Tappo del dentifricio
Antiseccus chetivengauncolpis | |
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[[File:|220px]] Una covata di tappi di dentifricio | |
Classificazione scientifica | |
Regno | Dei funghi d'emergenza |
Phylum | CH3(CH2)n |
Famiglia | Formato |
Genere | Non aromatico |
Il tappo del dentifricio (Antiseccus chetivengauncolpis, Ramsete II, 1910 A.C.) è una forma di vita idrocarburica che vive in simbiosi con il tubetto del dentifriccio.
Può presentare varie forme e tonalità di colore, dimensioni, composizione chimica e comica, essere rugoso o liscio, acido o basico, mai neutro, perché è una specie estremista.
A cosa serve
Il tappo del dentifricio non serve a una mazza.
Non serve per impedire ai bambini ciccioni di infilare le loro dita nel tubo come in in barattolo di miele, hanno le dita troppo grassocce e non ci passerebbero in ogni caso.
Non serve per impedire il disseccamento del dentifricio, il dentifricio s'indurisce solo quando cade sul lavandino, oppure davanti a una bella dentifricia, ma mai nel tubo.
Non serve nemmeno per bucare la pellicola del tubo con il suo apice appuntito, l'italiano medio non ha ancora capito che la sua funzione è proprio quella.
Non serve a una mazza.
In compenso...
...in compenso
Il tappo del dentifricio ha un gruppo di geni incastonati in un punto nascosto del suo DNA, così ben incastonati che neanche una pinta di olio di ricino riuscirebbe a sturarli, così ben nascosti sono tuttora gli ultimi concorrenti in gara in una partita di nascondino iniziata nel '17: sono i cosiddetti geni del buco del calo, così chiamati perché si manifestano solo dopo aver calato la dose di dentifricio sulle setole dello spazzolino e solo in presenza di uno scarico idraulico.
Manifestazione dei geni
Questo gruppo di geni costituiscono di fatto un operone, che
è dunque in grado di operare se e quando le circostanze lo consentono: suddette circostanze, come già accennato e per motivi ancora oscuri, coincidono con il momento post-strizzata del tubetto: il tappo secerne delle sostanze mucillaginose attraverso la sua cuticola esterna in grado di portare il coefficiente di attrito pelle-pplastica biologica a valori prossimi allo zero. Quasi contemporaneamente un brivido di natura sinaptica scuote il corpo del tappo, facendolo liberare dalla morsa del suo avvitatore umano. A quel punto il gioco è fatto: il tappo del dentifricio, unto del suo stesso crisma, scivolerà verso lo scarico del lavandino morbido come una piuma e inafferrabile come il pelo della barba di un giorno.
Ciclo biologico
Un tappo del dentifricio vive mediamente 100-1000 anni e ne passa metà sui tubi del dentifricio a cazzeggiare, l'altra metà nel sifone dello scarico del lavandino. Nel suo periodo "in canna" avviene il miracolo della natura: il tappo del dentifricio si riproduce, sfornando tanti tappini del dentifricio, che passano un periodo molto variabile allo stato di crisalide assieme ai genitori. Suddetto periodo è molto variabile e termina quando un elemento della specie Homo sapiens var. "Idraulicus" non viene chiamato a smontare lo scarico del lavandino e svuotarlo del merdaio che c'è dentro, tra cui due o più generazioni di tappi del dentifricio. Molto intuibilmente, i tappi del dentifricio non vengono gettati via, altrimenti s'interromperebbe il ciclo vitale, ma sono destinati ai contenitori per la raccolta di tappi, di quelli che si trovano nelle farmacie e nelle scuole elementari. Ora: ci hanno fatto credere per secoli che quei tappi vanno per la realizzazione di opere umanitarie: la costruzione di una pompa nello Zimbabwe; l'estrazione della vaniglia dalle bovazze di vacca nel Giappone[1]; la sintesi della bilirubina nel fegato... Tutte stronzate! Tutti i tappi (tutti, anche quelli di sughero e quelli blu) vengono sciacquati in acqua e limone e avvitati in nuovi tubi del dentifricio: il ciclo è completato.
Note
- ^ Non ridere, è l'agghiacciante verità.