Ivrea: differenze tra le versioni

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=== Ristoranti ===
[[File:Tizi con bara.jpg|left|thumb|400px|Il morto del 1994 tra i suoi felici compagni di squadra, che grazie a lui quell'anno vinsero al Battaglia.]]
 
Per cenare, Ivrea dispone di ottimi ristoranti conosciuti in tutto il Canavese (la regione d’Ivrea, che non fa [[provincia]]):
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[[File:Carrista carnevale di Ivrea 4.jpg|right|thumb|200px|Massacro.]]
 
Comunque, questo stupido e allo stesso tempo curioso modo di festeggiare il carnevale si ripete all’incirca da un paio di secoli, e sembra sia stato appunto un lascito dei [[francesi]], che così esportavano in tutta l’Europa occupata gli ideali democratici della [[rivoluzione francese|Rivoluzione]]. Pare che [[Napoleone]] se ne facesse addirittura un vanto, di questa ridicola kermesse, l’unica guerra che vinse a Ivrea e la sola cosa che restò di lui in [[Piemonte]]. Ma la vera origine della battaglia delle arance pesca addirittura in un’antica tradizione medievale, quando, circa ottocento anni fa, gli eporediesi si ruppero improvvisamente il cazzo di passare la prima notte di nozze al bar a giocare a [[briscola]] nell’attesa che il signore della città si saziasse delle grazie delle loro spose e gliele riportasse solo la mattina per colazione. E si ruppero in particolar modo le mogli, tanto che un giorno una mugnaia, la Bella Mugnaia, che era [[la bella del paese]] e divenne poi la maschera di Ivrea e del [[cinema]], invece di portare in dono al tiranno ''Gino Ranieri di Biandrate'' – che giustamente pretendeva illo [[ius primae noctis]] come tutti gli altri – il suo [[vagina|fiore non ancora sbocciato]], portò un coltello da [[macellaio]] infilato nelle mutande di ferro e con questo gli tagliò la testa e il [[pene|bigolo]] in due. Mai fidarsi di una mugnaia, in particolare se ancora [[vergine]].
Il [[tiranno]] non la prese molto bene, per cui si rese poi indispensabile una vera e propria rivoluzione che i poveri miserabili, non avendo altre armi a disposizione, combatterono ferocemente a colpi di [[fagioli]], cacciando per sempre da Ivrea tutti i [[papponi]] e i [[preti|maniaci sessuali]]. Il tragico e glorioso avvenimento venne da allora celebrato di anno in anno e rappresentato all’infinito per mezzo di questa originale [[allegoria]] della lotta di classe che vedeva i vari rioni fronteggiarsi con la soldataglia puzzolente del tiranno, finché un giorno, stanchi di tirarsi fagioli e lenticchie, che non facevano più ridere, qualcuno non pensò di sostituire i legumi con le arance, rendendo la festa molto più divertente e soprattutto molto più impressionante.
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=== Lo svolgimento della battaglia ===
 
Le ostilità deflagrano su quattro campi di battaglia e mezzo, corrispondenti alle quattro piazze di Ivrea, grande appunto circa quanto un letto a quattro piazze, e a un cortile. Una dal vago sentore e odore medievale che ricorda la mugnaia, la seconda dall’aspetto ottocentesco che rammenta il [[Napoleone|Grande Nano]], la terza defilata in una borgata malfamata al di là del fiume che ricorda la [[banda della Magliana|Magliana]], la piazza della famigerata [[fossaultras|Fossa]] dei Tuchini, e l’ultima che assomiglia a uno squallido [[parcheggio]] dove solitamente si fa il mercato – con le arance rimaste sulla piazza – e per questo il punto più disertato dagli spettatori, anche perché nelle vicinanze non ci sono bar, tanto che i carri sfilano nella desolazione e combattono solitari nella tristezza più assoluta. Per riprodurre le epiche risse tra popolani e sbirraglia dei tempi andati gli eporediesi hanno dunque pensato di articolare la battaglia in questo modo:
[[File:Ragazza carnevale di Ivrea.jpg|left|thumb|300px|Ovviamente partecipano anche le ragazze, ma c'è ancora qualche stronzo di maniaco in giro.]]
 
