Riccardo Ferri: differenze tra le versioni

nessun oggetto della modifica
Nessun oggetto della modifica
Riga 12:
 
==Gioventù==
[[File:Due ferri da stiro.jpg|left|thumb|180px|I fratelli Ferri da ragazzi, temprati dalle difficoltà di una vita senza soldi, cibo e talento calcistico.]]
Riccardo, chiamato ''[[Riccardone]]'' dalla [[nonna]], ''Ferri II'' o ''Ferri 2.0 - reloaded'' dalle [[figurine Panini]], ''Quello là'' dagli [[amici]] e ''[[Ehi, campione!]]'' da chi vuole pigliarlo per il [[culo]], nasce da una famiglia di grandi [[sport|sportivi]]: il [[fratello]] Giacomo giocò infatti a lungo in [[Serie A]] nel [[Torino F.C.|Torino]], la [[sorella]] divenne allenatrice di [[pallafica]] mentre la [[madre]] era una campionessa di salto sull'asta. Il nome più noto della famiglia era tuttavia il [[padre]], un vero asso nella [[caccia al negro]], disciplina nella quale ottenne numerose medaglie, specialmente [[paralimpiadi|paralimpiche]], dal momento che preferiva sparare a quelli in [[sedia a rotelle]].
 
Avendo ricevuto in dono cotanto [[DNA]], Riccardo non poté che cimentarsi a sua volta in attività ludiche, forte di un [[Stephen Hawking|fisico atletico e poderoso]], ma a dispetto di numerosi tentativi nelle più svariate specialità si ritrovò ben presto a dover fare i conti con l'amara realtà: era più incapace lui ad imparare una qualsivoglia abilità tecnica che [[Vasco Rossi]] a concepire un testo di senso compiuto.
 
Inizialmente tentò con la [[pallacanestro]], ma venne scartato a causa delle sue modeste capacità: per quanto si sforzasse, infatti, non riusciva mai a palleggiare senza farsi rimbalzare la palla in faccia. Ancora peggiori furono poi i suoi risultati nei [[tuffi]], dove il suo promettente avvenire venne pregiudicato dalla tendenza ad inciampare sul suo stesso costume, e non andò meglio nemmeno nel [[golf]]: nel completare una sola buca finì infatti per dissodare buona parte del campo, fatto che fece sì che la sua dinamica di tiro fosse a lungo analizzata dalla [[Landini]] per progettare la sua nuovaalcuni lineaprototipi di [[motozappa|motozappe]].
 
Preso infine atto della sua inettitudine, il giovane Riccardo appese al chiodo le proprie [[Carolina Kostner|disilluse velleità sportive]]: per un breve periodo fu sul punto di ripensarci, prima che il padre lo facesse tornare sui suoi passi e appendesse al chiodo lui. Trovò quindi impiego presso una stireria, dove in breve tempo fu in grado di ottenere pieghe impeccabili sui pantaloni col solo utilizzo dei [[piede|piedi]].
Riga 24:
 
Mentre al nostro il successo sportivo sembrava più irraggiungibile di un concetto per [[Maurizio Gasparri]], la carriera del fratello procedeva speditamente: il {{citnec|talentuoso}} Giacomo infatti era titolare nell'[[Albinoleffe]] che stava dominando il campionato di [[Football Manager]] e iniziava ad essere contattato da squadre di serie A. Tra le prime ad interessarsi a lui ci fu il [[Milan]], che lo convocò per un [[provino]], al quale lo accompagnò proprio Riccardo. Il padre, infatti, era andato a portare all'[[ospedale]] la sorella, che si era accidentalmente recisa il [[labbro inferiore destro]] mentre si radeva con il [[Magic Harry]].
[[File:Sasso parallelepipedo.jpg|right|thumb|175px|Radiografia del piede destro di Riccardo Ferri.]]
I fratelli Ferri si presentarono dunque a Milanello, dove presenziava nientemeno che [[Nereo Rocco]], che a 78 anni era ancora nello staff tecnico dei rossoneri e non voleva saperne di andare in [[pensione]], anche perché non gli avevano mai pagato i contributi. Il Paron salì gli scalini verso la tribuna tra due ali di tifosi che lo sgambettavano ripetutamente, firmando autografi in cambio di un bicchiere di [[vino|merlot]] e incoraggiando le giovani promesse con undei calorosocalorosi ''”Va"Va in [[mona]], bocia!"''. La partita però tardava a cominciare, poiché uno dei ragazzi [[Mario Balotelli|si era slogato una spalla nel tentativo d'infilarsi il fratino]] e non si riusciva a trovare un rimpiazzo per giocare l'incontro a uomini pari, finché Giacomo per aumentare le proprie chance non propose di completare i ranghi gettando nella mischia il fratello.
 
