Nonnotizie:Carfagna querela La Repubblica

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25 settembre 2009


Roma - Ci sono volte in cui ognuno di noi si sveglia la mattina e sente il bisogno di querelare un giornale. Un giornale a caso, non ha importanza che sia filo comunista o leggermente fascista. Ma non sempre si trova un motivo che possa giustificare un simile atto. E quasi sempre si finisce semplicemente per storcere la bocca e mandare a fanculo il giornalista dell'articolo che non ci è piaciuto, il suo editore e tutta la baracca.

Ma grazie a Silvio, ognuno di noi oggi ha nuove fantastiche motivazioni per sporgere denuncia, senza portarsi nel cuore quella spiacevole sensazione di essere diventato un fascista. Stufi di domande imbarazzanti? Querelate chi ve le ha poste. Stufi delle dicerie infondate sulla vostra moralità? Querelate chi osa anche solo trascrivere ciò che altri hanno detto di voi. Esportare la democrazia nei paesi mediorientali con la forza sarà anche stato un fallimento epocale, ma questo non significa che esportare il fascismo nelle democrazie nostrane porti automaticamente allo stesso risultato imbarazzante.

Berlusconi ha fatto scuola, come dicevamo, e dopo la sua querela a due giornali a caso, La Repubblica e L'Unità, rei di aver riportato articoli di testate estere critici nei suoi confronti ([1]), è arrivata l'ora della vendetta del ministro Mara Carfagna, il ministro più amato dai camionisti. La signora Carfagna, come alcuni ricorderanno, fu attaccata tempo fa da Sabina Guzzanti che, con molto tatto, affermava che di bocchini tra le fila del centro destra non ce ne fosse soltanto uno (Italo). E oggi il ministro querela La Repubblica per aver riportato con esattezza le parole della Guzzanti, senza neanche edulcorarle un pochino, forse preoccupandosi per i lettori più giovani della testata.

Anche in questo caso, come per Silvio, la scelta del giornale comunque è stata del tutto dettata dal caso: infatti Carfagna avrebbe potuto querelare anche Il Foglio di Giuliano Ferrara, che aveva fatto esattamente la stessa cosa, ma il fato ha deciso per lei. E pensare che tutto questo can can mediatico si sarebbe potuto evitare se solo La Repubblica si fosse premonita di un censore ufficiale del Governo o di valenti giornalisti pari al nostro amato Bruno Vespa.

Fonti

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