Utente anonimo
→Strenta dla coscia
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===Strenta dla coscia===
Quella che in realtà sembrerebbe un'opera minore del Nonno si rivela, all'occhio indagatore ed esperto, come una vera e propria miniera di innovazioni. L'opera comincia in medias res, a fatto già avvenuto ed è capace di cogliere tutta la rabbia del Maestro che si manifesta con un "avvelenata tubercolsa mille volte" sicuramente rivolta alla madonna. Degno di nota è la presenza della tecnica moltiplicativa, ovvero la madonna è affetta da tubercolosi mille volte, tecnica che poi, per oscuri motivi, il Nonno ha deciso di abbandonare. A metà dell'opera compare la simpatica filastrocca "porca troia lurida mpestata luridona della madonna?" che riassume quasi tutte le caratteristiche principali del bel parlare fiorucciano: oltre la rabbia , che come abbiamo già detto intride tutta l'opera, ci troviamo di fronte all'uso del genitivo per l'indicazione dei soggetti nonché all'uso di una salva di aggettivi per definire la divinità avversa che potremmo anche considerare come una variazione sul tema della pluralità dei soggetti cooperanti. Da notare è anche il ''climax'' ascendente di aggettivi rivolti alla divinità in questione: all'inizio semplicemente "porca", rafforzato da un subitaneo "troia", crescente in un "lurida" e culminante nell'"impestata". l'attributo finale "luridona", accrescitivo del già citato "lurida" (cosa che a un professorino da liceo apparirebbe come una ripetizione - e conseguentemente un errore - ma che conferisce una struttura
Il testo completo è: "Avvelenata tubercolosa mille volte, dio serrpente avvelenato, dio cane allora. Me venghi a dà i pizzichi de 'sto modo nte la coscia? Porrca trroia lurida 'mpestata luridona della madonna?
Shtà vigliacca della madonna, sthà troia, puttana, maijala... SHT'AVVELENATA DIO MAIALE"
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