Figa pelosa

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« Al prossimo che dice che conta l'immagine e non il titolo ci spacco la faccia. »
Figa pelosa

L'opera dell'ignoto artista

Non esistono ritratti o fotografie di Mimmo Curbetti. Tuttavia, si sa per certo che non venne mai abbattuto dal Barone Rosso.

Figa pelosa è il dipinto d'esordio di Mimmo Curbetti, imbrattatele nato agli inizi del XIX secolo negli Stati Pontifici.
È l'unico dipinto del Curbetti, un eterno pre-adolescente che subì non poche persecuzioni per le sue azioni sovversive, tipo scrivere sui muri Viva le tette. Il che, in uno Stato in cui gli unici a vedere un po' di squàppara seria erano i Cardinali, era considerato satira politica. Per questo fu spesso imprigionato e torturato a giorni alterni, ma mai di venerdì perché era il "Cardinal's topa day", quindi giorno di svacco per tutti, boia compresi.

Nel 1860, dopo decenni di umiliazioni, Curbetti decise di darsi all'arte, quella vera.

Né tantomeno andò sulla Luna.

Comprò tela e pennelli ipotecando casa di nascosto, e iniziò a dipingere un quadro di 40x50 cm, che avrebbe, a sentir lui, "rivoluzionato il modo di guardare alla pittura". Esposto a tradimento al salone di arte moderna Vaticana il quadro, denominato dall'intuitivo Curbetti "Figa Pelosa", fece scoppiare il finimondo. Accusato di pornografia, di voyeurismo, di esibizionismo, di voler mandare in rovina i fabbricanti di rasoi, e di un sacco di altre cose per lui incomprensibili, il povero Mimmo venne mandato davanti al giudice seduta stante. Le carte del processo sono andate perdute: si sa tuttavia che durò 25 minuti. Un record, per gli standard pontifici dell'epoca. Con l'accusa di "aver attentato alle fondamenta del potere ecclesiastico" Mimmo fu sbattuto in cella, senza paneacqua per giorni. Ma tanto aveva un carboncino, che usò per scrivere Viva le tette sulle pareti.

Il dipinto, insieme ai suoi beni personali, venne messo in vendita nel classico mercatino carcerario. Come da tradizione pontificia, infatti, il Curbetti dovette pagarsi le spese del mantenimento in gattabuia. Mimmo Curbetti, per inciso, verrà scarcercato tre anni e 35.000 "Pater noster" di penitenza dopo. Sull'esperienza da recluso scriverà un diario, intitolato Viva le tette[1].

Una volta uscito di galera Mimmo deciderà di vandalizzare uno stabilimento di rasoi esponendo la sua opera d'arte e creando graffiti con la scritta Viva le tette. In tutta la sua vita non si è mai fatto una tipa con mini-tette o senza peli di figa.

Lo scippo del collega transalpino

Gustave Courbet. Non si vede, ma sta ridendo sotto i baffi per averci fregati tutti.

Poco dopo l'incarcerazione del Curbetti, il dipinto fu notato da un pittore francese a Roma per turismo, tale Gustave Courbet, che, attratto dalla forza espressiva del pube così terribilmente anni '80, lo comprò al mercato carcerario per quattro soldi. Nel viaggio di ritorno Roma - Parigi, effettuato in carrozza, Courbet comprese la vera utilità del quadro. In fase di sorpasso, gli bastava mostrare il quadro dal finestrino che l'altro cocchiere si andava a schiantare contro un platano. Courbet annotò sul suo diario: "I pubi pelosi spaccano".

Arrivato a casa, osservò attentamente l'opera, decise che non c'era bisogno di modifiche (la depilazione era ancora un lusso per le élite, e lui era un intransigente pittore realista) e la rinominò, con felice intuizione, "L'origine del mondo". Per un'analisi critica si veda la relativa voce.

L'opera, poi venduta, divenne famosa in tutto il mondo ed è oggi esposta al museo d'Orsay. Gustave Courbet, grazie a quel dipinto, poté:

  • Fare i soldi, che si sputtanò in alcool.
  • Essere insignito della Legion d'Onore, che rifiutò perché lui sì che era figo.
  • Essere ricordato come il più importante pittore realista, alla faccia degli stronzi che lo criticavano.
  • Rimorchiare un casino, che male non fa.

Mimmo Curbetti, invece, continuò a scrivere "Viva le tette" sui muri, e morì solo e dimenticato.

L'origine del mondo
« Al prossimo che dice che conta l'immagine e non il titolo ci spacco la faccia. »
(Mimmo Curbetti, incipit di "Viva le tette.")

Voci correlate

Note

  1. ^ Viva le tette. Memorie di un recluso. Ed. Paoline 1866.