Casa Savoia: differenze tra le versioni

nessun oggetto della modifica
Nessun oggetto della modifica
Riga 5:
La [[Savoia]] è una regione montagnosa corrispondente all’incirca all’odierna Savoia, ma col tempo ha modificato i suoi confini arrivando a comprendere anche la [[Sardegna]], per poi tornare ad occupare solo le montagne della Savoia, dov’è tuttora. Ma questo non frega a nessuno. Ciò che frega è che diede il nome alla '''casa Savoia'''.
 
[[File:Stemma casa savoiardi.jpg|thumb|450px|L'inquietante bandierastemma savoiardasavoiardo.]]
 
==Origini==
Riga 123:
 
Ma le palle incominciò a romperle lui, perché, nonostante avesse abdicato consensualmente, continuava a dire a Carlin fai questo e fai quello, al che Carlin gli disse testualmente ''“O la finisci di rompere i coglioni o ti mando in Francia”''. Ma Vimedeo non lo volle capire, e continuò con il suo [[governo ombra]], tanto che alla fine, temendo una sua cospirazione ai danni di Carlin, fu messo da questo agli arresti domiciliari nel castello di Moncalieri, castello intorno al quale fece costruire una palizzata di legno per impedirgli anche di andare a pisciare in giardino. Un giorno i dragoni della Sicurezza Sabauda (SS) irruppero a sorpresa nel castello alla ricerca di prove del complotto, ma l’unica cosa compromettente che trovarono, nascosta in un baule, furono tre filiberti <ref>Circa duecentottanta chili.</ref> di cioccolata.
[[Immagine:Nazi-robot-big.jpg|left|thumb|150px|Dragone SS "Testa di morto".]]
 
Alla fine Carlin si rassegnò alla buonafede del padre e, prima che qualcuno lo vedesse e andasse a staccarne i cimeli, fece abbattere il muro – la cosiddetta ''Caduta del muro di Moncalieri'' – mentre Vimedeo capì finalmente che era ora di levarsi dalle balle e passò il resto della sua gloriosa vita a succhiare gianduiotti.<br /> Carlele III poté così essere libero di passare un tranquillo weekend di montagna al Colle dell’Assietta, e rispaccare il culo a una ridicola coalizione di francesi e cadaveri spagnoli, sempre in compagnia dei compagni di merende austriaci.
[[Immagine:Zombie8.jpg|right|thumb|250px|I soldati spagnoli al Colle dell'Assietta.]]
Riga 136:
 
=== La Restaurazione ===
[[File:Guerriglia.jpg|thumb|left|250px|Gli scontri a Torino con gli ultimi sostenitori di Napoleone.]]
Al termine del [[Congresso di Vienna|Meeting di Vienna]], circa nel [[1814]], ormai oltre il novantaduesimo umberto dell’era sabauda, ''Vittorio Emanuele I'' detto ''Il Pio'' rientrò trionfalmente in Torino capitale e fece cristianamente strappare le unghie dei piedi, spegnere le sigarette sulle braccia, strappare i peli del pube, ingerire dieci ghiaccioli interi, inculare dai dobermann, spezzare la schiena, tagliare le gambe, allungare le mani, squartare, evirare, castrare, vasectomizzare, lobotomizzare, uccidere e decollare (nel senso di decapitare, e avrei potuto scrivere subito decapitare) anzi decollare e poi uccidere gli usurpatori del P.R.Ë.G.N.A., infilando quindi le loro teste in lunghi pali e facendole girare sanguinolente e con copiose fuoriuscite di poltiglia cerebrale per le vie della città, nella migliore tradizione restauratrice, sotto il cinico slogan ''“Liberté, egalité, decolleté”'', mentre quello che rimaneva dei cadaveri veniva bruciato, le ceneri utilizzate come concime nelle risaie e i crani donati a Lombroso – che non era ancora nato ma a cui il Cabaretto diceva sarebbero serviti.<br /> I Savoia erano finalmente tornati.<br /> L’esilio sardo era finalmente finito.<br /> Lo stato era di nuovo una cara vecchia monarchia assoluta.<br /> I francesi erano stati affogati nel Po (qualcuno avrebbe anche voluto abbattere il ponte fatto costruire dal Nano, per spregio, poi si pensò invece di costruirne uno a Parigi).<br /> I borghesi liberali erano stati ridotti al silenzio, e così i loro avvocati. I contadini erano tornati a lavorare la terra e gli operai a operare, ché le fabbriche non c’erano ancora, ma per sicurezza ai dragoni della Sicurezza Sabauda vennero affiancati il nuovo corpo dei carabinieri armati di fionda e i dragoni combattenti (Wafer SS).
 
