Velleio Patercolo: differenze tra le versioni

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{{Cit|"Cesare, l'esercito è in marcia!" "... e che marcisca!"|Velleio Patercolo in una sua opera sulla conservazione del cibo}}
 
 
'''Velleio Patercolo''' (all'anagrafe: ''Giggino Velleio Patercolo'') è stato un romano con un nome orrendo perché i genitori erano degli stronzi,benché meridionali. Tuttavia vanterebbe, più che tra gli ascendenti, fra i discendenti uomini di gran nome, tra i quali contiamo [[Gianni Morandi]], il mafioso [[Leoluca Bagarella]] e l'avvincente [[Valerio Massimo Manfredi]].<br />
Nonostante sia cresciuto con questa [[consapevolezza]] della stronzaggine originante il suo nome, Velleio Patercolo è stato uno [[storico]] [[latino]], autore di opere importantissime e molto ben scritte sulla superiorità della razza italica, con vari e specifici riferimenti alla sottocategoria [[molise|molisana]], tal da guadagnare l'8 maggio 1991 la laurea ''honoris causa'' presso l'Università degli Studi di Campobasso, consegnatagli per mano dell'illustre proconsole [[Aldo Biscardi]].<br />
Nonostante sia cresciuto con questa [[consapevolezza]], Velleio Patercolo è stato uno [[storico]] [[latino]], autore di opere importantissime e molto ben scritte, fin troppo bene per uno con un nome del genere.<br />
Oggi i suoi testi sono conosciuti in tutti i [[Liceo classico|licei classici]] [[Italiano|italiani]] perché, siccome Velleio aveva studiato fino alla terza media, le sue [[versione|versioni]] di latino sono a prova di imbecille, donde il detto accademico: ''se tanto facile fosse volgere un incomprensibile [[Livio]] in un onesto Patercolo, allora sarebbe meglio affrontare la cosa''.
 
== Una vita da Patercolo ==
Velleio Patercolo (e basta ridere del suo nome! Dai, non è carino) nasce in [[Terronia]] dei tempi andati,superiore in un antrorecinto maleficoper [[porco|maiali]] ubicato tra [[Napoli]] e Pizzo Calabro. Discende per via materna da ''Decio Magio'' e ''Minato Magio'', che fu [[re]] di Pallagorio, colonia albanese di Calabria (allora famosa per il grande comando dei carabinieri)[[Cartagine]], e questo fece inevitabilmente di lui un [[Re Magi|Re Magio]] per un quarto [[Albania|albanese]].<br />
Il nonno paterno, Gaio Velleio Patercolo, fu comandante d'esercito, mentre il nonno materno fu Edile della plebe, truccatore d'appalti invischiato con la [[camorraproconsole]]. Aveva pure uno zio [[elettrauto]], di cui sono noti 843 ampi frammenti dal trattato "De truccandi vecchium scuterum rubatorum".<br />
Dopo un periodo di lavoro in [[Tracia]] visitò la [[Dalmazia]] come ''legatus'', la [[Pannonia]] come ''incatenatus'' e la Pannocchia come ''affamatus'', dato che la regione era assai famosa per i suoi sconfinati campi di [[mais]], che pare non disdegnasse assaggiare con parte del corpo alternativa alla bocca.<br />
Fu eletto [[questore]], poi [[pretore]], e infine reginetta della [[scuola]]. Ebbe anche un buono per andare [[gratis]] al [[circo]].<br />
Nel 30 (a.C. o d.C.) pubblicò l'opera ''Storia romana'', che fu messa in vendita presso tutte le edicole e balzò subito in testa alle classifiche di gradimento, perché allora non c'erano ancora i libri di [[Paulo Coelho]]. <br />
L'opera venne dedicata al suo grande [[amico]] Vinicio. Il calciatore ringraziò sentitamente e dedicò a Patercolo un [[gol]] segnato in [[Coppa Italia]] contro il [[Catanzaro]].<br />
Inviato come [[cronista]] di guerra in [[Macedonia]], poté constatare subito i danni provocati dal conflitto, giacché la frutta era stata tutta tagliata a pezzi. Le sue qualità in battaglia tuttavia facevano talmente pietà che venne eletto ''magister equitum'', cioè maestro di [[equitazione]], e impartì lezioni a [[Tiberio]] per conto di [[Cesare]], che era occupato con il suo corso di [[scherma]]. Nell'[[anno]] 30 d.C. si ritrovò in [[Persia]] e vi rimase per affrontare alcuni [[Parti]]. Non avendo alcuna pratica come [[ostetrica]], il povero Patercolo fallì l'impresa, ma gli venne regalato un adesivo sagomato in ricordo dello sforzo compiuto.
 
Nel [[33 d.C.]], mentre soggiornava a [[Parigi|Lutezia]] per una vacanza-studio riguardo l'uso del [[filo interdentale]] presso i popoli barbari, vide un branco di studenti del luogo che appiccavano fuoco a un cumulo di copie del suo libro ''Storia romana'' e ci rimase molto male. A causa di ciò andò in [[depressione]] e cominciò a vagare di notte e a non farsi più il [[bidet]].