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==Gabriele D'Annunzio==
[[Immagine:Gabriele_D'Annunzio.jpg|right|thumb|200px|D'Annunzio mentre legge '''''Il paradiso della pomiciata''''' libro del suo grande amico e allievo [[Naruto|Jiraiya]]]]{{Cit2|LaCredevo passioneche inalmeno tutto.dopo Desiderola lemorte piùmi lieviavrebbero coselasciato perdutamente,in come lepace. piùMi grandisbagliavo.|Un Nonormai horassegnato mai[[Friedrich tregua.|GabrieleNietzsche]] D'Annunzioche, indecisodopo seessersi accoppiarsirivoltato conparecchie lavolte crunanel d'unsuo agoloculo, ocommenta conl'idea undel platanosuperuomo dannunziano.}}
{{Cit2|Io credevo che per me potesse tradursi in realtà il sogno di tutti gli uomini intellettuali: essere costantemente infedele a una donna costantemente fedele|Gabriele D'Annunzio che si arrampica sugli specchi in maniera vergognosa}}
{{Cit2|Ti sento nei miei sensi e sento che i miei sensi non sanno che obbedire alla tua chiamata.|Gabriele D'Annunzio, ''Odi alla sveglia''}}
Gabriele D'Annunzio o <small>GABRIELE D'ANNVNZIO</small> o, come soleva chiamarlo il suo migliore amico [[Benito Mussolini]], Water d'[[Italia]] (* [[Pescara]], [[12 marzo]] [[1863]] – † [[Da qualche parte|Favelas di Gardone riviera]], [[1 marzo]] [[1938]]) fu uno dei più grandi pervertiti che la storia d'[[Italia]] ricordi, se non il più grande. Eroe di guerra fu anche il simbolo del [[decadentismo]] della mano sulla coscia delle ragazzine in minigonna sui tram e sui treni. Si impicciò per quarant'anni nella [[politica]] italiana tentando di far valere i propri ideali sopra quelli degli altri scoprendo ben presto di aver sbagliato in principio, infatti non facendo parte del [[clero]] la sua presenza godette sempre di una attenzione pari allo [[zero]] da parte dei gerarchi fascisti.
 
==Biografia==
[[Immagine:Gabriele_D'Annunzio_quindicenne.jpg|right|thumb|260px|Un giovane Gabriele D'Annunzio intento a comporre ''Bocca di rosa'' e ''Il Pescatore'', canzoni che poi donerà al suo amico e compagno di bevute e di prostitute [[Fabrizio De Andrè]]]]Gabriele D'Annunzio terzo figlio di Paolo Rapagnetta e Luisa de Benedictis<ref>Il fatto che di cognome facesse D'Annunzio avrebbe probabilmente dovuto far venire dei sospetti a Paolo sulla fedeltà della moglie.</ref> nasce a [[Pescara]] il [[12 marzo]] del 1863, appena nato dimostra le sue grandi qualità palpando il sedere all'ostetrica che lo aveva fatto nascere e gridando "''si ancora!''" dopo che gli aveva schiaffeggiato il sederino. L'infanzia di Gabriele passò felice, il poeta fin da piccino non si vergognava a dimostrare le sue perversioni facendosi trovare più volte dai suoi familiari intento a spogliare le [[Barbie]] delle suo sorelle e a fargli provare le posizioni del [[kamasutra]] con Ken. Nel 1879 D'Annunzio pubblica la sua prima opera "''[[Primo Vere]]''" che non ottenne il successo sperato ma, come per [[Elio e le storie tese]] a SanRemo, vinse il premio della critica. Il giovane Gabriele deluso dalla situazione però trovo il modo di farsi [[pubblicità]]: mise in giro la falsa notizia di essere morto cadendo da cavallo e di aver lasciato dieci bollini dell'agip all'interno di ogni suo libro attirando l'attenzione verso di lui sia da parte degli [[intelletuale|intellettualoidi]] dell'epoca che delle associazioni dei consumatori. Finiti gli studi liceali D'Annunzio si trasferì a [[Roma]] luogo di ritrovo di buona parte dell'Italia bene del tempo ma sopratutto di [[fica|fregna]].
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