[[File:Italia nel 1840.PNG|thumb|350px|La penisola italica prima del [[RisorgimentoRisarcimento]].]]
La Savoia si era ingrandita con l’acquisizione di [[Genova]], del porto di Genova, delle puttane di Genova, dei Testimoni di Genova, del [[Genoa]] e della [[Liguria]] intera, prima provincia straniera e seconda repubblica conquistata, dopo la Svizzera (che giusto in quegli anni tornava a vivere). Insomma, era tutto a posto, anzi tüc a post. Rimaneva solo un piccolo problema, oltre a quello di ripulire le strade e i muri di Torino dopo le doverose esecuzioni, e cioè il problema della successione, perché quel piciu, detto amorevolmente, di Vinuele aveva avuto solo figlie femmine e adesso come adesso non se la sentiva più di trombare sua moglie. Così, quando nel [[1821]] circa il re abdicò pur di non dover usare la mano pesante con i rivoluzionari appunto del ’21, si mise in atto per la seconda volta la famigerata opzione a) del regolamento Salico (Seconda Aberrazione Sabauda) venne cioè posto sul trono come reggente un alto, oltre che altro, cugino di famiglia dal nome impronunciabile di ''Carlos Alberto'', poi sabaudizzato in ''Carlo Alberto''.
 
Riga 169:
 
Messi a punto tutti i preparativi, Carlo Alberto partì col suo [[esercito]] per andare a spaccare il culo ai [[crucchi]]. Disse di farlo perché Dio, non fu mai appurato quale, lo aveva incaricato della missione di liberare l’Italia dallo straniero, chiunque fosse, e in quel momento fosse l’Austria, perché tutti gli indipendentisti italiani vedevano in lui l’unico, il solo che avesse le palle per provarci e che disponesse di un esercito abbastanza cazzuto per riuscirci, a differenza delle imbarazzanti milizie [[borboni|borboniche]] e della Chiesa. Difatti mandato in Spagna da Carlo Felice per levarselo dai coglioni, prima di diventare re, aveva combattuto i rivoluzionari spagnoli a fianco dei francesi, superando di corsa trincee, guadando un canale marino a nuoto con il [[moschetto]] a tracolla, due bombe a mano accese nelle mani, la sciabola fra i denti e un nano francese sulle spalle, aveva poi preso a calci gli artiglieri a difesa della fortezza del Trocadero e quindi sparato, trucidato a colpi di baionetta e massacrato col calcio del fucile più rivoluzionari possibili gridando ''“Non sono più un liberale!”'', in modo che Carlo Felice se ne facesse una ragione. Così la Savoia decise di sfidare da sola l’impero austriaco, un po’ come se la Svizzera avesse poi deciso di dichiarare guerra al Terzo Reich: comunque fosse andata, c’era da farsi spaccare (e cremare) le ossa. E Carlo Alberto lo sapeva bene, perché stanco di vivere ormai dall’età di undici anni era proprio quello che cercava (si dice che fu il primo emo della storia). Aveva così inizio il glorioso ''Risarcimento'', detto anche [[Risorgimento]].
[[Immagine:esercitocinese.jpg|left|thumb|180px|Le truppe borboniche alla I Guerra d'Indipendenza.]]
 
[[File:Savoiardi.jpg|thumb|240px|La formazione da guerra dei Savoiardi.]]
Entrato a [[Milano]] da liberatore, i milanesi dimostrarono infatti tutta la loro riconoscenza tirandogli delle pietre e dei torroni. Un certo [[Carlo Cattaneo|Cattaneo]], detto Cazzaneo per le cazzate riguardanti una stupida [[Unione Europea]] di cui vaneggiava, aizzava difatti i propri concittadini dalla sua villa in Svizzera dicendo che i piemontesi avrebbero dovuto cacciargli di casa i figli di puttana austriaci e poi levarsi subito dalle palle, perché Milano doveva essere una repubblica e lui esserne il primo presidente. A Carlo Alberto costui non andava molto a genio, e continuò a scassare gli austriaci come niente fosse. Giunto ormai in [[Veneto]] con tutta l’artiglieria pesante, in compagnia di effimere truppe toscane, pontificie e borboniche fece un altro fritto misto di crauti e strudel, tanto che qualche suo generale, già che c’erano, propose di andare avanti fino a [[Vienna]]. Ma poi, invece di affondare il colpo, si fermò a decidere – non si sa cosa – e altri crauti e strudel giunti in massa dal Brennero, visibilmente incazzati per aver dovuto interrompere i valzer, presero a legnare come assatanati ricacciando Carlo Alberto fino a Milano, dove i milanesi decisero infine di sparargli, preferendo a quel punto gli austriaci.
Riga 220:
 
