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[[File:Governo Andreotti IV.png|thumb|right|400px|La Loggia P2 all'apice dello splendore.]]
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{{Cit|Mi dovrebbero almeno dare il copyright!|[[Licio Gelli]] reclama i [[Diritto d'autore|diritti d'autore]] dopo l'ennesimo saggio di [[Marco Travaglio|Travaglio]] sulla P2}}
[[File:Governo Andreotti IV.png|thumb|right|400px|La Loggia P2 all'apice dello splendore.]]
 
La '''LoggiaPropaganda Due''', più nota come '''P2''' o '''[[PD]]''', costituisce, insieme a [[Cosa Nostra]], uno dei due poteri universali che reggono l'[[Italia]].
 
== Finalità e obiettivi ==
La Loggialoggia P2 è l'istituzione temporale incaricata di salvaguardare il Paese dalla minaccia del [[comunismo]], che nel secondo dopoguerra mise a serio repentaglio la [[libertà]] dei cittadini.
 
La sua Santa Missione è stata lungamente ostacolata dall'ingerenza dello Stato Italiano, associazione eversiva di stampo [[Marxismo-leninismo|marxista-leninista]] che mirava a trascinare l'Italia verso una dittatura delle [[toghe rosse]].
 
Dopo anni di battaglie, il pericolo di una rivoluzione proletaria fu definitivamente scongiurato nel [[1994]], grazie alla vittoria sui [[Comunista|comunisti]] del piduista [[Silvio Berlusconi]]<ref>Tessera n. 1816, codice E. 19.78, gruppo 17, fascicolo 0625</ref> e alla fagocitazione dello Stato Italiano da parte della Loggia P2.
 
== La Mente ==
Maestro Venerabile della loggia P2 fu [[Licio Gelli]], il quale era un faccendiere-intrallazzatore-trafficone: insomma, era il classico tizio che non si capisce bene che cosa faccia nella vita, ma che inspiegabilmente ha le mani in pasta ovunque.
 
[[Giulio Andreotti]] seppe scrutarne il talento e nominarlo così "Custode delle Chiavi e dei Luoghi d'Italia".<br/> Con questo titolo, nel corso della lunga battaglia contro il comunismo, Gelli e la P2 vennero in diverse circostanze consultati su questioni nevralgiche, come il rapimento di [[Aldo Moro]].
 
== Caso Moro ==
Nel [[1978]], in seguito allo {{citnec|sconvolgente e imprevisto}} rapimento di [[Aldo Moro]], il Ministro dell'Interno [[Francesco Cossiga]] dispose l'istituzione di due "comitati di crisi". A questi organi egli affidò il compito di tracciare la linea da seguire nei rapporti con le [[Brigate Rosse]] e deliberare quali fossero il colore e la fantasia della [[cravatta]] più consoni alle cariche dello Stato per presenziare agli imminenti [[Funerale di Stato|funerali]] di Moro. Per questo cruciale ufficio, Cossiga ritenne opportuno interpellare personalità di comprovata lealtà e statura morale: incaricò così Gelli e una dozzina di altri piduisti di ottemperare a questo delicato compito.
 
Durante i lavori dei comitati, furono discusse le seguenti mozioni:
*Inscenare un blizt fittizio della [[polizia]] nel quartiere generale delle BR, permettendo ai sequestratori di fuggire dalla porta sul retro: avrebbe potuto funzionare, ma c'era il rischio che i brigatisti, credendo di essere davvero perseguiti dallo Stato, intimiditi, rinunciassero così ad uccidere Moro.
*Trattare con i [[Terrorismo|terroristi]], dimostrando l'impegno delle istituzioni per salvare Aldo Moro, tergiversare ed infine rovesciare il tavolo e abbandonare Moro al proprio destino. Una buona idea, che avrebbe soddisfatto anche [[Bettino Craxi|Craxi]] e i [[Partito Socialista Italiano|socialisti]], ma che richiedeva troppo tempo, mentre Andreotti fremeva d'impazienza per togliere di mezzo Moro ed essere rinominato [[Presidente del Consiglio]].
*Telefonare ai brigatisti e far loro una [[supercazzola]].
 
L'impasse fu risolta dall'intervento in prima persona di Giulio Andreotti, il quale stabilì che si dovesse fare alla classica maniera [[Democrazia Cristiana|democristiana]]: decidere di non decidere, non fare nulla e lasciare che gli eventi seguissero il loro naturale corso.
 
