Velleio Patercolo

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« ... E chi cazzo è Velleio Patercolo ?!? »
(Io)
« Quel cretino non ha mai capito a che serve il gerundio »
(Velleio Patercolo)
« "Cesare, l'esercito è in marcia!" "... e che marcisca!" »
(Velleio Patercolo)

Velleio Patercolo, che aveva un nome del cavolo e quindi tutti lo chiamavano Marco o Gaio, è stato uno storico latino che non ha scritto niente di interessante tranne un'opera che fa torcere i budelli dei liceali già dal primo anno.

Testa tipica di statua greco-romana che può raffigurare come Velleio Patercolo così Socrate o Cicerone oppure Euripide

La vita del buon Marco

Nasce terrone in Terronia superiore in un recinto per maiali ubicato tra Napoli e Reggio Calabria. Discende per via materna da Decio Magio e Minato Magio, due dei re magi che si dispersero seguendo la stella cometa ed arrivarono in Terronia; tra l'altro Minato Magio assediò Pompei ed Ercolano con un contingente di porcospini allenati alla tecnica del calcio rotante. Annovera tra i parenti anche tanti altri soldati che se fossero stati ancora in vita si sarebbero vergognati di lui.

Dopotutto anche lui divenne soldato ma in battaglia faceva talmente pietà che venne eletto magister equitum, cioè maestro di equitazione, ed impartì lezioni in Pannonia per conto Cesare che era occupato con il corso di scherma. Nell'anno 30 d.C. andò in gita in Macedonia e vi rimase per affrontare alcuni Parti. Non essendo un bravissimo ginecologo il povero Marchino fallì l'impresa.

Nel 33 d.C., mentre soggiornava a Lutezia per una vacanza-studio riguardo l'uso del filo interdentale all'interno dei popoli barbari, vide un branco di studenti parigini della Sorbona che appiccavano il fuoco ad un cumulo di copie della sua opera torci-budella Historiae Romanae de meretricibus atque hospitibus. A causa di ciò andò in depressione e cominciò a vagare di notte assieme ad una lanterna fatta con una cipolla scavata, dando origine al mito di Halloween.

Nel 34 tentò ripetutamente il suicidio gettandosi sul pavimento del bagno dal lavandino, ma invece di rinnegare sè stesso morendo rinnegò tutti gli dèi sbattendo il mento sulla tavoletta del cesso. Alla fine un giorno, tentando di togliersi la vita nel medesimo modo, poichè aveva lasciato alzata la tavoletta del cesso non battè il mento ma andò via per chiavica. Questo fatto ammonisce ancora di più i maschi ad abbassare sempre il coperchio.

Opere attribuite al buon Gaio

Oltre alla emerita torci-budella, al disgraziato Velleio sono attribuite anche altre opere di origine greco-romana (come i combattimenti fra galline) :

  • De carabattolis bancarellarum
  • Cornu cornus cornu cornu cornu cornu
  • Battiato - the platinum collection
  • Mala malorum male mala sunt
  • Il De virginum vagina e il De pene hominum sono attribuiti dai più al pornografo greco Clitoride da Tebe e noi riteniamo che Velleio li abbia solo tradotti in età adolescenziale.

Voci correlate