Licio Gelli

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Licio Jelly, forse anche lui sotto, sotto... sotto... sotto è un dolce orsacchiotto gommoso.
« Era un'operazione riservatissima, nata nel 1948. Molti dei partecipanti vennero reclutati tra ex legionari di Spagna e tra i paracadutisti della Folgore. Reclutavano elementi di una certa fede, di destra, che conoscessero il maneggio delle armi. Erano questi i requisiti. »
(Licio Gelli racconta della sua unica esperienza di regista in un noto film porno)
« Il vero potere risiede nelle mani dei detentori dei Mass media. »
(Licio Gelli a proposito della Playstation.)
« Ho una vecchiaia serena. Tutte le mattine parlo con le voci della mia coscienza, ed è un dialogo che mi quieta. Guardo il Paese, leggo i giornali e penso: ecco qua che tutto si realizza poco a poco, pezzo a pezzo. Forse sì, dovrei avere i diritti d'autore. La giustizia, la tv, l'ordine pubblico. Ho scritto tutto trent'anni fa. »
(Licio Gelli e l'Alzheimer)


Licio Gelli, alias Fantomas, alias "il Venerabile", alias Silias Trilias, alias Arsenico, alias Alias, è universalmente riconosciuto come uno dei più grandi collezionisti di crimini della storia d'Italia, nonché felice possessore di una inestimabile collezione di cazzi altrui, chiamata "Rubrica dei 500", che terrorizza tutt'oggi molti potenti, contenendo immagini spaventose dell'uomo nero e il Babau in guêpiere ...o magari qualche foto di costoro mentre seviziano bambinelle di sei anni all'uscita dall'oratorio. Questa lista di aberrazioni protegge Licio dalla gogna, dalla flagellazione e dalla crocifissione in pubblico con sputazzo libero nei secoli dei secoli. Il Camaleonte agisce indisturbato per portare a termine il suo piano: mettere in ginocchio l'Italia. Qualcuno lo avverta che non c'è alcun bisogno del suo contributo!

Il coerente Licio fu fascista, nazista, partigiano, parmigiano, guardia svizzera, ebreo, falsario, latitante, bombarolo, integralista islamico, sequestratore, giornalista, giacobino, faccendiere, hashishin, ciabattino, carbonaro, fariseo, prostituta, baro, mugnaio, evasore, vasaio ed evaso. Con questo curriculum non ci si stupisca se ha dominato per decenni la politica italiana e, forse, ancora la domina dall'interno delle sue ville.

Per quelli che non hanno il senso dell'umorismo, su Wikipedia è presente una voce in proposito. Licio Gelli

Un borghese piccolo-piccolo

Alla tenera età di -9 mesi lo spermino Licio fece il suo ingresso trionfante nell'ovulo materno dirottando gli ingenui fratellini scodinzolanti verso l'intestino tenue, spacciandolo per il Paese dei Balocchi. Fin da piccolo, Licio si rivelò un infido vermiciattolo. Mamma Maria gli aveva regalato un taccuino e un lapis[1] per disegnare, ma il malandrino lo usava per prendere nota di ogni cosa gli capitava intorno. Scriveva meticolosamente quanta fecola il babbo mugnaio usava per allungare la farina, misurava col gognometro l'angolazione precisa che la madre assumeva quando arrivava l'idraulico, quanti spiccioli il nonno rubava dal vasetto nella credenza e quante pippe si faceva il fratello.

A cinque anni, a furia di ricatti, era già il capofamiglia e si era messo da parte un discreto gruzzolo. In quinta elementare fu promosso con 10 e lode senza che avesse mai aperto un libro. Mandò al suo posto suo fratello che era un secchione fino al liceo, fratello che tutt'ora risulta morto analfabeta.

Alle medie piazzò una bomba nel registro di un professore troppo curioso. Ebbe in gioventù alcuni problemi di salute perché era così falso da mentire anche al dottore sui sintomi delle malattie. In ogni caso, sin dall'infanzia Gelli perseguì lo scopo che lo avrebbe accompagnato per tutta la vita: quello di rendersi più importante degli altri. Proprio per questo motivo, egli era solito prendersi a bastonate in testa in modo tale da poter essere caricato su un'ambulanza e far così accostare le macchine al suo passaggio.

Perché piduista si nasce, non lo si diventa.

Il periodo Franchista, fascista, partigiano!?! ...e la botta di Culo

Licio col grembiulino da cuoca. Che stronzata ci cucinerà oggi?

Il tutto durò fino ai 17 anni, quando un giorno fraintese la richiesta della madre di andare in camera a cambiarsi la camicia sporca di pan di spagna, partendo così con la spedizione delle camicie nere per la capitale spagnola Madrid. Qui non perse l'occasione di poter massacrare un po' di civili indifesi e si unì ai franchisti. Proprio in Spagna perse in battaglia il fratello maggiore Raffaello. Non andò a cercarlo, anche perché la morte della tartaruga Ninja si rivelò solo una parziale tragedia: Licio non sapeva più chi mandare al suo posto all'università, ma in compenso non dovette dividere con altri l'eredità dei suoi genitori.

