Nonno Fiorucci: differenze tra le versioni

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{{sottotitolo|Da Nonciclopedia, l'enciclopedia libera dalle scorze dei fichi}}
 
{{Gesudicecitazione|'''[[Porco Dio]] lo possiamo dire lui ed IO'''|Gesù}}
 
 
 
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[[File:Papamosconi2.jpg|60px|left]]<big>'''[[Porco Dio|Porco Dio!]]'''</big><br /><br />'''Papa Germano Primo''' ha personalmente benedetto (a suo modo) questa voce.<br />'''Alleluia! Alleluia! Alleluia!'''
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{{Gesudice|'''[[Porco Dio]] lo possiamo dire lui ed IO'''}}
{{Nowikipediapar}}
 
{{Cit2|Dio lupo manaiomanajo!|Nonno Fiorucci su Dio.}}
{{Cit2|En pochi!|Nonno Fiorucci in merito al numero di bestemmiatori in [[Italia]].}}
{{Cit2|Dio serpente avvelenato!|Nonno Fiorucci su [[tutto]].}}
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{{Cit2|..Il modus imprecandi fiorucciano, in tutta la storia della bestemmia, dai dinosauri alla martellata sul dito dello zio, dal big bang alla costruzione della morte nera e oltre, è di sicuro uno dei più vari e apprezzabili: Abilità, spirito bestemmiatore, apertura lessicale e mentale, esperienza indotta.. Nonno fiorucci, L'uomo fatto a bestemmia. |Introduzione al poeta nel ''manuale della bestemmia'', Mondadori, su Nonno Fiorucci.}}
 
'''Nonno Fiorucci''' è stato e sarà sempre uno dei più grandi Maestri innovatori della [[bestemmia]] tradizionale. Massimo esponente contemporaneo della città di [[Perugia]].
{{noncitazionilink}}
 
== Vita ==
 
Al secolo '''Vincenzo Gagliardoni Proietti''', Nonno Fiorucci nasce a [[Perugia]] nel [[1934]] sotto il segno dell'ariete. Inizia a bestemmiare già dai primi secondi di vita e deve ancora smettere anche se alcuni hanno profetizzato che la sua parola vivrà oltre la sua morte. La [[SNAI]] dà questa possibilità a {{citnec|1.001|e=Ti piace vincere facile?}}. Nel [[1946]], durante una confessione, pronuncia una irripetibile bestemmia nella chiesa di Assisi, tale da dover mandare il prete in ospedale con tutto il confessionale, mentre i crocifissi si staccarono dalle pareti e Gesù Cristo in persona scendeva dal cielo per dare le dimissioni.
 
Benché autodidatta e privo dei mezzi tecnologici oggi disponibili per apprendere e praticare la nobile arte della [[Bestemmia]], riesce comunque a raggiungerne i più alti livelli, modificando in maniera sostanziale le idee dei suoi ascoltatori che si trasformano inevitabilmente in fedeli discepoli. La sua [[bestemmia|Arte]] pur non discostandosi dai temi classici riesce comunque a rinnovarli rinvigorendoli con gioia e fantasia. Per tali motivi gli viene conferita la cittadinanza onoraria dal comune di [[Codroipo]] (anagramma di ''porco Dio'').
 
Ultimo, ma solo in ordine di apparizione, dei grandi della bestemmia è stato tramandato ai posteri grazie all'amorevole lavoro dei suoi diletti nipoti (Lorenzo detto "Lorè" e Francesco) che, immortalando le sue orazioni tramite videofonino, lo hanno consegnato alla storia. L'[[UNESCO]] sta valutando la proposta di rendere il termine ''"'ahnnaggia la Madonna"'', usato dal Nonno durante l'affettamento del prosciutto, [[patrimonio dell'umanità]]. Pochi sono invece gli sforzi della [[CEI]] di redigere un nuovo vangelo con la trascrizione del verbo del Fiorucci, e ciò ha scatenato numerose rivolte armate nelle cittadine di: [[Assisi]], {{senza fonte|[[Città del Vaticano]] }}, [[Frosinone]] (dove il bilancio, al 2017 è stato di 4 preti feriti e 150 bestemmie sprecate per ogni rivoltoso), [[L'Aquila]] e numerosissimi comuni della regione [[Veneto]] .
 
Si narra che il Maestro avesse un manoscritto originale della [[Bibbia]] firmata da [[Dio]] in persona.
 
