Utente:I Al Purg Vompo/sandbox

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« Furono anni strani quelli, addirittura un borghese si proclamò nobile e imperatore d’Italia »
( Pier Paolo Pasolini su Junio Valerio Borghese)


« Si, me lo ricordo, quando era bambino lo facevo saltare sulle mie ginocchia raccontandogli di come avevo inventato la ruota… no, non sono così vecchio, la ruota, il supplizio per eretici e comunisti… »
(Giulio Andreotti su Junio Valerio Borghese)
« Non chiedetemi dov’ero il giorno dell’assasinio Kennedy »

Biografia

Junio Valerio Scipione Franco Marcantonio Aldo Giovanni Giacomo Arrosto Maria Borghese nacque principe in una delle famiglie dal sangue più blu della Roma d’inizio 900’, la Roma del tutto o niente, la Roma del voglio di più, la Roma del paghi due prendi tre. Figlio del principe Livio Borghese di Sunanza (principe di Montecarlo, di Manino sul Pino, di Oreste Campestre e duca di Castelschiodato, della galassia M33 e di Vattelapesca) e della principessa sul pisello Valeria Maria Eva Kent, vanta nel suo albero genealogico un quarto dei cardinali del Vaticano e il pene sott’olio di Napoleone Bonaparte. In tenera età i principi genitori divorziarono, dividendosi i feudi e scavando fossati per difendersi dalle reciproche minacce di guerra per il passaggio degli alimenti. Il giovane Junio crebbe così in un clima di costante guerra, che portò in lui l’affermarsi dello spirito indomito del guerriero. A 12 anni vantava già numerose conquiste, la battaglia eroica detta “del pioppo”, a ricordare il prode abbattimento di un albero eseguito dai giardinieri sotto il suo comando; la conquista del water, strappato ai fratelli usurpatori e la “Sconfitta del rosso” nobile pestaggio di un social-marxista con soli tredici uomini al seguito.

La Carriera Militare

Il Golpe

La sera dell 8 dicembre 1969, vennero mobilitate le prodi truppe della guardia forestale, un commando di militari e una truppa delle giovani marmotte in assetto da guerra, guidate dal gran Paroliere Mogol, al passo del motto nazista ‘“Sieg Hail die Smurfen, true kameraden!”’

Italiani, l'auspicata svolta politica, il lungamente atteso colpo di stato ha avuto luogo [...]. La formula politica che per un venticinquennio ci ha governato, e ha portato l'Italia sull'orlo dello sfacelo economico e morale ha cessato di esistere. Le forze armate, le forze dell'ordine, gli uomini più competenti e rappresentativi della nazione sono con noi; mentre, d'altro canto, possiamo assicurarvi che gli avversari più pericolosi, quelli che per intendersi, volevano asservire la patria allo straniero, sono stati resi inoffensivi. Gli studi Rai sono stati occupati, la camere ed il senato pure ! ... Nel riconsegnare nelle vostre mani il glorioso tricolore, vi invitiamo a gridare il nostro prorompente inno d'amore: Alitalia, Alitalia, Viva l’Alitalia!


L’allora ministro della difesa Giulio Andreotti, commentò così quella giornata:

“Ero a prendere il sole nudo sulla spiaggia di Bora Bora, quando Pasuelo, il mio concubino, mi porse il telefono azzurro delle emergenze. A contattarmi furono quelli della CIA, che mi avvertirono che in Italia stava avvenendo un colpo di stato da parte di Junio Valerio Borghese, e mi invitarono ad occupare il ruolo di futuro duce al posto del golpista. In un improvviso impeto di nostalgia, che rimandò la mia mente all’infanzia trascorsa nel consiglio amministrativo di Carlo Magno, rifiutai, preferendo gustarmi un delizioso casco di banane, sulle calde sabbie del pacifico. ”

Al suo ritorno nel Bel Paese, Giulio Andreotti, svolse complicate indagini per individuare i responsabili, visionando a lungo il materiale audiovisivo di testimonianza e aiutandosi con un paio di forbici per tagliare le scene più “calde”, perfettamente in linea con la buona e giusta censura democristiana dell’epoca. Furono interrogati il gran Maestro della P2 Licio Gelli, incaricato del rapimento del presidente Giuseppe Saragat, detto il “Saragatt”, il quale dichiarò testualmente “nulla vidi, nulla sentii, nulla sacciu”, e degli affiliati di Cosa Nostra, i quali, torturati con il primo album dell’allora solista Apicella, dichiararono di come fossero stati contattati da Borghese per assassinare l’allora capo della polizia Ispettore Basettoni. Ne emerse un quadro complesso, forse di Kandiskij, il quale prevedeva un triumvirato tra estremisti di destra, mafiosi e massonici, i quali si sarebbero divisi i grandi poteri dello stato, rispettivamente pizza, mafia e mandolino. I fatti incriminanti furono sufficienti a far assolvere tutti i 46 imputati di cospirazione politica, compreso Topo Gigio. Ma Junio Valerio, sconfitto nell’orgoglio e offeso dalle recensioni critiche di “Novella 2000”, fuggì dapprima in Cile dal camerata di merende Augusto Pinochet e infine in Spagna, a Calice sul mar, dove nell’Avgvsto 1974 morì in circostanze misteriose, avvelenato, si direbbe da un escremento sull’uovo che virilmente e cameratescamente bevevo crudo ogni mattina.