Strage del Rapido 904: differenze tra le versioni

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(Creata pagina con '{{Segretodistato}} right|thumb|420px|Le [[Ferrovie dello Stato|FF. SS. non rifusero i danni ai passeggeri in quanto ''"co...')
 
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Il biglietto era solo d’andata e non c’è ritorno.}}|{{s|Un tizio tristissimo}} [[Leoncarlo Settimelli]].}}
 
La '''strage del Rapido 904''' avvenne a bordo del Rapido 904, le prove a testimonianza di ciò sono schiaccianti. Definita anche '''strage di Natale''', rappresenta il colpo di coda dell'ormai agonizzante [[terrorismo]] degli [[anni '70]]. No, un momento. Essa rappresenta l'inizio dell'epoca nota come ''guerra di [[Mafia]]'' dei primi [[anni '90]] del [[XX secolo]]. Ma no, non è così: c'entra il terrorismo [[Camorra|camorristico]] coi [[pantaloni a zampa d'elefante]]... No. non va bene, non è corretto neanche così! Mettiamola in questo modo: diciamo che si tratta di terrorismo camorfioso. O maforra terroristica, boh, suonano bene entrambi.<br />
Il fatto è che questa strage si colloca in un contesto socio-temporale altamente ambiguo, a cavallo di due periodi storici profondamente differenti: agli slanci creativi ed innovativi degli anni '70 fa seguito una sensazione di indolente consapevolezza che galleggia in fiumi di Ramazzotti, Aperol ed [[eroina]], al ritmo martellante della [[Newnew Wavewave]]. Chi ha trascorso l'[[adolescenza]] in quel periodo ha oggi buone probabilità di essere un vecchio rincoglionito senza alcuna prospettiva per il futuro.
 
== L'attentato ==
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Nella vicina stazione di San Benedetto Val di Sambro vennero prestati i primi soccorsi ai feriti e trainato il convoglio. Qui finalmente venne allestito un ponte radio funzionante e fu possibile organizzare il trasporto dei feriti più gravi verso l'[[Ospedale|Ospedale Maggiore]] di Bologna. La [[Società Autostrade]], per agevolare tale operazione, mise gratuitamente a disposizione un casello poco distante, salvo ritoccare verso l'alto i pedaggi nel giro di un paio di settimane.
 
Il piano d'emergenza era stato messo a punto all'indomani della [[strage di Bologna]] e prevedeva la cooperazione tra forze dell'ordine e mezzi di soccorso, la razionalizzazione delle vie d'accesso agli ospedali del capoluogo felsineo e l'impossibilità di presenziare per [[Gabriele Paolini]]. L'attentato al Rapido 904 costituì la prima vera opportunità di sperimentarne l'efficacia. La cosa più difficile fu ricordare in quale cassetto era stato chiuso il manuale operativo, operazione che richiese un'ora buona di spremitura di [[meningi]]. Fortunatamente questo fu l'unico ritardo e gli operatori coinvolti si comportarono in maniera a dir poco esemplare. Dopo questa esperienza il servizio centralizzato di Bologna Soccorso sarebbe diventato il primo nucleo attivo del servizio di emergenza ''[[118]]''.
{{Cit2|Raga, addio [[assenteismo]], addio [[fancazzismo]]. Ci siamo fottuti con le nostre mani!|Il coordinatore della Centrale Operativa di Bologna encomia il suo gruppo.}}
 
== Le indagini ==
[[File:S.Benedetto appare nella strage del rapido 904.jpg|thumb|right|400px|Giacché più volte nominato, S.Benedetto decise di fare una apparizione straordinaria durante le indagini; purtroppo però, nessuno poté dargli udienza a causa del gran fermento delle stesse. ]]
La macchina dei soccorsi aveva funzionato egregiamente, avrebbe saputo fare altrettanto la macchina della giustizia? Si partiva da pochi punti fermi, tutti in comune con la [[strage dell'Italicus]] di dieci anni prima: tanti morti, tantissimi feriti, un treno sventrato e la Grande Galleria dell'Appennino involontario teatro del misfatto in entrambi i casi.
{{Cit2|È chiaro come il sole: i terroristi hanno voluto celebrare il decennale della strage dell'Italicus!|Il questore Cleto Cervellone deciso a chiudere le indagini.}}
Si ripresero in mano i polverosi fascicoli delle stragi nere e si procedette col metodo ampiamente collaudato in precedenza: si rastrellarono circoli [[anarchici]] e covi di [[neofascisti]], si cercarono collegamenti col terrorismo internazionale, la [[banda della Magliana]], la [[Loggia PS2|Loggia P2]] e i [[servizi segreti]] deviati. Alla fine il guazzabuglio di congetture fu tale che, a tre mesi dall'attentato, l'unica cosa sicura era che [[nessuno]] ci aveva capito una mazza.
[[File:Frigorifero pieno di esplosivo.jpg|thumb|left|350px|La svolta nelle indagini: una investigatrice di primo pelo, grazie ad una straordinaria intuizione, si insospettisce sui contenuti del frigorifero del covo.]]
La svolta giunse per un caso del tutto [[Botta di culo|fortuito]]: nel marzo [[1985]] erano stati arrestati a [[Roma]] per [[spacciatore|commercio illegale]] di [[droga|merce illegale]] Guido Cercola e Giuseppe Calò: il nomignolo di quest'ultimo, "Pippo", aveva attirato l'attenzione degli agenti, in quanto, secondo essi, tradiva inequivocabilmente l'abitudine di assaggiare la roba prima di smerciarla. Nel maggio successivo fu individuato il loro covo, all'interno del quale venne rinvenuto un apparato tipo [[scatole cinesi]]: una valigia che ne conteneva altre due più piccole, in cui si trovava un apparato ricetrasmittente che conteneva le pile per farlo funzionare. Dentro le pile c'erano dei dischi di [[zinco]] alternati a dischi di [[rame]], immersi in una soluzione acidula. Gli agenti rimasero stupefatti: quanto doveva essere perversa e malata la mente che aveva concepito un simile marchingegno? A completare il quadro furono trovate antenne, cavi elettrici, mozziconi di [[spinello]], due plettri un po' usati, venti cerini e sei sigarette. Insospettiti dalla mancanza di una [[chitarra]], i poliziotti notarono che il [[Frigo a pedali|frigorifero]], anziché essere pieno di [[birra|birre]], conteneva una certa quantità di esplosivo, lo stesso usato per la strage.
 
