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=== Apprendistato ===
Il suo vero e proprio [[apprendistato]] si svolse nella bottega di '''Filippo Pippi''' dal [[1464]] al [[1467]].<br />
Risalgono a questo periodo tutta una serie di [[Madonna|Madonne]], attribuite al Botticelli, che gli costarono trenta frustate per [[bestemmia]] reiterata. La primissima [[opera]] attribuita a Botticelli è la "''Madonna col Bambino, un angelo e una foca''"([[1465]] circa), la seconda è l'"''Orca Madosca''" ([[1466]]), entrambe dimostranti l’interesse del [[pittore]] verso il mondo [[animale]] e definiti dal Pippi degli “''stronzi liquefatti sulla [[tela]] che non valgono il [[prezzo]] della cornice utilizzata''”.<br />
Nonostante il talento del giovane Botticelli, il rapporto col maestro Pippi era difficile, forse per il carattere opprimente del ventenne apprendista. Il [[Vasari]], nelle sue ''Vite'' riporta alcuni dialoghi tra i due:
{{dialogo2|Sandro|[[Maestro]], posso dirle una cosa? Basta che non si offende|Pippi|Va bene, dimmi Sandrino}}
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{{dialogo2|Sandro|…Maestro... ma perché non disegniamo anche la parte opposta della tela?}}
Risultarono però determinanti nel progressivo processo di maturazione del suo linguaggio pittorico anche le influenze ricevute da [[Antonio del Pollaiuolo]] e [[Andrea del Verrocchio]], del quale potrebbe aver frequentato la bottega dopo la caduta in depressione e la fuga dall’[[Italia]] di Filippo Pippi.<br />
L'accentuato [[linearismo verrocchiesco]], inteso come espressione di movimento, risulta evidente nella
=== L’avvio della carriera in proprio ===
Nel [[1469]] Botticelli lavorava già da solo, come dimostra la portata al Catasto del [[1469]] in cui è segnalato come [[monolocale]]. Il [[9 ottobre 1470]] Filippo Pippi morì a [[Spoleto]], a seguito della visita di Botticelli, accorso al suo ritorno per fornirgli alcuni importanti consigli sull’importanza della tecnica pittorica alla [[Fosbury]].<br />
Dal [[18 agosto]] al [[18 agosto]] di quell'anno lavorò alla sua prima commissione pubblica, di notevole [[prestigio]] e [[risonanza]]: si trattava di una sedia del Palazzo di Giustizia che si era irrimediabilmente scheggiata qualche giorno prima. Botticelli per quel lavoro accolse lo schema presentato dal [[Pollaiolo]] nelle sue linee generali, ma impostò l'immagine in modo del tutto diverso:
Prima di produrre questi autentici aborti pittorici
=== Le opere degli [[anni settanta]] ===
A questo primo periodo appartiene il San Sebastiano opera in cui Botticelli mostra già un avvicinamento alla filosofia dei circoli culturali colti vicini alla famiglia Medici, animati da [[Marsilio Ficino]] e Agnolo Poliziano
Di quegli anni l’infortunio sul lavoro causato da un Marsilio Ficino in manifesto stato di [[ebbrezza]], il quale prendendo una pistola ordinò a Botticelli di [[ballare]] e per incitarlo fece partire diversi colpi mirando vicino ai piedi, tra le grasse risate degli astanti. Purtroppo una pallottola lo colpì in pieno, staccandogli l’alluce sinistro. Per questo motivo, da quel giorno, fu chiamato “Ragazzo, smettila di zoppicare e portami il mio cappuccino”.
Dalla frequentazione del salotto, fatta di umiliazioni e pernacchie, spesso intramezzate da un “Coglione” pronunciato dal [[Poliziano]] di turno per far ridere le ragazze, Botticelli acquisì nuova sicurezza nella pittura, espressa principalmente nella sua Adorazione dei Magi, quadro eseguito tra il [[1473]] e il [[1474]].
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=== Al servizio dei Medici e di Sisto IV===
Dalla metà degli anni settanta Botticelli entrò nella cerchia dei Medici, che lo accolsero sotto la loro protezione accarezzandogli la testa e dicendogli che andava tutto bene. Riconducibili a questo periodo sono anche altre opere come il ‘’Ritratto di Giuliano de' Medici’’ ([[1478]]), superbo esempio di doppia leccata di culo
La politica riconciliativa di [[Lorenzo de' Medici verso gli alleati della Congiura dei Pazzi si realizzò in maniera efficace anche attraverso scambi culturali, con l'invio dei più grandi artisti fiorentini a Roma quali ambasciatori di [[bellezza]], [[armonia]] e del primato culturale [[fiorentino]]; Botticelli si intrufolò nella carrozza che li portava nella città eterna, nascondendosi dentro un baule e facendosi i 3 giorni di viaggio in [[apnea ad assetto variabile]].<br />
Arrivato a Roma il 27 Ottobre, si svegliò di buona lena, precedendo gli artisti fiorentini, e presentandosi a Papa Sisto IV:
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{{dialogo2|Papa| Caro Ghirlandaio, voi siete un ignorante patentato. Che diavolo sono quei segni marroni|Sandro|Si chiama tecnica [[supercazzola|bucolica dell’arconato maggiore]], citazione dei grandi pittori fiamminghi}}
{{dialogo2|Papa|A me sembrano delle strisciate di merda|Sandro|Perché tu di arte non capisci niente, guarda che cappello hai in testa. Vai a chiamarmi un superiore, veloce!}}
Prese poi la prima corriera per Firenze inseguito dal Ghirlandaio e dalle guardie papali che
Di quegli anni la Nascita di Venere e la Primavera sottratti a Pietro Perugino con una rapina a mano armata; tali opere gli fecero dichiarare:
{{Quote| Modestamente Giotto mi fa una pompa| Sandro Botticelli agli eredi del pittore, durante le celebrazione per il centocinquantenario dalla sua morte}}
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