Purtroppo il nonno si spegne prematuramente il 19 febbraio [[2007]], a soli 72 anni, privando il [[mondo]] di un [[barocco]] artigiano della [[Bestemmia]]. Il nostro più grande rammarico è che la parte più consistente del suo lavoro non sia stato tramandato ai suoi discepoli che sono ora impegnati a trarre e interpretare gli insegnamenti del Nonno dalle poche pagine che ci ha lasciato.
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=== Le malattie infettive ===
La principale innovazione del Nonno è rappresentata dall'uso delle malattie infettive per apostrofare le varie divinità a lui nemiche, ed ecco quindi apparire le varie ''madonna tubercolosa'', ''sta sifilitica'', ''madonna sverginatasverminata'', e il più controverso ''madonna arrabbiata'' qui da intendersi nel senso di rabbiosa. Ovviamente gli stessi epiteti possono riferirsi a [[Dio]]. La scelta di tali epiteti in riferimento alle divinità può apparire scontata. Per quanto semplicistica come soluzione diffamatoria in letteratura non ne troviamo precedenti utilizzi. [[Magnotta]], [[Lugaresi]] e [[Mosconi]] infatti, i principali predecessori del Nonno, incentrano la loro arte sull'utilizzo di forme bestemmiatorie tradizionali accompagnate da mimiche o accenti peculiari.
 
=== Pluralità di soggetti cooperanti ===
Il Maestro è solito usare non una sola bestemmia, ma simpatiche filastrocche in cui più entità avverse vengono allegramente canzonate assieme: '''Sto porco de [[Gesù]], Giuseppe e Maria, con tutti gli angeli in compagnia''. Se ne deduce anche che divinità minori come angeli e apostoli vengano frequentemente [[Bestemmia|citati]]. A tale proposito si noti anche come queste filastrocche possano essere accostate a una sorta di litanie che il Nonno è solito produrre. L'utilizzo di quest'ultima tecnica trova spesso applicazione nelle pause del normale dialogo. Il Maestro in questi casi, come a voler evitare uno spreco di tempo, riempe tali silenzi con una sequela monotona di bestemmie o aggettivi ripetuti. Sembra a tratti un atto involontario il suo, quasi come se lasciasse libero sfogo a un processo inconscio di generazione di bestemmie. Tale caratteristica eleva enormemente la figura del Nonno Fiorucci nel panorama mondiale.
Troviamo un elegante esempio di questa tecnica nel filmato ''Le Scorze de Fichi'' in cui il Nonno accompagna l'atto di salire le scale con la seguente litania: ''Dio salvatico, Dio sbudellato, Dio 'sto porco, Dio, 'sto maiale, zozzo, lurido porco del Signore''
 
=== Utilizzo del dialetto ===
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* ''dio lupo manaio'' dove la parola ''mannaro'' viene storpiata per ipercorrettismo in ''manaio'' con ottimo risultato fonetico.
* ''dio salvatico'' in cui la parola ''selvatico'' viene connotata essa stessa di una componente di selvaticità ulteriore con la sostituzione della lettera ''e'' con una ''a''.
* ''madonna salvat'ca'' in cui l'aggettivo selvatica subisce un'ellissi della i e allo stesso tempo ladapprima sostituzioneuna semanticadissimilazione della 'e' conprotonica lain 'a', consuccessivamente unsi effettoregistra metasintatticouna disincope grandedella 'i' spessore.postonica
* ''dio tubercoloso fracio'' dove la parola ''fradicio'' talvolta anche vista comparire come "fraido", viene modificata in uno sbilenco quanto enormemente infamante ''fracio'' con una ''a'' pronunciata in modo magnificamente sguaiato.
 