== Iniziati eccellenti ==
[[File:Mimimmi.jpeg|thumb|right|300px|Massoni iniziati alla P2.]]
*'''[[Silvio Berlusconi]]''': promettente [[imprenditore]] edile [[milanese]], capace di gesti di sconfinata [[umiltà]] e magnanimità. Il più eclatante è la scelta di condividere con i propri dipendenti la condizione di manovale, aderendo alla [[massoneria]] con la qualifica di "apprendista [[muratore]]".
*'''[[Maurizio Costanzo]]''': [[giornalista]] servizievole, scelto come contraltare moderato allo strapotere mediatico dei comunisti, i quali già tenevano saldamente in pugno l'[[informazione]]; sfruttando il loro peso politico per trasmettere in prima serata, a reti unificate e con cinque repliche, l'Angelus di Papa [[Paolo VI]] e per pubblicare, sui maggiori quotidiani nazionali, graffianti inchieste sul pellegrinaggio a [[Lourdes]] di [[Arnaldo Forlani]].
*'''[[Claudio Villa]]''': icona della musica italiana, l'uomo giusto per allungare i tentacoli sul [[festival di Sanremo]]. L'influenza e le pressioni della P2, infiltrata con i suoi uomini nella giuria sanremese, fu determinante nel sancire, nell'edizione del [[1978]], la vittoria dei [[Matia Bazar]] della manifestazione canora, a scapito del favorito [[Rino Gaetano]], inviso ai poteri forti.
*'''[[Vittorio Emanuele di Savoia]]''': erede di una [[Savoia|dinastia decaduta]], ma che poteva sempre tornare utile all'uopo. La sua iniziazione permise di mettere le mani avanti, nel caso di un ritorno alla [[monarchia]].
*'''[[Roberto Calvi]]''': probo e scaltro [[faccendiere]] con un'anima [[ecologista]], sostenitore della [[raccolta differenziata]] e del [[riciclaggio di denaro]]. La P2 si avvalse della sua perizia nel rimediare denaro, per finanziare le proprie iniziative filantropiche. Per la sua prodigalità e il suo altruismo, attirò su di sé l'avversione dei comunisti, che lo impiccarono sotto un ponte a [[Londra]].
*'''[[Angelo Rizzoli]]''': ah, la stampa... Chi non ha mai bramato di impadronirsene? E quale uomo più adatto di Angelone Rizzoli, editore spregiudicato (e pregiudicato), autentico collezionista di testate giornalistiche e Presidente della [[Rizzoli Editore|casa editrice]] proprietaria del [[Corriere della Sera]] e di un enorme cumulo di debiti? Peccato che le toghe rosse abbiano percepito, nell'attività imprenditoriale di Rizzoli, una minaccia per l'edificazione del [[socialismo reale]] e siano prontamente corse ai ripari, sfoderando contro l'editore l'arma della [[persecuzione giudiziaria]] e arrestandolo con un'assurda condanna per [[bancarotta]] fraudolenta.
*'''[[Michele Sindona]]''': [[Banca|banchiere]] e pupillo di Andreotti, che, per i suoi meriti conseguiti nel campo della musica, lo definì il "salvatore della [[lira]]". Fu un [[mecenate]] stimato e rispettato da tutti nella sua [[Sicilia]], dove era affettuosamente chiamato "Don Michele". Tuttavia, l'[[avvocato]] [[Giorgio Ambrosoli]], evidentemente in cerca di notorietà e smanioso di fare carriera, ebbe l'ardire di mettere in discussione la rettitudine di una persona tanto integerrima come Sindona<ref>Per questo spudorato affronto, Ambrosoli fu assassinato; anche se la colpa è solo sua, poiché, come ha lucidamente fatto notare Andreotti, ''«certo era una persona che, in termini romaneschi, se l'andava cercando.»''</ref>. A conferma del fatto che ad andarsene siano sempre i migliori, il [[Sfiga|Fato]] volle che Sindona fosse [[Diabete|diabetico]] e che un giorno Andreotti gli avesse incautamente offerto un [[caffè]] al [[bar]], dimenticando di avvisare l'amico di aver già aggiunto nella tazzina cinque cucchiaini di [[zucchero]]...
 
== Note ==