Takeshi's Castle: differenze tra le versioni

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Seguirono sette giorni e sette notti di celebrazioni solenni, durante i quali l’Altissimo fu incensato e venerato dai colleghi, improvvisatisi chierichetti, con la scatola vuota delle mentine in bella mostra nel taschino della giacca. Tra coloro che assistettero in prima persona all’evento, il Vate selezionò il più talentuoso dei suoi apostoli, lo chiamò a sé e gli disse: ''«Ho trascritto le mie gesta in questo blocnotes, il “Codice di tac-esci-casso”. Spogliati di tutti i tuoi averi, noleggia un’Ape Piaggio col megafono e percorri le strade del mondo: racconterai a tutti quello che è accaduto e diffonderai nei cuori degli uomini la buona novella»''. La scelta era ricaduta su tale '''Misake Sokazi''', un ragazzino rachitico di origini nipponiche addetto alle pulizie, molto noto in patria e schivato da tutti sin da bambino per la sua proverbiale e potentissima capacità di calamitare la sfiga. Spogliatosi dunque del suo mocio Vileda, Misake, che non aveva fatto neanche il patentino, partì con l’Ape la sera stessa. Dopo mezz’ora, era già stato pestato a sangue da cinque [[Ronde padane|rondisti padani]], che l’avevano scambiato per un cinese, e rincorso da un branco di cani randagi. Decise quindi, saggiamente, di allontanarsi dalla città.
 
[[Immagine:In_viaggioBorat vagabondo.jpg|right|thumb|250px|'''Misake Sokazi I''', nel suo viaggio di stenti verso il Giappone, si prepara un pollo arrosto.]]Giunto alla barriera di Venezia-Mestre, fu colpito da un fulmine (non un fulmine qualunque, bensì un cartellone della ''Gatorade'') che distrusse il mezzo. Pur schiacciato tra le lamiere di plastica, il poveretto riuscì a venirne fuori miracolosamente illeso e si accorse che una cinquantina turisti suoi connazionali avevano assistito all’incidente e se la ridevano della grossa, al suon di hohoho e hihihi. Fu allora che il giovane Misake realizzò che il disegno divino si stava nuovamente manifestando e che la superba impresa del suo Maestro era destinata a vivere nell’eternità. Rinfrancatosi, chiese un passaggio al pullman dei gitanti giapponesi, che naturalmente l’avevano riconosciuto e gli risposero: ''“Col casso!”''. Ma Misake aveva capito che i suoi compatrioti erano, per indole, senza dubbio il popolo più ricettivo e che, se fosse riuscito a tornare nel suo paese, avrebbe potuto diffondere la buona novella con grande successo. Fortemente determinato a riuscirci ad ogni costo, entrò in un negozio di maschere. Quando ne uscì, con un paio di occhiali col nasone e i baffi, era irriconoscibile e quindi pronto a partire alla volta dell’oriente. Non riuscendo ad entrare in nessun aeroporto (le porte automatiche non lo cagavano neanche di striscio) e dopo infruttuosi tentativi di fare l’autostop (voi lo dareste un passaggio ad un tizio con naso e baffi finti?) Misake si adattò a viaggiare a piedi, con il preziosissimo blocnotes sotto l’ascella. Perseguitato dalla sfiga e sonoramente deriso da cani e porci, il nostro beniamino, col carisma di uno stecco di ghiacciolo, non riuscì a convertire nessuno alla nuova fede; in compenso però, dopo 34 anni di cammino, giunse nella sua terra d’origine.
 
Il Giappone era rimasto proprio come se lo ricordava: un paese dedito al bon ton e alle costruzioni di carta, assoggettato al regime feudale, al capitalismo, a [[Godzilla]] e a [[Moira Orfei]]. I giapponesi trascorrevano la propria vita tra le 38 ore di lavoro quotidiane e il deprimente rituale del [[The|tè]]. Insomma, una società perfetta, pronta ad accogliere il ''“tac, esci casso!”''.
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Il ''“tac, esci casso!”'' si diffuse rapidamente, dapprima come alternativa ai sistemi di tortura convenzionale in uso nei servizi segreti giapponesi, in seguito come vero e proprio fenomeno culturale, sociale e di costume. Completamente ignorata fino a pochi decenni fa in tutto il resto del globo terraqueo, in Giappone questa tecnica meditativa ha riscontrato un incredibile numero di proseliti, con l’adesione di fatto del 100% della popolazione nipponica (neonati ed anziani compresi). Dalla sua introduzione ad opera dell’ormai leggendario ''Misake Sokazi I'', la pratica è stata perfezionata dalla sua linea diretta di successori (nati per partenogenesi… che trovasse una femmina è francamente impensabile) ed ampiamente differenziata per soddisfare le perversioni dei giapponesi, notoriamente [[sadico|sadici]] e [[emo|masochisti]].
 
[[Immagine:tipico_concorrentetipico concorrente Takeshi's Castle.jpg|right|thumb|250px|Tipica scena di un tipico concorrente in una tipica puntata del '''Momiamazo''']]Anche ai giorni nostri, milioni di giapponesi istruiti secondo il ''“tac, esci casso!”'', sentono l’irrefrenabile impulso di mettere a repentaglio la propria incolumità fisica e mentale: in ogni azienda, asilo nido, scuola, ospedale, negozio di intimo e macelleria del paese, i giapponesi mettono in pratica i preziosi insegnamenti, ne traggono godimento e si allenano in vista dell’evento principe della settimana. Si tratta del popolarissimo '''Tac-esci-casso Memorial''', più comunemente detto '''Momiamazo''', trasmesso in mondovisione per il sollazzo di tutta l’umanità: è una particolare variante del [[suicidio di massa]], nella quale la pratica del ''“tac, esci casso!”'' si esprime alla massima potenza.
 
==Il Momiamazo==
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