Tornato in Italia, frequentò sempre, ma invece di ascoltare i professori stava nei corridoi, ascoltava pettegolezzi e scattava foto. Continuava a scrivere su quel fottuto taccuino: misura delle scarpe, marca delle sigarette, computo preciso delle sopracciglia, numero di amanti, modello preferito di tostapane, mappature complete di nei e voglie, ogni cosa era annotata su professori, alunni ma sopratutto bidelli. Era temuto ed evitato da tutti ma nessuno osava toccarlo.

Proprio questa meticolosità ossessiva fu notata dal Partito Fascista, che lo incaricò di trasportare il tesoro di re Pietro II di Jugoslavia: 60 tonnellate di lingotti d'oro, 2 di monete antiche, 6 milioni di dollari, 2 milioni di sterline, la piramide di Keope, tre Gioconde originali, una rarissima figurina di Gigi Riva e un pacchetto di Vigorsol. Nel 1947 Licio restituì il tesoro:

Gerarca : Ah, ecco il camerata Gelli! Allora... vediamo, c'è tutto? ...le monete, i 6 milioni, quadri ok, la figiu... Ehem... Gelli!
Licio Gelli : Si?
Gerarca : Dove sono le Vigorsol, Gelli? Dove sono le fottute Vigorsol?
Licio Gelli : Le ha rubate lui!

Gelli spara a un soldato a caso.

Gerarca : Guardi Gelli che quello era il mio sergente.
Licio Gelli : Oh, uh? Ah, no... è stato questo!

Gelli spara a un altro soldato.

Gerarca : Senta Gelli, mancherebbero anche 20 tonnellate di lingotti d'oro...
Licio Gelli : Eh? Ah! È stato...

Gelli si volta ma sono fuggiti tutti. Messo alle strette Gelli sfoglia nervosamente il taccuino, fortunatamente trova una foto del gerarca mentre succhia un alluce di Edda Ciano e minaccia di mostrarla al Duce.

Dopo questo episodio, la sua carriera ebbe un'impennata. Gelli passò da ufficiale a generale, a gerarca, Duce, Kaiser. Prima di raggiungere l'agognato titolo di Signore del Valhalla, giunse notizia che i nazisti stessero prendendo botte da orbi. Gelli non si perse d'animo e si trasformò in partigiano. Grazie al suo taccuino fece strage dei suoi ex camerati. Il compagno Licio, facendo il triplo gioco con partigiani, fascisti e la CIA, si divertì come un bambino. Seguendo le sue informazioni, un gruppo di partigiani rapì Stalin e un'armata di giovani Balilla finì in un pozzo a rasoio. Quei coglioni della CIA, seguendo un suo scherzo a lungo termine, suggerirono a Bush di schiantare le torri Gemelle e dare la colpa a Bin Laden. Nel dopoguerra Gelli fece la spia per mezzo mondo e il suo taccuino arrivò a pesare oltre 13 chili. Annoiato dal solito tran tran, si dedicò ad attività più divertenti: scippò un paio di vecchiette, sabotò i freni di qualche carrozzina per disabili e collegò piccole palline di C4 a tutti i campanelli del quartiere.

A quel punto Licio era un po' stanco...

I due compari recitarono anche in "Kiss me Licio".

...così con una manciata di lingotti si comprò la Permaflex. Anche qui, però, era sempre un viavai di trafficanti, vescovi, generali, politici, mafiosi e anche qualche operaio che fabbricava materassi. Dopo una breve esperienza da portaborse per la DC all'ufficio "truffe e ricatti", Licio decise di mettersi in proprio. Non sapendo fare un cazzo di niente, gli venne in mente di entrare in una Loggia Massonica, ossia un posto in cui si incontrano uomini ricchi vestiti da idioti che cospirano contro tutto il mondo e hanno una braga più corta dell'altra anche se non vanno in bicicletta, e scelse la famigerata P2. Entrò senza problemi ricattando l'assassino della setta, Vittorio Emanuele II, minacciandolo di rivelare ai suoi confratelli che da piccolo amava leccare gli spazzettoni del gabinetto.

Entrato nella setta, conobbe i suoi celebri compagni di merende quali il mafioso Fabrizio Cicchitto, la rotoballa Maurizio Costanzo e addirittura il tormentone del crimine voi sapete chi. Protetto al suo interno, elaborò il Piano di Rinascita Democratica che era in realtà un ingegnoso piano per far credere a tutti di voler migliorare il mondo, mentre fotto tutto quello che posso, alla facciaccia vostra!.

Per la verità, in quel periodo Gelli non concluse un gran che: tentò un golpe, combinò qualche casino con Gladio, diventò Gran Maestro della Loggia, depistò le indagini sulla strage di Bologna, fece fallire il Banco Ambrosiano e diede fuoco a due chierichetti all'ora di messa per conto di alcuni amici Sionisti.

Un fastidioso contrattempo

Gelli arrestato mentre bazzicava coi Nove. Anche allora non parve preoccupato.

Un giorno che si era svegliato male, Gelli sbagliò clamorosamente una soffiata alla finanza, che finì per perquisire una delle sue ville. Lì trovarono una parte della lista dei massoni.