=== Semantica delle pause ===
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=== Rarità ===
Alcune bestemmie del Nonno sono tanto belle quanto uniche nel loro genere poiché nelle testimonianze fino a ora arrivate compaiono pochissime volte se non una soltanto. Eccone alcune:
* '''''Dio scannato''''' - è duplice il significato, a guardar bene: oltre alla negazione dell'immortalità e dell'onnipotenza di dio - se qualcuno è arrivato a scannarlo, è ovvio che l'onnipotenza vadavenga a farsi fottere!meno - si nota chiaramente un'associazione di idee che accosta, neanche troppo velatamente, dio agli animali da cortile soggetti alla tecnica dello scannamento; animali come il maiale o il capretto. Questo può essere considerato un particolare caso di prosopopea, la quale si ha quando si attribuiscono qualità o azioni umane ad enti inferiori (quali animali ecc...), il Sommo Poeta invece attribuisce qualità animali all'ente primo.
* '''''Dio svergognato''''' - straordinario è l'uso di un insulto simile, e basta un semplice dizionario per rendersene conto, dato che al suddetto termine possono venire associati una quarantina di sinonimi. È come se il Maestro volesse racchiudere in una parola sola una fiumara di offese. Se questa non è arte, ne è senz'altro una parente molto prossima.
* '''''Dio diavolo''''' (Dio diav'lo) - da notare l'uso eccelso della figura retorica dell'ossimoro, che, con una sapiente pennellata di sole cinque sillabe, incenerisce duemila anni di [[religione]].
* '''''Dio serpente bove''''' - animale mitologico mezzo serpente e mezzo bove che riassume le caratteristiche negative di entrambe le bestie. Tuttavia, recenti studi filologici hanno rilevato che potrebbe altresì trattarsi di un assai felice caso di ipercorrettismo, effettuato mediante l'inserimento di una consonante labiodentale epentetica con conseguente neutralizzazione della vocale finale, che da "a" diviene "e": infatti non è da escludere che il Sommo, persona non eccessivamente erudita, volesse intendere il serpente BOA della famiglia delle Boidae del genere Boa della specie Constrictor. Il risultato è un sublime doppio senso che estrinseca la grande potenza creativa fiorucciana, reso ancor più colorito dall'ibridazione rettile-bovino, Boidae-Bovidae che si annovera di diritto fra le pietre miliari dell'arte bestemmiatoria italiana.
* '''''Madonna arrabbiata''''' - da intendersi come madonna infettata dalla rabbia e quindi idrofoba, ma sicuramente anche incazzatainfuriata.
* '''''Madonna tubercolosa 1000 volte''''' - in cui fa la comparsa una simpatica tecnica moltiplicativa, il numero che moltiplica, non è stato scelto a caso dal maestro; infatti il numero mille è il numero iperbolico per antonomasia. Es.: ''Da mi basìa mille'' (Catullo, Vivamus, mea Lesbia, atque amemus) o le classiche 1000 iterazioni delle maggiori analisi simulative. Con ogni probabilità questa tecnica era ancora in via di sviluppo e se non fosse stato per la prematura morte del Maestro sarebbe diventata un'altra grande innovazione introdotta nell'arte bestemmiatoria mondiale.
* '''''impestata''''' (rivolto alla Madonna) - come si può immaginare, la traduzione corretta è "appestata", quindi affetta da [[peste]]. È da notare come l'Immenso ricorra ancora una volta all'uso di offese concernenti malattie debellate da tempo immemore, quasi a ribadire l'ancestralità dell'arte bestemmiatoria di cui forse Egli, fin troppo modestamente, si sentiva solo un moderno evolutore.
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* ''sto maiale porco avvelenato del signore con tutti i santi''.
Qui siamo di fronte alla massima espressione dell'arte fiorucciana. In primo luogo è facile notare come venga applicata la tecnica del complemento di specificazione. Il vero soggetto è ovviamente il [[Signore]] a cui vengono affibbiati gli aggettivi negativi di ''maiale'', ''porco'' e ''avvelenato''. In tale situazione l'aggettivo ''maiale'' si riferisce probabilmente al simpatico animale da cortile tanto spesso associato alle figure divine, mentre di conseguenza il ''porco'' si riferisce a una devianza sessuale implicita di [[Dio]]. L'aggettivo ''avvelenato'' è quasi una costante del repertorio fiorucciano. Occorre prestare attenzione all'uso che il Nonno fa di tale termine. Dio risulta essere al contempo sia avvelenato che velenoso. Dunque il Maestro qui intende prima farsi cinicamente beffa di un Dio vittima di un avvelenamento (il che implicitamente ne diminuisce drasticamente l'Onnipotenza ed Infallibilità) e successivamente allerta tutti noi che Dio stesso è probabilmente venefico, portatore sano o meno dello stesso [[veleno]] di cui è vittima. È una visione bilaterale molto complessa che ci testimonia la grandezza dell'arte del Nonno.
Si noti poi come la parte finale della citazione includa nella diffamazione anche ''tutti'' i santi i quali, a differenza dell'esempio precedente, sono parte integrante delle visione negativa creata, alla stessa stregua di Dio (infatti non sono più santi). C'è inoltre da notare l'iniziale uso del 'sto' che viene adottato dall'Eccelso per sottolineare la vicinanza del bersaglio del dell'infamante [[Bestemmia|blasfemia]].
* ''mannaggia la madonna bestiona della madonna''
Caso degno di nota, in quanto frutto dell'unione di alcune tecniche, quali: maledizione (mannaggia), insulto al grado accrescitivo (bestiona), uso del complemento di specificazione fittizio rafforzato dalla ripetizione del soggetto ("madonna") e brillante caso di dilogia della parola ''madonna''. Facciamo un'analisi più approfondita: risulta chiara, anche se poco percettibile a un ascolto meno attento, una piccola pausa che scinde in due parti la frase in oggetto:
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* ''porcatroialurida/mpeshtataluridona della madonna?''
Accanto alla tecnica del complemento di specificazione, appare una struttura che dai profani dell'arte bestemmiatoria Fiorucciana potrebbe essere considerata come ripetitiva, ma che in realtà sottolinea un'innovazione metrica geniale finalizzata a sostenere e rafforzare la tesi del poeta bestemmiatore. Come nel caso di studio precedente, i sinonimi "''porca''" e "''troia''" abbracciano in realtà due aree semantiche diverse, riferendosi l'uno alla natura animale e l'altro alla deviazione sessuale della madonna, e viceversa. I due eptasillabi che precedono il soggetto-complemento di specificazione sono legati indissolubilmente da un enjambement, rafforzato dall'omissione della "''i''" di "''impestata''", che conferisce alla struttura compattezza e indissolubilità: "''por-ca-tro-ia-lu-ri-da/mpe-sta-ta-lu-ri-do-na''". Grazie a un abile marcatura e distorsione dialettale, il suono della lettera "''s''" di appestata viene percepito come il suono del dittongo "''sc''" di "''scema''" e, attraverso una lettura onomatopeica, ricorda lo strisciare di un serpente, animale spesso accostato dal Nonno alla divinità per descriverne il carattere avvelenato e venefico. Assieme all'utilizzo dell'accrescitivo "''luridona''", Il tutto concorre a rafforzare la verità sostenuta dal Sommo Poeta: la natura [[animale]], lo stato di degrado igenico-sanitario, la deviazione sessuale e la conseguente condizione di malattia della divinità avversa.
