Antonio Gramsci: differenze tra le versioni

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Di salute cagionevole fin dal concepimento, alla nascita pesa due etti e ha già la [[tisi]], la [[tubercolosi]] e il [[gomito della lavandaia]]. La religiosissima [[madre]], commossa, promette a [[San Crispino]] di costruirgli un [[santuario]] maestoso come quello di [[Lourdes]] se solo un [[fulmine]] avesse incenerito il piccolo Antonio portando via quello sgorbio della natura dalla sua vista. Il padre, più pragmatico, dichiara che in un uomo non è importante l'aspetto fisico, ma come si pettina.
 
Quando all'età di sei anni il numero di malattie e malformazioni di Gramsci supera il quarantaduesimo [[Successione di Fibonacci|numero di Fibonacci]] i genitori pensano seriamente che possa essere la reincarnazione di [[Leopardi]] e decidono di iscriverlo a scuola immaginando per lui un futuro radioso. In effetti, a parte i [[gavettone|gavettoni di piscio]], il periodo scolastico è tra i più felici per Antonio: di [[figa]] manco a parlarne e, la [[masturbazione]] resa difficoltosa dalle mani anchilosate, si butta a capofitto nello studio, diventando raggiungendo risultati a dir poco [[secchione|secchioni]].
 
Ottenuta la [[liceo classico|maturità classica]] col massimo dei voti, gli viene offerta una borsa di studio per l'[[Università degli Studi di Torino|Università di Torino]] alla quale la madre, che non lo sopportava più e voleva toglierselo dalle palle a tutti i costi, lo convince a non rinunciare.
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=== La fondazione del PCI ===
Andato a puttane il cammino universitario "a causa dei problemi di salute" – dice lui – "a causa della sua zucca vuota" – dicono i professori, è costretto ad arrangiarsi alla bella e meglio. Lavorare non può, rubare non sa, non gli resta che darsi alla [[politica]] iscrivendosi al [[Partito Socialista]]. Invece di ringraziare la [[Madonna]] di essere stato accettato in un partito che gli avrebbe concesso di mangiare a sbafo per il resto della sua vita, per quanto breve si prospettasse. si mette in testa di sobillare gli operai delle [[fabbrica|fabbriche]] inneggiando alla rivoluzione [[bolscevismo|bolscevica]]; non avendone ben chiaro il concetto, lo fa usando le parole di Benedetto Croce, peraltro a [[pera]], venendo poi sgamato e invitato a togliersi gentilmente didalle culopalle.
 
Si trova quindi, da un giorno all'altro, senza un uditorio sul quale riversare i suoi divertentissimi [[aforisma|aforismi]] e va in [[paranoia]] totale: comincia a tenere discorsi allo specchio applaudendosi da solo dopo essersi messo un fazzoletto rosso al collo per non riconoscersi, poi piange ininterrottamente per delle settimane. Lo salva ancora una volta Togliatti, che gli propone di fondare un partito tutto loro, senza la rottura di coglioni di un'idea alla base.