Nell’attesa che anche l’ultimo obice da ottocento filiberti (circa settanta tonnellate) fosse pronto, Vinuele continuò a passare le giornate con le sue occupazioni preferite, sia nei fienili che a tavola. Si diceva che i suoi pasti durassero fino a sei ore, ma che, quando finalmente si alzava da tavola, Cavour stesse ancora mangiando l’ultimo cinghiale.
[[Immagine:Cavour.GIF|left|thumb|180px|Cavour gioca a nascondino con Vittorio Emanuele.]]
 
L’ultima provocazione di Cavour fu davvero irritante. Fingendo di stare organizzando una parata militare in onore di Carlo Felice, il primo ministro fece schierare e manovrare ottantamila soldati in assetto di guerra, trentamila cavalli corazzati, cinquemila cani da caccia e duemila cannoni nuovi di zecca lungo il confine del [[Ticino]], tutti puntati contro gli austriaci. Questi, che ormai avevano capito di essere i bersagli dei Savoia, chiesero cortesemente di andare a manovrare un po’ più in là. Cavour rispose che quell’anno – era circa il 1859 d.c. – la parata sarebbe stata più coreografica del solito, che ci sarebbero stati parecchi ospiti stranieri e quindi le esercitazioni richiedevano grandi spazi e più tempo. Gli austriaci rifiutarono di accettare queste spiegazioni e intimarono di nuovo ai piemontesi di allontanarsi dal confine. Ma Cavour insistette nel dire che la tradizione andava rispettata ad ogni costo, pena la caduta della monarchia e il rischio di nuove rivoluzioni europee, e lasciò lì l’esercito. A questo punto gli strudel non ci videro più e inviarono un ultimatum. Era mattina, e diedero tempo fino a mezzogiorno per iniziare il ritiro, altrimenti era guerra, sanguinosa, tremenda, fottutissima guerra. Cavour, che aveva appena finito di fare colazione con due anatre arrosto e un panino col cinghiale, disse allora le gloriose parole: {{quote|Alea iacta est. Abbiamo fatto la storia, e adesso ce ne possiamo andare a tavola.}}
E con il suo governo, un Vinuele chiaramente preoccupato per il culo e due diplomatici francesi nani andarono tutti a pranzo come niente fosse. Era guerra, la [[Seconda guerra d’indipendenza|II Guerra d’indipendenza]], o ''LXVI Guerra di espansione sabauda''.
Riga 264:
[[Immagine:clown.gif|right|thumb|250px|La campagna di Russia.]]
Ma, date le distanze, fu solamente subita, quindi non comportò annessioni territoriali, nemmeno temporanee, se si esclude l’occupazione del cesso dell’ambasciatore americano a Roma da parte del federale fascista che, incaricato di consegnare la dichiarazione di guerra, venne preso dallo [[squaraus]] e quindi non risulta nella classificazione sabauda.
[[Immagine:Nautilus.jpg|left|thumb|150px|Il sottomarino sabaudo ''Lo Spaccamarroni'' minaccia New York appena prima di tornare indietro.]]
 
Infine, dopo tutti questi appoggi, dopo tutte le penetrazioni e tutte le sistematiche inculate che l’Italia subì da ogni parte, tanto che le conquiste e l’espansione duravano il tempo di una pisciata, decise di mettere fine a questa fastidiosa altalena di emozioni arrestando lo stesso Duce Mussolini e imprigionandolo dove le SS tedesche, molto più cazzute di quelle sabaude, potessero facilmente liberarlo e portarselo via.
 
Riga 284:
 
== Il ritorno ==
[[File:Savoiardi.jpeg|thumb|250px|Eccoli,Tenete sonobene lì,in emente nonqueste facce, sesoprattutto nequella andrannoall'estrema mai!!destra]]
Una profezia del Cabaretto, e tutto quanto dice costui si avvera perché lo dice dopo che è successo, essendo immortale e vivendo quindi in qualsiasi tempo, rivela un po’ enigmaticamente e tramite oscure metafore, per non spaventare i contemporanei con inutili allarmismi, che i Savoia torneranno a regnare, in Savoia.
 
0

contributi