuè Carducci nacque nel 1835 in Versilia a Valdicastello n. 2 da '''Ildebrando''' e '''Ildegonda Celli'''<ref>Si chiama proprio così: [http://www.chieracostui.com/costui/docs/search/schedaoltre.asp?ID=7411 Ildegonda Celli].</ref>, ma nel 1838 la famiglia si trasferì a Bolgheri, dove il padre, implicato nel crack del Banco Ambrosiano, esercitava la professione di medico corrotto.<br/>
[[File: Lavanda_gastrica.jpg |thumb|right|250px|L’effetto che fa la prima poesia del Carducci sul lettore]]
Nel 1849 la famiglia si stabilì a [[Firenze]] dove Giosuè compì gli studi presso gli [[Scolopi]] acquisendo una discreta preparazione nel sopportare bacchettate sulle mani e ceci su per il retto e, nel 1853, dopo aver vinto il concorso per un posto a pagamento con tassa maggiorata presso la Scuola Inferiore di Pisa, si iscrisse alla Facoltà di Lettere dell’alfabeto, dove nel 1856 conseguì la laurea in scienza della A e nello stesso anno pubblicò le sue prime poesie sul quotidiano [[Leggo]], in cambio di un po’ di lavoro gratuito ai semafori.<br/>
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Allontanato dal Liceo di San Miniato per aver rubato la carta igienica dai bagni, dal 9 aprile 1858 Carducci visse a [[Firenze]] guadagnandosi da vivere vendendo rose nei ristoranti. Nasce in quel periodo il suo profondo odio per i colleghi pakistani, sintetizzato ad una lettera all’amico ''Fritz'':
{{quote|Sti maledetti pakistani, mi fottono il lavoro. Ma poi saranno pakistani o bangladesciani? E poi come cazzo si chiamano gli abitanti del Bangladesh? Bangladesci? Vabbè comunque quella Jessica era una gran maiala. Poi ti raccconto.|Giosuè Carducci.}}
Nel [[1862]] entrò nella Massoneria come membro della ''Loggia Severa'' di Bologna, nel 1865 diverrà membro della ''Loggia vietato agli Homer'', dal 1881 della ''Loggia dei tagliapietre'', dal 1886 della ''Sloggia'' e il 21 febbraio 1888 fu elevato al 33º grado della scala Mercalli. Nell'istituzione massonica fu poco attivo, quasi sempre passivo, come testimonia il nutrito carteggio con il Gran Maestro del [[Grande Oriente]] della Grande Itaglia Ing. Geometra '''Sigismondo Bagnomaria'''.
Negli anni del trasformismo il poeta conquistò un posto centrale nello spettacolo “''Gran sorpresa''” della bellissima ballerina brasiliana ''Franco'', presso il night ''Occhioallespalle''.
 
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Un vicino di casa che aveva assistito alla scena commentò, davanti alla troupe di Studio Aperto accorsa per l’occasione:
{{quote|Che minchione | Vicino di casa di Giosuè Carducci.}}
Carducci trascorse un periodo di grande sconforto, che espresse in alcune sue liriche , tra le quali si ricordano “''Portassi sfiga''” e “''Non è colpa mia''”. Il 7 marzo 1859 contrasse matrimonio con la lontana [[tua cugina|cugina]] ''Elvira Meninculi'', figlia del sarto militare ''Rimbaudo Meninculi''. dalla quale ebbe cinque figli: Francesco morto dopo pochi giorni dalla nascita, Dante, Bice, Laura e Libertà detta( Tittì), per le enormi mammelle.
[[File:Vespa col plastico.jpg|thumb|left|250px|Vespa col plastico di casa Carducci]]
Fu di nuovo colpito da gravi lutti familiari nel 1870 con la morte della madre, per un incidente in carrozzella sulla discesa del colle di casa Carducci e del figlio Dante morto investito da un pirata della strada su una [[Fiat Marea]].
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Riammesso all'insegnamento, gli venne affidato un incarico presso il liceo classico ''Niccolò Pergiunta'' di [[Pistoia]], dove insegnò per tutto il 1859 latino e greco, coi sottotitoli in rumeno, ad una classe di sordo-ciechi.
Con decreto del 26 settembre 1860 venne incaricato dall'allora Ministro della Pubblica Istruzione [[Terence Hill|Terenzio Collina Della Rovere]] a tenere la cattedra di Eloquenza [[Itagliano|itagliana]] presso l'Università di [[Bologna]], perchè la cattedra ballava e avevano finito i sottobicchieri. Per le sue capacità di reggere la cattedra fu proposto per la nomina di Rettore, ma fu superato al fotofinish da un libro di poesie di [[Bondi]]. La vita sotto le Torri era dura ma remunerativa; gli venne concesso un posto letto gratuito in stanza tripla con due studenti erasmus del Mozambico, '''Mandingo e Mubongo''' - detti i ''fratelli cavalli'' per la lunga coda di cavallo che sfoggiavano - e un buono per la mensa universitaria per antipasto e primo a cinque euri.<br/>
Nel 1863 pubblicò con lo pseudonimo di ''Enotrio Mastranzo'' "''l'Inno a Satana''"<ref>Altro nome vero</ref> che, pur ottenendo successo, fomentò vivaci polemiche. Satana intervistato da [[Studio Aperto]], disse:
 
{{Cit|Quel [[Gianpaolo Tarantini|Carducci o Carduccio]] non lo conosco. [[È|E']] tutto un complotto dei giornalisti comunisti per accostarmi ad un tale personaggio|Satana su Carducci a Studio Aperto. A seguire intervista a [[Belen Rodriguez]] con inquadratura di [[tette|bocce]]}}
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=== La morte ===
 
Nel [[1899]] pubblicò la sua ultima raccolta di versi, ''Rime e Ritmi'', che comprende, fra l'altro, l'ode ''La chiesa di Polenta''<ref>NomeAnche questo vero... potevo copiare e incollare wikipedia.</ref>, in cui si ricordano i celebri versi:
{{quote|Mangia polenta,
bevi acqua,
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