Si carpisce inoltre nella frase il tono volutamente interrogativo come a far indenereritenere all'ascoltatore di dover affermare la natura immonda della madonna.
* ''che te piasse na paralisi da ste porc de crist''.
Come spiegato più in generale nella sezione della "Tecnica", qua viene usata in maniera egregia la maledizione alla divinità. "che gli pigliasse una paralisi a 'sto porco di [[Gesù Tristo|cristo]]" è il senso della frase in questione. Qua l'insulto (porco) e la maledizione (paralisi) si compenetrano e si completano a vicenda, esaltando la figura del Maestro. Non solo: la bonarietà di fondo del nonno emerge drasticamente: anziché augurare maledizioni a chi è la vera causa della proprie arrabbiature (e parliamo di consanguinei come i nipoti) il Nonno si scaglia contro le divinità, rivelando un lato profondamente umano anche all'apice della rabbia.
* ''mannaggia tutti i santi del paradiso''.
Declamata a gran voce a seguito dell'afferramento delle orecchie del Sommo da parte del nipote Lorenzo, si tratta di una piccola, grande perla dell'Arte del Nonno: chiara è la sua classificazione nel settore delle 'maledizioni', peraltro condita da una chiara pluralità di soggetti cooperanti, ma prodigiose e fuori dall'ordinario ne sono la forza e la grandiosità nel chiamare in causa senza riserve né eccezioni tutto l'apparato divino e para-divino del paradiso, da Dio (Santo supremo) ai Santi minori, ponendoli tra l'altro (di conseguenza) tutti sullo stesso piano, in una visione metafisica nuova, sinora non esplorata, con tutta probabilità figlia di un amore per l'equità sociale, concetto non raggiungibile tra gli uomini, ma auspicabile in un mondo ideale ultraterreno: la globalità della maledizione e il derivante scardinamento dei preconcetti sulle gerarchie religiose sono profonde e definitive in questo basilare passo della predicazione Fiorucciana.
* ''dio maiale el porc del signore''.
Citiamo questo esempio quale simbolo dell'ultima fase artistica del Maestro. Nel periodo subito precedente la sua triste dipartita la produzione del Nonno assume connotati di rassegnazione verso le divinità che stanno evidentemente vincendo la loro battaglia sulla sua persona. La frase qui riportata viene infatti pronunciata con un tono di tale arrendevolezza che il Nonno risulta quasi irriconoscibile.
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È sicuramente questa l’opera che permette al neofita di avvicinarsi più facilmente alle teorie del maestro: presenta infatti tutti gli aspetti tipici dell’[[Porco Dio|arte fiorucciana]]. Il nonno segue discorsi con aria apparentemente distaccata, che si fa subito interessata quando viene pronunciato dal nipote ''è nuto poco 5000 euro solo''
L’opera apre con la bellissima bestemmia, che poi diverrà un caposaldo dell’intera sua predicazione, cioè il celeberrimo ''en pochi dio serpente avvelenato enno pochi!!'', che da sola occupa quasi un terzo dell’intero passo. Da notare come la semplice richiesta di soldi da parte del nipote scatenino una rabbia che poi si ripercuote con drammaticità su tutto il resto dell’opera.
Segue il ''dio lupo manaio'', anch’esso parte integrante della sua opera che, sebbene sia da considerare una rarità, è molto apprezzato sia dal [[pubblico]] che dalla [[Nonciclopedia|critica]] : infatti foneticamente ''manaio'' ricorda sia ''mannaro'' che ''mannaia'' al maschile, unendo elementi fantastico/folkloristici a realtà di tutti i giorni come i coltelli: qui il ''modus imprecandi'' fiorucciano dimostra come la bestemmia più raffinata è quella contenente significati originali e appartenenti ad argomenti più vari. Vi è anche un evidente tentativo di [[scaricabarile]] col quale rivolge l'attenzione del nipote verso i genitori ''fatt'li da da mammeta, fatt'li da da loro no dio majale, sè mica orfano!''
Dopo poche ma sentite bestemmie tra cui spiccano per importanza ''dio scannato e madonna tubercolosa'' il passo si chiude con una delle migliori litanie proposte dal nonno cioè: ''dio scannato stopporco de gesù Giuseppe e maria con tutti gli angeli in compagnia.''
Conclusione a sorpresa in cui il nonno si allontana dall'ulteriore richiesta di 5000 euro da parte del nipote.
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Anche quest'opera, conosciuta anche come [[piede]] pestato, non pone grossi problemi di interpretazione e si presta ottimamente allo studio della tecnica bestemmiatoria del Nonno. Anche se meno carica di rabbia rispetto ad altri passi, il pezzo si apre con un magnifico ''dio tubercoloso'' che, come vedremo, ricorre molto spesso nelle varie imprecazioni del Nonno. Segue una delle figure più note cioè ''sto maiale porco avvelenato del signore con tutti i santi'', quindi la motivazione di tale affermazione.
Da notare che dall'insulto doloroso iniziale alla sua precisazione son passati ben 15 secondi, peraltro occupati da splendide bestemmie, che ci possono dimostrare la grande professionalità nel campo della blasfemia del Nonno. Dopo due splendide rarità come ''dio svergognato'' e ''dio serpente bove'' il pezzo si chiude con la celebre litania ''mannaggia a tutti i santi apostoli con sta sverginata della madonna, sta maiala, sta troia sta zingara''. Il tutto si chiude con un ''dio cane'' che dona all'opera intera una drammaticità in crescendo-decrescendo.