* I ''combattenti appiedati'': rappresentano il popolo, tutti con la loro casacca colorata con su stampato l’infantile simbolo del rione di provenienza (tipo [[scacchi|Gli Scacchi]], Gli Assi di Picche, [[diavolo|I Diavoli]], La Morte oe [[figa|La Figa]], che non sono veri e propri rioni ma, data l’infima dimensione della città, isolati con almeno tre portoni).
* I ''combattenti su ruota'': rappresentano igli soldatisgherri del tiranno e stanno appunto sui carri, ovvero sui “tamagnun” (rimorchio agricolo con ruote gommate solitamente adibito al trasporto del letame ma anche “donna molto grassa”) trainati da pariglie, quadriglie e triglie di cavalli che sembrano chiedersi, nel limite delle loro facoltà equine, che razza di animali possano essere quegli [[pazzi|psicolabili]] vestiti come [[ausiliari del traffico]] che si tirano arance in faccia come a volersi uccidere.
* Gli ''spettatori'': rappresentano il pubblico, che deve pagare il biglietto ma non può intervenire nella battaglia, o farlo a suo rischio e pericolo, nel senso che può colpire di nascosto ma, più facilmente, essere colpito a morte alla luce del sole.
* Le ''arance'': rappresentano se stesse. Per fugare ogni giudizio e critica di ordine etico, i nove vagoni di agrumi (uno per ogni quartiere) che ogni anno arrivano a Ivrea in treno dalla Sicilia sono regolarmente acquistati a un quarto del loro prezzo di mercato presso una piantagione autorizzata di [[Cosa Nostra]], in cambio di una [[sesso|notte di sesso]] di tutta la cosca con la Bella Mugnaia.
[[File:Scena carnevale di Ivrea.jpg|right|thumb|400px|La Fossa dei Tuchini, che accolgono gli odiati Boia.]]
 
Lo scontro avviene all’incirca in questo modo: un carro, uno a caso, seguito a intervalli regolari da tutti gli altri, fa il giro delle quattro piazze, tutte opportunamente protette da alte reti da arancia – più resistenti di quelle da [[pesca]] – perché gli agrumi non finiscano dentro le finestre (a parte la piazza del parcheggio, dove non ci sono finestre) e in ogni piazza trova ad attenderlo due o tre squadracce di fanti a piedi che lo tempestano inferociti di tarocchi come a volerne fare una [[mousse]]. La terza piazza è presidiata da una sola squadra, quella dei citati Tuchini, ma questi sono talmente pericolosi che la maggior parte dei carri preferisce non attraversarla, a costo di perdere punti inper la classifica, tanto che i Tuchini sono costretti a passare la maggior parte del tempo a tirarsi arance fra di loro.
[[File:Scena carnevale di Ivrea 2.jpg|left|thumb|400px|Due di Picche.]]
 
A loro volta i “carristi”, coperti da caschi agghiaccianti, scagliano i loro dardi sulla massa informe come allucinati. È una scena ancestrale e al tempo stesso ipnotica, quella del combattente su carro che dalle cassette prende arance con entrambe le mani e le tira alternatamente su quelli di sotto i quali estraggono le arance dalle sacche che tengono a tracolla e, riparandosi la [[testa]] con un braccio, tirano con l’altra mano contro gli orripilanti caschi dei [[carristi]], non riuscendoli a colpire altrove. Possono anche raccoglierle da terra, in mezzo alla fanghiglia arancione che ben presto comincia a salire o, se particolarmente abili, prenderle al volo e ritirargliele dietro. Convenzionalmente, si tenta di non colpire i [[cavallo|cavalli]] che, come i due conducenti del carro, che fanno ogni volta il giro della piazza terrorizzati e ingobbiti sotto i doppi cappotti e i cappelli corazzati, in teoria dovrebbero essere neutrali. Ma nella [[orgia|mischia]], è risaputo, una botta ti può sempre arrivare, e i cocchieri sopportano mentre i cavalli s’incazzano. Se poi si mettono a scagliare arance anche gli spettatori a incazzarsi sono un po’ tutti e finisce in [[rivoluzione inglese|guerra civile]].
[[File:Scena carnevale di Ivrea 3.jpg|left|thumb|300px|La tristezza dei combattimenti nella piazza del parcheggio, dove i “Mercenari” non hanno nemmeno tutti la stessa divisa.]]
 
Al termine del conflitto igli combattenti''aranceri'' sono lordi di arance maciullate e resi irriconoscibili dagli occhi gonfi e dalla [[cervello|poltiglia cerebrale]] che cola tra i capelli, soprattutto quelli a terra, che essendo poveri sono privi di protezioni, mentre quelli sui carri si levano l’elmo, si guardano negli occhi sudati ed esausti e infine, sportivamente, si sporgono dal carro e stringono la mano agli avversari. Poi si va tutti insieme al bar a bersi una [[spremuta]].
 
Ad ogni modo, vince la squadra che dopo i tre giorni di guerra totalizza più degenze in ospedale. A parità di punteggio, vince quella che ha collezionato più punti di sutura. I [[morti]] valgono doppio.
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Come accennato, alla fine di ognuno dei tre giorni di battaglia il [[pronto soccorso]] si riempie di tizi che non si capisce se siano insanguinati o semplicemente lordi di arance, tanto che, non riuscendo a capirlo, molti si fanno visitare appunto per saperlo.
 
Non solo, la pavimentazione delle piazze dove è avvenuto il sacro macello è ricoperta da un nauseante e deprimente strato di arance, bucce di arance, polpa, succo, semi e fango di arance che arriva al ginocchio, tanto che è anche difficile procedere. Allora, a una certa ora, si incominciano a sentire i commenti degli addetti alla [[spazzino|addetti alla nettezza urbana]]
 
{{Cit2|Porcu diu!}}
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