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=== Le opere degli [[anni settanta]] ===
 
A questo primo periodo appartiene il San Sebastiano opera in cui Botticelli mostra già un avvicinamento alla filosofia dei circoli culturali colti vicini alla famiglia Medici, animati da [[Marsilio Ficino]] e Agnolo Poliziano, in cui la realtà era vista come la combinazione di due grandi principi, il divino da una parte e la materia inerte dall'altra; l'uomo così occupava nel mondo un posto privilegiato perché poteva stare seduto a parlare di cazzate e sentirsi intellettuale mentre sorseggiava un fragolino fresco e veniva accudito da massaggiatrici tailandesi. Botticelli fu ben accetto nella combriccola soprattutto perché faceva un Daiquiri importantissimo e serviva velocemente. Di quegli anni l’infortunio sul lavoro causato da un Marsilio Ficino in manifesto stato di [[ebbrezza]], il quale prendendo una pistola ordinò a Botticelli di ballare e per invogliarlo gli sparò vicino ai piedi, tra le grasse risate dei presenti. Purtroppo una pallottola lo colpì in pieno, staccandogli l’alluce sinistro. Per quello da quel giorno fu chiamato “Ragazzo, smettila di zoppicare e portami il cappuccino”.
Dalla frequentazione del salotto, fatta di umiliazioni e pernacchie, spesso intramezzate da un “Coglione” pronunciato da il Poliziano di turno per far ridere le ragazze, Botticelli acquisì nuova sicurezza nella pittura, espressa principalmente nella sua Adorazione dei Magi, quadro eseguito tra il [[1473]] e il [[1474]].
 
=== Al servizio dei Medici e di Sisto IV===
 
Dalla metà degli anni settanta Botticelli entrò nella cerchia dei Medici, che lo accolsero sotto la loro protezione accarezzandogli la testa e dicendogli che andava tutto bene. Riconducibili a questo periodo sono anche altre opere come il ‘’Ritratto di Giuliano de' Medici’’ ([[1478]]), superbo esempio di leccata di culo con doppio avvitamento.
La politica riconciliativa di [[Lorenzo de' Medici verso gli alleati della Congiura dei Pazzi si realizzò in maniera efficace anche attraverso scambi culturali, con l'invio dei più grandi artisti fiorentini a Roma quali ambasciatori di [[bellezza]], [[armonia]] e del primato culturale [[fiorentino]]; Botticelli si intrufolò nella carrozza che li portava nella città eterna, nascondendosi dentro un baule e facendosi i 3 giorni di viaggio in [[apnea ad assetto variabile]].
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{{Quote| Piacere, Domenico Ghirlandaio| Botticelli al Papa}}
In mezza mattinata fece tre affreschi presso la cappella sistina: le Prove di Mosè, le Prove di Cristo e la Punizione di Qorah, Dathan e Abiram. Nelle cronache vaticane viene riportata la seguente conversazione
{{QuoteDialogo|Papa| Caro Ghirlandaio, voi siete un ignorante patentato. Che diavolo sono quei segni marroni|Sandro|Si chiama tecnica [[supercazzola|bucolica dell’arconato maggiore]], citazione dei grandi pittori fiamminghi|Papa|A me sembrano delle strisciate di merda|SandroPerché tu di arte non capisci niente, chiesarolo. Chiamami un superiore.
Si chiama tecnica [[supercazzola|bucolica dell’arconato maggiore]], citazione dei grandi pittori fiamminghi.
A me sembrano delle strisciate di merda.
Perché tu di arte non capisci niente, chiesarolo. Chiamami un superiore.
Prese poi la prima corriera per Firenze mentre il Ghirlandaio e le guardie papali lo rincorrevano imbracciando fucili a pallettoni
Di quegli anni la Nascita di Venere e la Primavera sottratti a Pietro Perugino con una rapina a mano armata; tali opere gli fecero dichiarare:
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