Riportiamo per dovere di cronaca (e per l'importanza eccezionale dell'opera) il passo completo: ''"Lorè!...Eh Dio tubercoloso! sto maiale porco avvelenato del signore con tutti i santi!... Dio svergognato, ma c'ho l'unghio incarnito... Dio serpente bove.. me venghi a pistà n'tol deto? Mannaggia a tutti i santi [[apostoli]] co 'sta sverginata della madonna... sta maiala, sta troia, sta zingara... ...Dio cane!!!"''. In questo video, possiamo trovare un'altra perla del Nonno, ovvero una caratteristica comune a molti video: precedere le imprecazioni e le bestemmie col nome del nipote Lorenzo come segno istintivo del fastidio da lui provocato: Qui si nota una dissociazione immediata, in quanto non appena pronunciato il nome, le imprecazioni non so più rivolte al nipote, ma alle varie divinità, come a testimoniare la bontà d'animo e l'affetto che comunque prova nei confronti del nipote. Inoltre, da notare come, nel momento di maggior rabbia, il Sommo è veramente accecato dalla furia bestemmiatrice, che fa passare in secondo piano altri accadimenti potenzialmente scatenati: è il caso del nipote che prima calpesta l'unghia incarnita, dopodiché fa il giro del lettino per andarlo a colpire con uno schiaffo; in questa fase il Nonno, preso dalla furia delle bestemmie non si accorge di tale gesto ma continua semplicemente con un ''dio serpente bove'' senza alcuna altra reazione successiva. Altro fatto in evidenza è la perfetta conclusione dell'opera, affidata a un incisivo ''Dio cane!''. Con questa semplice bestemmia infatti il nonno sferra l'ultimo tremendo affondo a una sacralità già in fin di [[vita]] per le tremende bestemmie, una fatality a tutto ciò che vi è di sacro.
Da sottolineare inoltre che in questa opera sono in corso studi per stabilire se la bestiemmia utilizzata sia "sverminata" o "sverginata".
Recentissimi studi ci indicano che la madonna risulta sverginata, molto probabilmente dagli stessi santi.
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=== Racchettata al Nonno ===
[[File:Scroto in spiaggia.jpg|right|thumb|300px|Un paio di ''cojioni'' non rotti, nemmeno temporaneamente.]]
Considerata da molti l'opera prima del Nonno, alla stregua de "Odi et Amo" fra le Nugae Catulliane, questo breve ma intenso capolavoro ci mostra come in seguito a un innocente scherzo si scateni tutta la collera contro la divinità del [[Genio]]. Il passo si apre con il famoso ''porca bestia della madonna'' che viene pronunciato con l'accentuazione delle ''b'' e delle ''sc'' per conferirgli maggior enfasi. Come nella ''mpeshtata'' dell'opera ''Strenta dla coscia'', la distorsione dialettale della lettera ''s'' di bestia, pronunciata come ''sc'' di ''scema'', assume un significato onomatopeico e ricorda lo strisciare del serpente, animale caro al Nonno nella descrizione della natura avvelenata e [[veleno|venefica]] della divinità. Seguono una serie di imprecazioni, sempre rivolte alla madonna con una conclusione in cui le si da della puttana. Degni di nota sono sia il fatto che la prima parola detta dal Nonno dopo essere stato svegliato dalla racchettata sia stata una bestemmia, sia che l'intero pezzo abbia un unico protagonista, cioè la Madonna.
Il nonno, ripresosi dallo shock causato dall'inaspettato e turbolento risveglio, individua la del suo male nel nipote Lorè. Essendo cresciuto in un ambiente semplice, il Maestro, seguendo la dottrina del retore latino Marco Fabio Quintiliano, confida nel buon senso che accomuna gli uomini, il quale dissuaderebbe chiunque dal compiere un gesto ingiurioso come una racchettata. Tuttavia constatando l'evidente crollo della suddetta convinzione, il Maestro classifica il nipote come appartenente alla categoria degli ''imbecilli'', alla stregua degli ''ebetes''quintilianei con l'apostrofe ''si c'è un fio imbecille sè tu'', che sta a significare ''semmai qualcuno sia privo di buon senso, caro il mio nipote, quello sei tu''.
La stessa considerazione ''m'ha rotto i cojioni pe'sempre'', che ai più appare rivolta al nipote recchettante, in realtà lo è probabilmente alla vera protagonista della celeberrima fra le Nugae Fiorucciane: la divinità ostile in altre opere dipinta magistralmente come sverginata, tubercolosa mille volte, maiala, zingara e [[troia]] assassina, ''porcatroialuridam'pestataluridona''. Da sottolineare come l'abile accostamento del passato prossimo ''m'ha rotto i coijoni'' alla costruzione avverbiale ''pe'sempre'' (''pe''' complemento di fine e ''sempre'' complemento avverbiale di tempo continuato) contribuisca a creare una struttura temporale metafisica, all'interno della quale le ingiurie rivolte alla divinità affondano origini in un passato ancestrale indefinito per tendere a un futuro infinito, senza soluzione di continuità. Con l'allontamento dei nipoti dal luogo del misfatto, lo stesso sfumare della percettibilià delle imprecazioni e il loro riecheggiare fra le stanze del casolare, uniti al passaggio repentino da una zona d'ombra a una di luce, concorrono a creare questo clima onirico in cui le normali cognizioni dello spazio e del tempo perdono di significato e la sola voce del Sommo assurge a verità assoluta.
Ma la vera e propria perla di questa opera è il fatto che, colpito in pieno sonno, impiega alcuni secondi per riprendere conoscenza e dopo una pausa silenziosa, inizia una imprecazione immediata alla Madonna, definendola appunto porca e bbestia. Segue un imprecazione diretta al responsabile del gesto "''io c'ho n fjo ch'è n'imbecille... ascolta ve, mo m'è rotto i coglioni bèn bène''", per poi ricominciare immediatamente con le bestemmie articolate.
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=== Nonno Fiorucci alla capanna ===
[[File:Nonno Fiorucci immagine estremamente confusa.jpg|right|300px|thumb|Nonno Fiorucci in un'opera impressionista.]]
L'opera comincia col Vate che, come di consueto, ricorda al nipote la sua stupidità, all'interno di una capanna molto simile alla mangiatoia dove nacque il figlio di Dio <del>Serpente Avvelenato</del>:"''Ascolta io lo so che sei 'no stupido. Eh sinno come facevo a sapé...''" e lo intima gentilmente ad allontanarsi "''Mo camina, cretino. Porca Madonna! Eh guarda, io, Dio maiale, m'è da crede che...bah...per carità''". Lorenzo, però, non demorde e tenta di tirare un cazzotto al nonno, che minaccia di infilzarlo con un forcone "''Là fermate! ma guarda, io, io, Dio scannato, pijria er forcone, Dio cane, a 'nfilzartelo 'ntela trippa''".
Il calo di tono nella bestemmia dedicata alla Vergine simboleggia un animo mesto e pessimista sulla situazione dell'essere umano, che non comprende l'enormità della sua esistenza. Lorenzo, però, non demorde e tenta di tirare un cazzotto al nonno, che minaccia di infilzarlo con un forcone: Satana che minaccia il Profeta nel deserto, che però reagisce, senza assecondare la tentazione del 'Dimonio', per dirlo alla Dante Alighieri.
"''Là fermate! ma guarda, io, io, Dio scannato, pijria er forcone, Dio cane, a 'nfilzartelo 'ntela trippa''". Il Fiorucci cede in un momento d'ira, cedendo il passo ad un sublime ''Dio scannato'', desiderando per un momento di cedere anche alla violenza per sconfiggere il Male. Ma il male, come ben sappiamo e come insegna il Vate, non si combatte con le percosse, ma con le pie bestemmie, per cui il Nonno si allontana dalla scena molto provato, ma con la Fede irremovibile.
 
