Che Guevara: differenze tra le versioni

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A [[trento|trent]]'anni lascia la squadra ed entra nell'industria della moda, collaborando con [[Armani]] e [[D&G]].Queste esperienze lo spinsero a creare la sua personale collezione di magliette, tutte raffiguaranti il suo faccione. Divenne ben presto il più grande magliettista mondiale, e il suo lavoro si ridusse a stampare la sua bella faccia su centinaia di migliaia di magliette di improbabili marche, tutte rubate a qualche negro vucumbrà. Stanco, decise di dare una svolta alla sua vita. Allora cominciò a mettere il suo logo anche su accendini, spille, stufe a gas, libri, [[il Grande Fratello|fiction]], [[cartoni]] (vedi [[Pokemon]]) e action figures. Al culmine della sua fama, creò la ricercatissima agenda "del Che", che divenne il pezzo forte di moltissime librerie. Poi si dedicò ai calendari ed avendocelo molto grande ebbe tanto successo, se non con Calderoli, il quale ha dichiarato in un'intervista di "Tutto quello che avreste voluto sapere e non avete mai osato chiedere perché sapevate benissimo che come risposta avreste avuto una marea di cazzate", che il pene del "Che" lo arrapa un casino.
A [[trento|trent]]'anni lascia la squadra ed entra nell'industria della moda, collaborando con [[Armani]] e [[D&G]].Queste esperienze lo spinsero a creare la sua personale collezione di magliette, tutte raffiguaranti il suo faccione. Divenne ben presto il più grande magliettista mondiale, e il suo lavoro si ridusse a stampare la sua bella faccia su centinaia di migliaia di magliette di improbabili marche, tutte rubate a qualche negro vucumbrà. Stanco, decise di dare una svolta alla sua vita. Allora cominciò a mettere il suo logo anche su accendini, spille, stufe a gas, libri, [[il Grande Fratello|fiction]], [[cartoni]] (vedi [[Pokemon]]) e action figures. Al culmine della sua fama, creò la ricercatissima agenda "del Che", che divenne il pezzo forte di moltissime librerie. Poi si dedicò ai calendari ed avendocelo molto grande ebbe tanto successo, se non con Calderoli, il quale ha dichiarato in un'intervista di "Tutto quello che avreste voluto sapere e non avete mai osato chiedere perché sapevate benissimo che come risposta avreste avuto una marea di cazzate", che il pene del "Che" lo arrapa un casino.


Morì il [[30 ottobre]] [[1335]] durante uno [[sciopero]] dei suoi dipendenti che, stanchi della sua continua smania di protagonismo, diedero fuoco alla fabbrica con dentro lui che guardava la [[melevisione]], il suo programma [[tv]] preferito "Viva Cuba".Apparte queste stronzate scriite sopra da me che sono un pirla ecco la vera vita del mitico che:Ernesto Guevara de la Serna nasce nella città argentina di Rosario, vicino al confine con il Paraguay, il 14 giugno 1928. Fin da bambino impara a convivere con quell'asma che lo afflisse per tutta la vita. Infatti, all'età di quattro anni la famiglia Guevara è costretta a trasferirsi prima a Cordoba, poi ad Altagracia, dove il clima è più adatto alla malattia del giovane Ernestito.
Morì il [[30 ottobre]] [[1335]] durante uno [[sciopero]] dei suoi dipendenti che, stanchi della sua continua smania di protagonismo, diedero fuoco alla fabbrica con dentro lui che guardava la [[melevisione]], il suo programma [[tv]] preferito "Viva Cuba".
Negli anni del secondo conflitto mondiale, conosce Alberto Granado e pratica numerosi sport, tra cui il rugby, dove eccelle particolarmente. La sua passione però, resta la lettura: Baudelaire e Neruda sono i suoi poeti preferiti.
Dopo essersi trasferito a Buenos Aires, si iscrive alla facoltà di Medicina, ma appena possibile viaggia per il paese in motocicletta o in bicicletta, a ovest fino alle Ande oppure a sud nell'immensità delle Pampas.
A fine dicembre del 1951 parte in moto con Alberto Granado per visitare alcuni paesi della costa del Pacifico, ma a Santiago del Cile la moto viene abbandonata e i due proseguono il loro viaggio con ogni mezzo disponibile.
Ernesto inizia a tenere un diario, in cui annota puntigliosamente tutto quello che capita. Ad Agosto dell'anno seguente i due si dividono: Ernesto ritorna a Buenos Aires, dove si laurea, Alberto rimane in Venezuela.