Licio scappò in Svizzera, ma fu arrestato mentre cercava di estrarre una banconota da 500.000 dollari da un Bancomat a Ginevra e fu rinchiuso nella banca centrale di Lugano. Riuscì ad evadere coprendo gli occhi delle guardie giurate con banconote di grosso taglio. Dal Sud America organizzò la sua ultima cena coi compagni muratori. Alla cerimonia c'erano tutti i confratelli: Gervaso, Cicchitto, Amato, Cosentino, Alighiero Noschese che tanto aveva appreso dal venerabile dell'arte del travestismo, Duilio Poggiolini, Malgioglio e Mario Monti[2], tutti personaggi che in seguito si riciclarono nella politica e nello spettacolo a seconda di dove avevano mostrato maggior inefficienza. Con la simbolica mazzata nei coglioni e tramite la tradizionale candela accesa nel culo, i confratelli fecero capire a Licio che egli stesso doveva agire da capro espiatorio. Gelli si costituì e come da programma gli furono imputati i più gravi capi d'accusa: depistaggio aggravato a Cogne, la morte di Calvi, la morte di Sindona, la non morte di Fassino, la nascita di Berlusconi, bancarotta fraudolenta (che è una cosa molto porca), la vicenda Gladio, il caso Ustica, la diga del Vajont, i rapimenti alieni, il genocidio in Ruanda e già che c'erano anche l'omicidio di Pasolini. Fu stabilito, inoltre, che fu lui a divertirsi con la lancia a punzecchiare il costato di Nostro Signore Gesù.

Considerando, però, la sua credibilità, la sua integrità morale, ma sopratutto i documenti compromettenti che aveva a pagina 45 del suo taccuino, il giudice lo lasciò libero sulla parola. Gelli fu di parola e ovviamente fuggì.

Gran finale

« Guardo il Paese, leggo i giornali e penso: ecco qua che tutto si realizza poco a poco, pezzo a pezzo. Forse sì, dovrei avere i diritti d'autore. La giustizia, la TV, l'ordine pubblico. Ho scritto tutto trent'anni fa. »
(Licio Gelli commenta lo stato attuale dell'Italia)
« Beh, ottimo lavoro, idiota! Potevi dirlo che sei analfabeta! »
(All together! su Licio Gelli)

Ora il vecchio infame paga le sue malefatte agli arresti domiciliari. Licio però possiede 156 domicili sparsi in ogni parte del globo. Quindi è libero. Ma le brutte notizie non vengono mai da sole. Gelli ha anche cinque figli, tutti cinture nere in arti muratorie. C'è di che preoccuparsi.

Gelli sconta la sua pena. Ben gli sta!

Riconoscimenti

  • Per questi e per altri meriti, Gelli fu creato conte sul cognome dall'ex re Umberto II d'Italia con Regie Lettere Patenti. Gli venne concesso altresì il seguente stemma: "Trinciato, alla catena d'oro sulla partizione; di rosso all'elmo piumato d'oro; d'azzurro alla croce latrina d'oro, accompagnato da tre stelle d'argento a quattro raggi, male ordinate" con il motto "Faccio il finocchio col culo degli altri"
  • Gran Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine del Liberatore San Martíno Campanaro
  • Grand'Ufficiale dell'Ordine di Gatto Silvestro Papa
  • Grand'Ufficial. Lup. Mann. Figl. di Putt. dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme
  • Commendatore dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana (Ahahaha!)
  • Maestro Venerabile dirigente di una Loggia Massonica (P2/3/4)
  • Professore h.c. delle Relazioni Umane dell'Istituto Superiore Internazionale Americano
  • Cittadino Onorario della Città di Kudjianda – Repubblica del Tagikistan
  • Accademico Emerito dell'Accademia Città Eterna
  • Accademico Onorario dell'Accademia "Artisti Nascondisti Trasformisti Europei"

Curiosità che nessuno vorrebbe soddisfare

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Però è meglio se certe curiosità te le tieni pe' ttìa... o forse vuoi veder crescere le margherite dalla parte delle radici?

  • Se a qualcuno può interessare, Licio tiene i famosi lingotti grattati al Duce nelle fioriere della villa. Il problema è però attraversare la tenuta. Due settimane di viaggio separano l'ingresso dal tesoro, ma dovrete farvi strada tra mille insidie, come la foresta dei cardinali randagi, la palude dei ministri cannibali, il bosco dei generali assassini e per finire il temibile fossato con gli squali dell'alta finanza
  • La mega-villa di Licio è stata messa all'asta
  • Non si è presentato nessun acquirente
  • O meglio, i pochi che erano presenti ora osservano lo splendido prato all'inglese della villa. Dalla parte delle radici.
  • Licio Gelli ha una pagina per ognuno di noi
  • Anche Andreotti
  • Licio Gelli ha l'unico anello
  • Anche Andreotti
  • L'autore di quest'articolo è scomparso in circostanze misteriose tre giorni orsono

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Note

  1. ^ Ne regalò uno uguale anche al compagno di banco Giulio Andreotti.
  2. ^ Da non credere dite? Infatti era uno scherzo, Malgioglio non c'era.