=== Acqua sulla sdraio ===
Un lavoro breve ma intenso, permeato da un senso di sconforto che primeggia sulla usuale rabbia del Maestro. Il contesto è onirico: il Nonno, in posizione quasi "[[feto|fetale]]" su una comune sdraio, si gode il meritato riposo pomeridiano, ma la quiete è destinata a non durare a lungo poiché, da dietro il poggiatesta dell'improvvisato giaciglio, alcuni spruzzi d'acqua in rapida successione colpiscono con diabolica precisione il Nonno, destandolo e lasciandolo spaesato per pochissimi secondi. Appena preso [[coscienza]] dell'accaduto, il Maestro esordisce con ''Lorenzo tanto sè sempre...'avo messo un paio di calzoni puliti!'' seguito dall'ormai famoso ''dio stò tubercoloso fracio!'', espressione che nel complesso vuole rimarcare le sensazioni ancora ovattate del Nonno che, preso alla totalmente alla sprovvista, non ha ancora deciso se optare per la usuale esplosione di collera, piuttosto che ignorare i perfidi nipoti in modo più serafico e meditativo, ma senza rinunciare a esprimere il suo odio verso un Dio tubercoloso e fracio.
Subito dopo, lo sventurato e ormai rassegnato nonno cerca di far capire al nipote la gravità di ciò che ha fatto con ''me sè nuto a fa questo'', intendendo ''o Lorenzo mio, la tua collera verso di me è stata tale da avermi fatto questo nonostante io abbia messo un paio di calzoni puliti''.
La scelta finale del Maestro, saggia e salomonica, è a metà tra i due stati: il consiglio amorevole per il nipote ''tu dio [[maiale]] ha' da curatte 'r cervello damme retta... tu curate 'r cervello damme retta'' assume una connotazione quasi inedita, poiché per mezzo di una bestemmia concisa il Nonno tenta (e riesce nell'intento) di rendere due concetti, cioè la malattia mentale del nipote e lo stato selvatico, addirittura bestino, di Dio. Non un'opera di avanzata sperimentazione bensì, nella sua immediatezza, intrisa di tale pathos e senso drammatico da renderla unica.
 