È il [[9 gennaio]] [[1986]] quando Cercola e Calò vengono formalmente accusati di aver eseguito materialmente la strage: a loro carico erano stati raccolti innumerevoli indizi ed essi stessi avevano fatto delle piccole ammissioni. Per ottenerle, gli inquirenti non avevano esitato a [[tortura|torturarli]] mediante la visione forzata e continuata di tutte le puntate dell'[[Almanacco del giorno dopo]]; prima di andare a dormire dovevano scrivere un resoconto dettagliato delle puntate visionate in giornata e se commettevano qualche errore dovevano ricominciare da capo. Emerse altresì una serie di collegamenti con varie organizzazioni malavitose e con un [[tedesco]] di nome Friedrich Schaudinn, esperto di [[Trenino elettrico|trenini elettrici]] ma soprattutto di dispositivi radiocomandati identici a quello usato per la strage: ne furono trovati diversi in casa di Pippo Calò, che non fu creduto quando dichiarò: {{Quote|Non pensate male, uno è il telecomando del [[garage]], un altro è per la mia automobilina radiocomandata e l'ultimo aziona la pompa di calore!}} Con queste premesse in mano, agli inquirenti non restava altro che inquadrare l'ideologia che aveva concepito l'attentato. Calò e Cercola potevano essere neofacisti, veterocomunisti o [[vegano|vegani]], [[Camorra|camorristi]] o infiltrati di qualche organizzazione paramilitare. Si scoprì che erano un po' tutte queste cose qua e si andò a processo.
 
== I processi e le condanne ==
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Stavolta, a differenza di altri misteri italiani, sembrava tutto abbastanza chiaro: c'era la strage, c'erano gli indiziati, c'erano delle cose molto simili a prove, c'erano i giudici, c'erano i tribunali, c'era l'associazione dei parenti delle vittime. Caso forse unico, non si era verificato alcun tentativo di [[depistaggio]]. I depistatori abituali si erano resi irreperibili e provando a fargli una telefonata entrava in funzione la [[segreteria telefonica]]. I processi si sarebbero dovuti concludere in breve tempo e con esito positivo. È andata veramente così?
 
La Corte di Assise di Firenze il [[25 febbraio]] [[1989]] rifilò l'[[ergastolo]] a Pippo Calò, Cercola e ad altri personaggi legati ai due (Alfonso Galeota, Giulio Pirozzi e Giuseppe Misso, camorrista detto '''O Direttore Sanitario'' in quanto boss del Rione Sanità), con l'accusa di [[strage]]. Inoltre, condannò a 25 [[anni]] di [[galera]] il crucco Schaudinn, più una serie di altre pene ad altri personaggi emersi dall'inchiesta, per il reato di banda armata. Finì nel calderone anche [[Gente che passava di lì per caso|qualche ignaro passante]].
 
Al secondo grado la sentenza fu emessa il [[15 marzo]] [[1990]]. Le condanne all'ergastolo per Calò e Cercola vennero confermate. Misso, Pirozzi e Galeota vennero invece assolti per il reato di strage, ma condannati per detenzione illecita di esplosivo, con la seguente motivazione: ''"Detenere esplosivo è diverso da farlo detonare: ci sono ben due vocali che fanno la differenza".'' Il tedesco Schaudinn venne invece assolto dal reato di banda armata, ma rimase incolpato della strage e condannato a 22 anni, con la seguente motivazione: ''"Anche se non deteneva l'esplosivo, poteva benissimo farlo detonare. Il cambio di vocali si è dimostrato anche in questo caso determinante, [[la Settimana Enigmistica]] lo ha acclarato in maniera inoppugnabile".''