Il 1953 vede il Dottor Guevara partire di nuovo verso nord: a Guayaquil, in Ecuador, conosce Ricardo Rojo, un esiliato argentino, che gli racconta della straordinaria riforma agraria promulgata dal Presidente del Guatemala Jacobo Arbenz, che aveva avuto il coraggio di esprorpiare più di duecentocinquantamila acri di terra della United Fruit Company.
Senza esitare, Guevara si dirige in Guatemala. Qui conosce Hilda Gadea, un'esiliata peruviana, che lo mette in contatto con un gruppo di rivoluzionari cubani, sopravvissuti all'assalto alla caserma Moncada: Dario Lopez, Mario Dalmau, Armando Arencibia e Nico Lopez. Essi iniziano a chiamarlo Che, parola argentina di origine guaranì, che egli, come molti argentini, usa come intercalare.
Nell'agosto del 1954, in seguito all'intervento militare statunitense contro il legittimo governo di Arbenz, il Che si rifugia a Città del Messico, dove stringe amicizia con un profugo guatemalteco, Julio Roberto Cáceres, "El Patojo", con cui farà per un po' il fotografo ambulante. L'anno seguente il Dottor Guevara ottiene un posto nell'Istituto di cardiologia all'Ospedale Generale della città e qui, per caso, rincontra Nico López, che lo introduce in casa di María Antonia González, sorella di un perseguitato politico del regime di Batista. In luglio il Che incontra Fidel Castro e decide di arruolarsi subito come medico alla spedizione che si sta preparando.

Dopo un lungo addestramento e due mesi di prigione, finalmente il 25 novembre del 1956 lo yacht Granma parte con a bordo ottantadue uomini con rotta verso oriente, verso l'isola di Cuba. Dopo una settimana di mare mosso e di nausea, il gruppo sbarca a Playa de las Coloradas, nella parte orientale dell'isola e nel giro di tre giorni ben settanta membri della spedizione rimangono sul campo di battaglia: solamente dodici uomini si rifugiano allora tra la vegetazione della Sierra Maestra. Gli scontri armati tra l'esercito di Batista e i barbudos, che accolgono tra le loro fila sempre più gente, durano ben due anni: il 28 dicembre 1958 Guevara, a capo della propria divisione militare, vince la decisiva battaglia di Santa Clara e dopo pochi giorni, il 2 gennaio 1959, la colonna del Che entra vittoriosamente all'Avana.
Il 9 febbraio un decreto del governo dichiara Ernesto Guevara cittadino cubano di nascita per i servizi resi alla rivoluzione. Tra giugno e novembre inizia un lungo viaggio tra i paesi non allineati: si incontra, tra gli altri, con Nasser, Nehru, Sukarno e Tito. Al ritorno è nominato Presidente del Banco Nacional de Cuba. L'anno seguente visita i paesi dell'est europeo e la Cina: intavola trattative commerciali con Mikoyan, Mao e Chu en Lai. A febbraio del 1961 Guevara viene nominato Ministro dell'Industria. Il 15 aprile mercenari finanziati dalla Cia tentano un'invasione dell'isola alla Baia dei Porci: il Che partecipa attivamente alla difesa e alla sconfitta degli invasori.

La vita politica di Guevara prosegue tra mille impegni e viaggi all'estero: l'11 dicembre 1964 pronuncia un discorso davanti all'Assemblea Generale della Nazioni Unite, a New York; pochi giorni dopo parte per l'Africa e per la Cina. Il 14 marzo 1965 rientra a La Habana. All'aeroporto lo accoglie Fidel Castro: è l'ultima volta che il Che compare in pubblico.
Il 3 ottobre, in risposta alle supposizioni fatte da alcuni giornali stranieri sulla sorte del Che, Castro legge la lettera di addio, scritta da quest'ultimo prima della sua partenza da Cuba. A novembre del 1966 Ernesto Guevara, travestito ed irriconoscibile, raggiunge la selva boliviana e si aggrega al focolaio guerrigliero, che è lì istallato. A marzo dell'anno seguente arrivano al campo base Régis Debray e Ciro Bustos, che vengono arrestati il 20 aprile ed iniziano a rivelare la presenza del Che e di alcuni cubani in Bolivia. L'esercito di Barrientos riesce a limitare la diffusione della guerriglia, che, infatti, mai attecchirà tra gli spaventati campesinos boliviani.

L'8 ottobre 1967, alla Quebrada del Yuro, vicino al villaggio di Higueras, un distaccamento di rangers si scontra col gruppo di guerriglieri capeggiato da Guevara: il Che, colpito da una raffica di mitragliatrice alle gambe, è fatto prigioniero. Poche ore dopo verrà freddato con un colpo di pistola al cuore.


== Curiosità ==
== Curiosità ==

Versione delle 21:28, 1 dic 2008

Il partito approva questo utente, soprattutto quando si scola mezza bottiglia di vodka e inizia a cantare:

☭ ... Москва не делать глупых этот вечер ... ☭
(Mosca nun fa' la stupida stasera)

Nonquote contiene deliri e idiozie (forse) detti da o su Che Guevara.


