Siena: differenze tra le versioni

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I pleonasmi tipo "l'è", "gli è", "tettu" e affini sono vietati pena tonfi nelle gengive o legnate sul groppone. Non proibito, ma decaduto è anche il "tu", sostituito in ogni caso da "te". Sono invece assai apprezzati i moccoli a sottolineare i concetti o a scandire meglio le frasi, specie se adeguatamente articolati. Per le persone più garbate, ai santi del calendario si può sostituire il termine "[[maremma]]", che tanto le offese ci stanno bene, mica solo a Siena (es. ''maremma cignala'').
 
Nella conversazione bisogna ricordarsi alcune cose: il senese non è come il fiorentino, beffardo e insinuante, né come il livornese scaricatore di porto, né come il pisano (non so come altro definirlo) né come il chianino (idem), men che meno come il grossetano. Il senese è schietto, sì, ma anche parecchio lezzo (dicasi lezzo individuo pronto a mollare una scarica di legnate al primo che capita), attaccato alle tradizioni più o meno come un politico alla poltrona, ed ha degli argomenti su cui bisogna andare in punta di piedi, in primis il succitato Palio, di cui può disquisire per ore e su cui non accetta critiche. Animalisti, membri della LAV e fan di Brigitte Bardot sono invitati a fingersi muti o a parlare esclusivamente in tongano o xhosa, sennò rischiano il linciaggio (e l'ultima volta che ha provato a denunciare un contradaiolo per percosse, la polizia ha scritto sul verbale solo tre parole: "ben gli sta").
 
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