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=== Pistolettata al Nonno ===
[[File:Nonno Fiorucci di spalle.jpg|right|thumb|300px|La sua vita è piena di tribolazioni, ma per fortuna Nonno Fiorucci ha le spalle larghe.]]
Quest'opera segue il cliché della apprezzata "Secchiata", ma le tematiche affrontate raggiungono l'apice della drammaticità. Il Nonno è intento a riposarsi dopo una giornata di fatiche fisiche e intellettuali quando viene raggiunto da un piombino sparato da una [[pistola]]. Spavento, dolore e rabbia si fondono dando vita ad una produzione letteraria degna del miglior Cavalcanti. Esordendo con l'evocazione impulsiva del nipote, suo [[incubo]] ricorrente, con un selvaggio urlo "''ahhh .... Lorèèèè!!!!''". In preda a un'[[epica]] e incontrollabile furia il Maestro, nell'atto di alzarsi faticosamente dal lettino su cui prima giaceva beato, prosegue sentenziando "''orco dio, dio-madonna dio scannato, te pia 'n cancr tal signore''" con urla viscerali, quasi a voler trasmigrare alle divinità la propria sofferenza. Finalmente giratosi inquadra come un [[cecchino]] serbo l'oggetto della sua ira nella nipote intenta a riprenderlo e immantinente si scaglia contro quest'ultima con una poca lusinghiera litania che così recita: "stupida, sei sempre la solita, scema, deficiente, scema, scema, scema, t'l'ho (te lol'ho) torn'ada ddi n'altra volta, scema". Sicuramente ci troviamo di fronte a una delle opere più complesse del Nonno, a cui non è possibile dare una spiegazione univoca, inoltre bisogna notare come accompagna la parola "scema" con il movimento perentorio del braccio abbinato all'apertura automatica della mano. Ma qui, la vera [[perla]], è sicuramente la frase finale rivolta al nipote che cercava di difendere l'autrice dello scherzo: "e tu va ffica tonto, va ffica tonto, tonto!!!". In questo c'è una vera a propria arte; l'intimare il nipote a dedicarsi a qualcos'altro piuttosto che a questi sciocchi scherzi, invitandolo non a una qualsiasi attività, ma piuttosto a quella di dedicarsi alle donne, in modo tale fornire un valido insegnamento di vita. Un mix di blasfemia e saggezza da tramandare alle generazioni postere.
 