Riccardo fu il primo ad essere sorpreso dalla chiamata, dato che l'unico oggetto che aveva preso a calci prima di allora era lo spigolo del suo [[comodino]], e per accelerare i tempi disputò il provino con la stessa ''mise'' con cui era arrivato: calosce bucate e incrostate di guano, salopette da [[lavoro]], cappellino di [[Pluto]] con le orecchie e una maglia taroccata di [[Gianni Rivera]], del tutto analoga all'originale tranne per le righe viola e verdi e il numero 48 sulla schiena.
 
Prevedibilmente, lo sprovveduto fratellino andò in evidente difficoltà fin dal primo minuto, dato che in mezzo ad alcuni tra i giovani più promettenti della penisola si sentiva fuori luogo come un [[tampax]] infilato nelle [[orecchio|orecchie]]. Inoltre faticava tremendamente a stare in piedi, con quella tenuta di gioco e soprattutto con quei piedi. Durante la prima pausa di gioco si avviò gattoni a bordo campo per chiedere consiglio a Rocco, che, dopo averlo mandato vigorosamente in mona e stordito con il fiatoun'alitata da vinomerlot poco meno potente del [[raggio laser]] di [[Ciclope]], gli rispose col suo celebre motto:
 
{{quote|Ciapa tuto quelo che te vedi che se move su l'erba, se l'è el balon, mejo!}}
[[File:Paul Gascoigne3.jpg|left|thumb|160px|Ferri imparò velocemente le piccole malizie da usare in area di rigore.]]
E fu così che avvenne il [[miracolo]]. Caricato da queste parole, Riccardo prese a spazzare il campo in lungo e in largo, alla spasmodica ricerca di oggetti semoventi da colpire, con un'abnegazione e un'intensità che non scemarono nemmeno quando si accorse che c'era un solo [[pallone]] in gioco. A fare le spese di tanta esuberanza furono in particolare le [[osso|ossa]] degli altri giocatori e una signora che abitava nei dintorni del campo, che ebbe una vetrata distrutta da due [[peroni]] fatti volare via da Riccardo con un tackle su un avversario che si accingeva a battere un [[calcio di rigore]]. Impressionante fu anche la sua padronanza della marcatura a uomo: infatti non si staccò mai dal [[centravanti]] avversario, anche perché se lo avesse fatto sarebbe crollato al suolo.
 
Nereo Rocco, nelle rare pause tra un merlotbicchiere e l'altro, non poté fare a meno di redigere un rapporto favorevole sul giovane Riccardo, che venne quindi scelto al posto del fratello che accompagnava, come d'altronde accade a tutte le finaliste di [[Miss Italia]]. Il Paron stesso gli telefonò per congratularsi e dirgli di presentarsi in sede per un secondo provino ma, riavutosi dalla [[ebbrezza|sbornia]], gli diede l'indirizzo di Appiano Gentile, raccomandandogli di dire che lo mandava [[Helenio Herrera]] e sperando, se non di rifilarlo all'[[Inter]], di mandarlo a distruggere qualcuno dei loro campioni in [[erba]].
 
Al primo appuntamento con i nerazzurri, tuttavia, il nostro non solo esibì ancora una volta la<ref>totale mancanza di</ref> {{citnec|qualità}} che gli era valsa l'attenzione di Nereo Rocco, ma si superò quando, dopo aver rubato palla all'attaccante avversario con un [[pugno in faccia|contrasto perfetto]], scattò rapidissimo e spedì una bordata imprendibile all'incrocio dei pali della propria porta. Gli emissari dell'Inter presenti, visto ciò, non ebbero più dubbi e si affrettarono a metterlo sotto contratto, sia per evitare di farsi sfuggire un altro potenziale campione com'era appena accaduto con [[Franco Baresi]] e [[Marco Amelia]], sia perché confidavano che col [[tempo]] sarebbero riusciti ad insegnargli ala calciarecapacità nelladi direzioneorientarsi, giustadi cui che fino ad allora difettava non solo in campo, se si considera che impiegava normalmente dalle due alle cinque ore per completare il tragitto dalla sua camera al [[cesso]]. Fu così che ebbero inizio la carriera di Ferri e la tradizione nerazzurra di tesserare qualunque [[pippa]] transitasse da Appiano Gentile.
 
==Esordio da professionista==
0

contributi