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'''<big>LoRuby, scherzola èmia belloverità finchéin duraun pocolibro</big>'''
[[File:LetteraRuby minatoriagabbia.jpg|right|110px|[[Una]]La dellepiccola tanteRuby letterecon goliardichela inviatenuova divisa da [[Sallusti]]carabiniera aiallieta suoile amiconinoiose ingiornate questidei annidetenuti.]]
'''30 ottobre 2010''' [[Milano]] - Il suo sogno? Farsi un carabiniere. [[Ruby]], la minorenne [[marocco|marocchina]] coinvolta nello scandalo ''Bunga Bunga'' assieme a [[Lele Mora]], [[Emilio Fede]] e Sua Escortesia [[Silvio Berlusconi]] <small>(inchino)</small>, racconta la sua verità ai microfoni di Rai Due. «''È talmente forte la voglia di farsi un carabiniere che da quando avevo [[pedofilo|dodici anni]] frequento la caserma, anche se sempre dall'altra sponda''» afferma la showgirl. Che, parlando del suo passato, continua: «''Non sono scappata da mio padre, è lui che mi ha spinto'' <small>(a legnate)</small> ''a uscire di casa''». Fuga religiosa? Né il rabbino né il parroco locale sembrano ricordarsi bene di lei. Intervistato ai nostri microfoni, quest'ultimo ha affermato di ricordarla solo vagamente, «''per via <s>delle sue gambe</s> della sua famiglia musulmana. In parrocchia di sicuro non l'ho mai vista, però qualche volta è venuta a trovarmi a casa. Poverina, la ricordo come una ragazza sconvolta, ho dovuto [[prete pedofilo|usare tutta la potenza della mia fede per consolarla]]''».
'''8 ottobre 2010''', [[Milano]] - Era tutto pronto per la grande [[festa]]: la [[suspense]] era salita alle [[stelle]], la festeggiata era completamente ignara e si stava avvicinando il [[momento]] di rivelare lo [[scherzo]] col botto. Ma come al solito si sono messi di mezzo i [[magistratura|magistrati]], che essendo [[comunisti]] e quindi di [[natura]] tristi, poco sopportano l'altrui divertimento e come tanti piccoli [[gremlins]] si danno costantemente da fare per rovinarlo.
 
La ragazza parla poi del suo rapporto presente con Sua Trapiantifera Capellosità: «''Andare da lui è stato come andare dal parroco, lui ti ascolta, ti aiuta,'' {{citnec|''non vuole nulla in cambio''}}».
Questa volta è toccato alla redazione del {{citnec|quotidiano}} ''[[Il Giornale]]'', di proprietà <s>di Silvio</s> del [[fratello]] di un noto [[politico]] italiano. Il direttore [[Alessandro Sallusti|Sallusti]], grande estimatore del [[film]] ''Amici miei'', aveva infatti pensato ad una gustosa burla per la presidente di [[Confindustria]] [[Emma Marcegaglia]], aiutato dal vicedirettore [[Nicola Porro]]: i [[due]] infatti si conoscono dai tempi dell'[[Università]] e fin da allora amano fare piccoli scherzi, come ruttare al [[telefono]] dopo aver fatto un numero a caso.<br />
In [[Agosto]] la Marcegaglia aveva preso posizioni dure contro il governo di [[Silvio Berlusconi]], accusandolo di essere incompetente, magliaro e per di più [[impotente]]. Ed ecco che a quel mattacchione di Sallusti (che già a vederlo sprizza goliardia da tutti i pori) è venuta l'idea geniale: organizzare un bel dossier sulla Marcegaglia per farla cagare in [[mano]], visto il successo della lavanda gastrica orchestrata per [[Dino Boffo]]. Così il direttore del Giornale ha proceduto come da manuale: con [[telefonate]] minatorie, lettere contenenti promesse di [[morte]] e una testa di [[cavallo]] nel [[letto]]; perché quando Sallusti fa una cosa la fa in grande stile.
 
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