« Se.ScRiVeRe.CoSì.Fa.RiVoLuZiOnArIo.Il.ChE.fAcEvA.pRiMa.A.sCrIvErE.cOsI.iNvEcE.dI.cOmBaTtErE.!!!! »
(bimbominkia)
« Ah, sì! Il tizio delle magliette! »
(Italia)
Ritratto di Ernesto Pizzufico preso di spalle, a pochi centimetri dalla sua dignità

Ernesto Sparalesto "Che" Guevara (Pontremoli, 23 gennaio 1957 - Liverpool, 28 agosto 1989) è stato un noto puttaniere, un trafficante di sigari cubani e un famoso magliettista e disegnatore di agende telefoniche e calendari. Ma lui era socialista: il resto passa, perciò, del tutto in secondo piano.

La vita

Ernesto Pizzufico nasce a Pontremoli il 23 gennaio 1957 da un rapporto incestuoso tra Peppino di Capri e la sorella Leonarda, detta "La dea Bernarda".

A 13 anni entra nelle giovanili della San Giulianese, dove conosce quello che diventerà successivamente suo marito Fedele Castrocaro.

A 18 debutta nella serie A cubana nella squadra del Los Bravos S.C. (Los Bravo 'Sti Cazzi). La sua vena violenta però lo terrà lontano dai campi per 2 anni durante i quali medita propositi di vendetta contro l'arbritro che lo ha espulso, Armando Granata.

A 21 anni viene ingaggiato dai "Revoluzionarios", squadra boliviana di serie B, dove reicontra il suo amico Fedele Castrocaro: insieme formeranno la mitica coppia di portieri "Gli sposi del guanto" (nome che li porterà alla ribalta anche come testimonial della Durex).

A 22 anni diventa "Che Guevara", che in boliviano significa "Chi è che Para?", frase tipica del portierone.

A trent'anni lascia la squadra ed entra nell'industria della moda, collaborando con Armani e D&G.Queste esperienze lo spinsero a creare la sua personale collezione di magliette, tutte raffiguaranti il suo faccione. Divenne ben presto il più grande magliettista mondiale, e il suo lavoro si ridusse a stampare la sua bella faccia su centinaia di migliaia di magliette di improbabili marche, tutte rubate a qualche negro vucumbrà. Stanco, decise di dare una svolta alla sua vita. Allora cominciò a mettere il suo logo anche su accendini, spille, stufe a gas, libri, fiction, cartoni (vedi Pokemon) e action figures. Al culmine della sua fama, creò la ricercatissima agenda "del Che", che divenne il pezzo forte di moltissime librerie. Poi si dedicò ai calendari ed avendocelo molto grande ebbe tanto successo, se non con Calderoli, il quale ha dichiarato in un'intervista di "Tutto quello che avreste voluto sapere e non avete mai osato chiedere perché sapevate benissimo che come risposta avreste avuto una marea di cazzate", che il pene del "Che" lo arrapa un casino.

Morì il 30 ottobre 1335 durante uno sciopero dei suoi dipendenti che, stanchi della sua continua smania di protagonismo, diedero fuoco alla fabbrica con dentro lui che guardava la melevisione, il suo programma tv preferito "Viva Cuba".

Curiosità

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  • Sull'origine del nomigniolo "Che Guevara" esiste, accanto a quella ufficiale, una versione accreditata sempre più da numerosi studiosi. Secondo questa tesi alternativa Ernesto Pizzufico fu anche un grande appassionato di cucina così da meritarsi il soprannome di "Chef Guevara", che in boliviano è "Chef che para", alludendo alle due grandi passioni di Ernesto. Esiste, inoltre, una celebre opera del Botticelli che sembrerebbe convalidare questa seconda versione, "Ritratto di Ernesto Pizzufico preso di spalle a pochi centimetri dalla scapola" (vedi foto sopra N.d.r.), durante la sua carriera di chef conia la sua frase di battaglia "Hasta il coperchio che butto la pasta!".
  • Secondo altre teorie, Ernesto era un po' sordo e tendeva a ripetere spesso la congiunzione "che?". Gli amici ironicamente gli hanno affibiato questo soprannome da rincoglionito.
  • Pare che il suo miglior amico fosse Fidel Castro, conosciuto durante una festa di Briatore.
  • Vive ancora e si nasconde nel portasigari di Fidel Castro.
  • Quando Ernesto e l'altro rincoglionito hanno "liberato" Cuba Chuck li ha lasciati fare perché era curioso di vedere come funzionava questo socialismo popolare. Da quella volta al Che non gliene è andata più bene una di rivoluzione.
  • Il suo film preferito è "L'importanza di Chiamarsi Ernesto" del premio Oscar Wilde.
Leonida, antenato di Ernestino, in una foto d'epoca
  • L'antenato di Ernesto è nientedimèno che Leonida, come dimostra la foto a fianco. Ma non ditelo a Leonida perché altrimenti resuscita solo per buttare Ernesto giù dalla rupe (tardivamente).
  • La prima faccia del Che raffigurata su una maglietta verde militare era rosso sangue: aveva appena alzato il pugno davanti a Chuck Norris
  • Da allora "hasta la victoria" non è più "siempre".