Nonno Fiorucci: differenze tra le versioni

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=== Racchettata al Nonno ===
Considerata da molti l'opera prima del Nonno, alla stregua de "Odi et Amo" fra le Nugae Catulliane, questo breve ma intenso capolavoro ci mostra come in seguito a un innocente scherzo si scateni tutta la collera contro la divinità del Genio. Il passo si apre con il famoso porca bestia della madonna che viene pronunciato con l'accentuazione delle ''b'' e delle ''sc'' per conferirgli maggior enfasi. Come nella ''mpeshtata'' dell'opera ''Strenta dla coscia'', la distorsione dialettale della lettera ''s'' di bestia, pronunciata come ''sc'' di ''scema'', assume un significato onomatopeico e ricorda lo strisciare del serpente, animale caro al Nonno nella descrizione della natura avvelenata e venefica della divinità. Seguono una serie di imprecazioni, sempre rivolte alla madonna con una conclusione in cui le si da della puttana. Degni di nota sono sia il fatto che la prima parola detta dal Nonno dopo essere stato svegliato dalla racchettata sia stata una bestemmia, sia che l'intero pezzo abbia un unico protagonista, cioè la madonnnamadonna.
La stessa considerazione ''m'ha rotto i cojioni pe'sempre'', che ai più appare rivolta al nipote recchettante, in realtà lo è probabilmente alla vera protagonista della celeberrima fra le Nugae Fiorucciane: la divinità ostile in altre opere dipinta magistralmente come sverminata, tubercolosa mille volte, maiala, zingara e troia assassina, ''porcatroialuridam'pestataluridona''. Da sottolineare come l'abile accostamento del passato prossimo ''m'ha rotto i coijoni'' alla costruzione avverbiale ''pe'sempre'' (''pe''' complemento di fine e ''sempre'' complemento avverbiale di tempo continuato) contribuisca a creare una struttura temporale metafisica, all'interno della quale le ingiurie rivolte alla divinità affondano origini in un passato ancestrale indefinito per tendere a un futuro infinito, senza soluzione di continuità. Con l'allontamento dei nipoti dal luogo del misfatto, lo stesso sfumare della percettibilià delle imprecazioni e il loro riecheggiare fra le stanze del casolare, uniti al passaggio repentino da una zona d'ombra a una di luce, concorrono a creare questo clima onirico in cui le normali cognizioni dello spazio e del tempo perdono di significato e la sola voce del Sommo assurge a verità assoluta.
Ma la vera e propria perla di questa opera è il fatto che , colpito in pieno sonno , impiega alcuni secondi per riprendere conoscenza e dopo una pausa silenziosa, inizia una imprecazione immediata alla madonna, definendola appunto porca e bbestia. Segue un imprecazioen diretta al responsabile del gesto "''io c'ho n fjo ch'è n'imbecille..ascolta ve, mo m'è rotto i coglioni bèn bène''" , per poi ricominciare immediatamente con le bestemmie articolate.
Utente anonimo