Campagna d'Africa
- Maggiore inglese: “Dobbiamo contrattaccare!”
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- Sergente inglese: “Ma siamo 12, con tre feriti, poche munizioni, ci manca l'acqua e fuori c'è un intero battaglione nemico ad aspettarci!”
- Maggiore inglese: “È un battaglione italiano.....”
- Sergente inglese: “Uomini! Inastate le baionette!”
La Campagna d'Africa fu un bel capitolo della prima guerra mondiale 2, in sostanza una meravigliosa guerra nel deserto, dove si videro le cose più buffe: gente che moriva di sete nonostante combattesse a pochi metri dal mar Mediterraneo, gente che stava in montgomery a 55° gradi centigradi, gente che, alla stessa temeperatura esterna, era disposta ad affrontare il deserto in scatolette di latta ( e a morirci dentro ), gente disposta a chiavare una palma da dattero per mancanza di donne; ma affronteremo tutti questi aspetti della famigerata Campagna d'Africa con ordine.
L'inizio
Tutto iniziò dall'idea di Rodolfo Graziani, governatore d'Africa, che al comando di 200.000 baldi uomini del Regio Esercito, fece un semplice semplice ragionamento:
Rodolfo sferrò così l'offensiva: in circa tre settimana gli italiani non solo non avevano raggiunto gli obiettivi, ma si erano addirittura ritirati oltre il punto di partenza. Come mai? Erano pur sempre 200.000, nonostante la maggior parte avesse mitragliatrici di legno, fucili di plastica Hasbro™ e Super Santos come proiettili d'artiglieria, o che i soldati avevano venduto tutta la benzina di cui disponevano agli indigeni per poche noci di cocco, o che scarseggiassero gli ufficiali per via di un importante torneo di rubamazzo che coinvolgeva da settimane le alte sfere, ed era in quel momento nella sua fase più delicata. Graziani, in profonda crisi d'identità, formulò un pensiero:
Sviluppi
Gli inglesi nel 1942, mossi da pietà umana per le truppe italiane, diedero loro la possibilità di avanzare qualche scarso kilometro in direzione il Cairo. Gli italiani non trovarono strano che i nemici non opponessero resistenza alla loro avanzata: molti di loro non sapevano nemmeno che ci fossero degli inglesi, nè che si stesse combattendo una guerra, ma pensavano semplicemente di essere stati inviati in un campo d'addestramento reclute all'estero, con tanto di simulazioni di manovre belliche.
Poi, senza alcun preavviso, il buon Hadolfo decise di inviare aiuti consistenti all'alleato in difficoltà: l'Afrika korps. È estremamente nota e usata nel linguaggio quotidiano l'espressione utilizzata dal comandante inglese, generale di brigata Auchinleck, per commentare l'avvenimento:
Bisogna dire che effettivamente l'Afrika korps incuteva una certa paura nei nemici, e un timore reverenziale da parte degli alleati. Specialmente per quegli alleati che vedono per la prima volta un fucile; nella maggior parte dei casi la loro reazione fu:
L'Afrika korps, al comando del feldmaresciallo Erwin Rommel, recuperò il terreno perduto, riacquisì le ultime conquiste italiane ( circa 800 metri di terreno ), e anzi volle strafare: arrivò a riconquistare Tripoli, l'importante passo di Al Gazala, e a minacciare in via diretta il confinante stato della Svervegia. È altresì celebre il commento di Auchinleck su quest'episodio della campagna:
Convenne silurare Auchinleck, che cominciava tra l'altro ad essere decisamente troppo volgare per gli standard inglesi, e mettere al suo posto il generale Bernard Law Montgomery, 1° visconte Montgomery di Alamein (Kennington, Londra, 17 novembre 1887 – Alton, Hampshire, 24 marzo 1976). Bernard, alla vigilia delle due battaglie di Alamein, espose il suo geniale piano al quartier generale inglese:
Una tattica inappuntabile, che si rivelò infatti vincente. Ad El Alamein Montgomery sbaragliò le truppe dell'Asse; ripetè il successo a Sidi el Barrani, e a Tunisi. Gli italiani, nonostante la disfatta, combatterono con eroismo fino all'ultimo uomo: note sono le vicissitudini nella divisione paracadutata Ramcke, o di quella corazzata Folgore, specialmente di quest'ultima, che se avesse disposto di carri armati di vero metallo e possibilmente di proiettili avrebbe avuto speranze di vittoria.
Conclusione
Le forze dell'Asse si ritirarono sempre più, fino in Tunisia, fin sulla punta più estrema, rischiando di annegare tutti per la vicinanza al mare. All'inizio del 1943 l'intero corpo fu costretto ad evacuare le ultime teste di ponte.
Hitler, assai perspicace, cominciò a barricarsi nel bunker e a preparare il veleno con leggero anticipo.
Diversa fu la reazione del Duce: