Iliade: differenze tra le versioni

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Iliade, uno dei 20 libri dell’antico testamento. Narra le imprese eroiche di due stati, la Terronia e la Polentonia per il possesso dello stretto di Messina. L’armata terronica è capeggiata da Gino Carmine, re di Terronia, Calogero suo fratello, Savvatore Buscemi principe di Caltavuturo.
Iliade, uno dei 20 libri dell’antico testamento. Narra le imprese eroiche di due stati, la Terronia e la Polentonia per il possesso dello stretto di Messina. L’armata terronica è capeggiata da Gino Carmine, re di Terronia, Calogero suo fratello, Savvatore Buscemi principe di Caltavuturo.

Versione delle 02:19, 10 lug 2007

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Iliade, uno dei 20 libri dell’antico testamento. Narra le imprese eroiche di due stati, la Terronia e la Polentonia per il possesso dello stretto di Messina. L’armata terronica è capeggiata da Gino Carmine, re di Terronia, Calogero suo fratello, Savvatore Buscemi principe di Caltavuturo. La difesa della roccaforte di Milano è affidata a Giampaolo Meneguzzi, re di Pavia, Pierluigi suo figlio maggiore, Piersilvio il figlio minore conte di Sangimignano, Pancrazio, eroe della Padania.

Trama

La madonna, sant’Anna e satana gareggiano fra loro per capire chi è la piu bella del Pantheon. Scelgono Piersilvio come giudice imparziale: egli sceglie satana. Cosi riceverà in premio la possibilità di scegliere la donna dei propri sogni. Cosi, rimembrando un viaggio del tipo di turismo sessuale in Cambogia, fra le notte nei bordelli statali, gli viene in mente il sorriso un po’ sghembo di Xambà, prostituta locale di 14 anni. Cosi chiede a satana di averla in moglie, presto fatto: i due si sposano con rito abbreviato nella chiesa di Sant’Antonio da Padova.

Unico inconveniente: Xambà era promessa in sposa a Calogero Carmine, conte di Corleone; egli adirato chiede aiuto al fratello Calogero,il potente e tracotante re di Terronia. Per essendo un abilissimo stratega (come dimostra la battaglia di Cartagine), a causa delle pressioni del fratello, non riesce ad arruolare che i peggiori soldati, strappati alle loro terre. Fra questi figurava Savvatore Buscemi, figlio di un pescivendolo di Ballarò.

Cosi si imbarcarono in un catamarano e, attraversando lo stretto, incominciarono a battere a ferro e fuoco tutte le terre a nord della Sicilia, per prime Napoli e Roma. Durante l’assedio napoletano, catturano uno schiavo dalle grandi doti intellettive. Il suo nome era Gennaro , detto ‘u Scugnizzo, gia inventore della penna biro e della coca-cola light.

Procedendo lungo il cammino di morte e distruzione, i generali terroni si concedevano varie soste, dove potevano riposare le loro stanche membra con geisha e eunuchi.

Finalmente arrivano sulle coste di Ilio, l’odierna Milano (che a quei tempi era una città di mare). Inizia lo sbarco dei Mille terroni (piu Scugnizzo), a suon di grida barbare:”viva santa rosalia”, “figghi’arrusa (figlio di prostituta). i Milanesi dovettero organizzare in poco tempo una controffensiva, ma per fortuna il valoroso condottiero Pierluigi riesce a racimolare un manipolo di polentoni, che riescono a respingere l’orda terronica. Presagio di uno scontro epico fu l’incontro fra Pierluigi e savvatore, figli di due mondi forse troppo differenti.

Savvatore: “ti spacco u culu” Pierluigi “ modera i termini, ne’” Savvatore “ma chi si, frocio?” (forse che tu sei omosessuale?) Pierluigi “vai a cogliere arancie, terùn!” Savvatore “ va sucati un pruno” (favoriscimi un rapporto orale)

I due dopo questo rapido scontro verbale, non ebbero il tempo di affrontarsi, perché Pierluigi è costretto al ritiro strategico: i terroni hanno conquistato la spiaggia di Milano.

I terroni montano con fatica un accampamento organizzato con efficienza, innalzano un santuario per la santuzza, fra i militi arieggia l’odor di panini con la milza e stigghiola. Si diffondono per tutta la battigia piccoli venditori di cd marocchini e collanine scadenti: gli schiavi si industriavano per sopravvivere.

L’odore dello sfincione saliva fino alla roccaforte, penetrando le altissime mura di Ilio, raggiungendo i nasi fini dei troiani.

Il re meneguzzi esordisce, stordito dalla puzza nauseabonda della milza, con queste parole “ a morte i terùn, viva il duce!” (il duce era il fondatore di Ilio).