40 Days and Nights - Apocalisse Finale: differenze tra le versioni

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* '''Scena 6'''. La situazione precipita. Il [[treno]] che trasporta i campioni di [[DNA]] di tutte le cose viventi del [[pianeta]], e diretto alla base, resta bloccato per una frana. Una biologa, accompagnata da una [[marine]] [[donna]] [[negra|molto abbronzata]], viene incaricata di recuperare le specie fondamentali per la nostra esistenza. Partono in elicottero, arrivano e saltano sul treno alla [[Bruce Willis]]. Le tizie mettono i campioni in due cilindri e tornano verso il velivolo, che nel frattempo è parcheggiato in aria di fianco al treno. Per salirci basta un saltino che anche [[Giampiero Galeazzi]] farebbe senza problemi, la marine ci riesce subito, la biologa tentenna. Logica direbbe di passare intanto il cilindro alla marine e poi, se la biologa la "svanga" tanto meglio. Invece lei salta, ma perde il prezioso contenitore. L'umanità è condannata all'estinzione per colpa di una [[Idiota|deficiente]] con carenze motorie.
* '''Scena 7'''. Per fortuna c'è il piano di riserva, basta trovare un alveare di api e prenderne un paio. A questo punto, il sospetto che quell'[[Disabile|handicappata]] si sia laureata alla stessa [[università]] di [[Renzo Bossi]], diventa certezza. Ma come, è andato perduto metà dell'ecosistema [[terra]] e risolviamo con due api?! <del>Ma vaff</del> Le api si sono rifugiate in una caverna sulle montagne, che le due eroine raggiungono parcheggiando un aereo in mezzo ai picchi rocciosi. Le fasi di atterraggio e decollo vengono omesse per pudore. Una frana fa cadere il grosso alveare e le api fuggon via ma, [[botta di culo]], ne restano tre incastrate nella mimetica della marine. Per tornare alla base devono [[Paracadutista|paracadutarsi]], il loro aereo di solito atterra anche in un campo da [[calcetto]], ma la loro base non ha una pista e quindi, paracadute. Va tenuto in considerazione un importantissimo particolare: prima del lancio col paracadute, la biologa indossava una canotta sotto la quale traspariva il seno nudo, mentre una volta atterrata, probabilmente a seguito dell'accoppiamento delle api che hanno nidificato nel décolleté, s'è materializzato il reggiseno.
* '''Scena 8'''. Finalmente si può partire, ma arrivano le onde a guastare la festa. L'[[acqua]] impedisce l'apertura della porta dell'hangar, sfondarla con la nave è la soluzione più ovvia. Strano, avevano previsto l'arrivo di un nuovo [[diluvio universale]], ma non hanno pensato a fare la porta che si apre verso l'interno. Appena partiti, in completa balia dei flutti, si rompono le turbine. Scoprono che il pezzo di ricambio rubato era "[[Made in China]]", bestemmiano per due minuti e poi calano l'asso nella manica: le vele. Mentre vengono spiegate, una di quelle colossali vele si strappa, va rappezzata. Si occupano della cosa la marine, il militare delle turbine e un certo tenente Amato, di chiare origini italiane ma svariatamente negronero. Costui finora ha avuto una parte molto marginale, quindi si inizia a sentire puzza di [[cadavere]].
* '''Scena 9'''. Muniti di un'enorme pezza filata in acciaio, quindi presumibilmente pesante come un [[SUV]], i tre maghi del cucito riparano il danno ma, complice [[qualcosa]], il bilancio è drammatico. Il tenente Amato (a cui iniziavamo ad affezionarci) muore, la marine rimane ferita e va in coma, il tecnico appare visibilmente turbato e la biologa è [[Gravidanza|incinta]], anche se è presumibile che non c'entrino niente le vele, forse il tecnico. Il barcone riparte ma finisce per fare la figura del [[Titanic]], si sfragna<ref>Sfragnarsi: cozzare in modo violento riportando danni visibili</ref> addosso alle rocce e ci rimane incastrato. L'unico modo per uscirne è piazzare una carica sott'acqua per frantumare la roccia, è opinione di [[qualcuno]] che lo scafo dovrebbe tenere, ai [[crash test]] aveva quattro stelline.
* '''Finale'''. Forse per mancanza di volontari, magari per mancanza di attori (il tecnico era probabilmente al [[cesso]]), ad occuparsi di piazzare l'esplosivo sono la biologa e la marine, fortunatamente uscita dal coma in tre minuti e mezzo. Vengono usati dei cilindri di raffreddamento, sicuramente caricati con [[petano]]. Nella scena subacquea le due [[eroine]] non hanno le bombole, piazzano le cariche in apnea e stendono un filo per farle detonare. Una volta tornate all'interno della camera pressurizzata non hanno fili<ref>sarebbero stati tranciati dalla porta stagna</ref> e/o radiocomandi, la carica esplode per intervento della [[Dio|divina provvidenza]]. L'arca ora è finalmente libera e riprende a navigare, contemporaneamente smette di piovere e c'è un tramonto da favola. <del>Iniziano a limona</del> Inaspettatamente arriva su un [[walkie-talkie]] la chiamata di un'altra arca in salvo, quella di [[Denver]], il fatto che siano divise da circa 150 km è una bazzecola per il potente ricetrasmettitore. Quella di Denver gli comunica inoltre che anche quella di [[Saint Louis]] ce l'ha fatta (1360 km circa tra le due). A questo punto il film finisce, nei titoli di coda non compare il negozio dove vendono quei meravigliosi walkie-talkie.