=== A raffica!! ===
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Il testo completo è: "''Avvelenata tubercolosa mille volte, dio serrpente avvelenato, dio cane allora. Me venghi a dà i pizzichi de 'sto modo nte la coscia? Porrca trroia lurida'mpestata luridona della Madonna?''
Stà vigliacca della Madonna, sta troia, puttana, maijala... STA'VVELENATA DIO MAIALE''"''
La parte finale è coperta dalla moglie che dice: - "''Fatte sentì, fatte sentì; guarda, guarda che tit'aripija ripia fiietapieta...''"
 
=== Le scorze de fichi ===
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=== Il nonno e l'innaffiatoio ===
Questo video, a differenza dagli altri, comincia subito con una bestemmia (un ''Dio maiale'' detto con un'aria piuttosto incazzata) e augura al nipote di diventare paralizzato "''Ti prendesse una paralisi da sto porc de Crist. Che deficiente!''".
 
Nel frattempo, la sorella incita Lorenzo a tirargli un [[sasso]] (la probabile causa dell'incazzatura del Vate) e il nonno ricorda al nipote che non può fare altro che il deficiente "''Tu Dio maiale sai fa solo il deficiente. Altri lavori un li sai fà''". Da notare il doppio uso del ''Dio maiale'', che un professore d'italiano segnerebbe come ripetizione, quindi come errore, e darebbe l'insufficienza a quel tema.
L'importanza della bestemmia è fondamentale per capire il senso di questa opera d'arte, infatti il Vate neanche inizia il video che, con le braccia spalancate come un chierichetto dinanzi al Signore in persona, esordisce col ''''Dio Maiale''''. Non è un pensiero, un'opinione: è un dato di fatto, vero, assiomatico, inoppugnabile. Anche il nostro Maestro dinanzi a questa verità assoluta rimane spiazzato, salvo poi riprendersi per scagliarsi contro il suo peggiore nemico, il nipote, probabilmente inviato dal Cristo in persona per contrastare l'operato del Maestro.
 
Nel frattempo, la sorella incita Lorenzo a tirargli un [[sasso]] (la probabile causa dell'incazzatura del Vate) e il nonno ricorda al nipote che non può fare altro che il deficiente "''Tu Dio maiale sai fa solo il deficiente. Altri lavori un li sai fà''". Da notare il doppio uso del ''Dio maiale'', che un professore d'italiano segnerebbe come ripetizione, quindi come errore, e darebbe l'insufficienza a quel tema.
 
=== Spillatrice ===
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=== Prosciutto e nipote ===
È sicuramente l'opera di maggior interesse scientifico in quanto ci permette di capire il meccanismo mentale-psicologico del Maestro.
Difficile definire se quest'opera sia il preambolo o il seguito alla precedente, o semplicemente un episodio simile. Fatto sta che qui, anche se un po' attenuati (almeno nell'apparenza) da una sorta di [[stanchezza]] emotivo-fisica probabilmente dettata dall'età, ricorrono vari aspetti della predicazione Fiorucciana, aspetti di non poco conto. Uno splendido incipit: ''"lèveno la corrente, Dio maiale della Madonna... ma mica io lii cavocaco, dio cane!... eh, loré"'' (è presente come sempre anche il nipote, a infastidire il nonno, come vedremo più avanti) ''"dio cane, nunn'inventà tante cose!"'' subito dopo il proemio, il nipote afferra le [[orecchie]] del nonno, farfugliandoesortando qualcosail nonno a riprendere la licenza (di caccia probabilmente) ''"arfà la licenza là!"'', e il Maestro prorompe in ''"sta fermo, là! mannaggia tutti i santi... del [[paradiso]] (pausa rafforzativa) Dio cane Lorè, e fermete!!"'' "mannaggia tutti i santi del paradiso" riecheggia splendidamente della pluralità di soggetti cooperanti già citata in altre opere, come a delineare un iter ricorrente nella predicazione del grandissimo Nonno Fiorucci. Il nipote incalza subito, afferrando i pochi [[capelli]] sopra la fronte del nonno ''"te strappo l'riportino, eh?"'' a cui segue la replica ''"ah, là.. fermete, mannaggia la puttana della Madonna!"'' (da notare la doppia imprecazione per amplificare l'effetto della maledizione) ''"fermete, Lorè, so' annoiato, là"''.
Ma è da questo momento che la scientificità dell'opera emerge in tutta la sua pienezza e permette allo studioso di carpire la logica dei meccanismi mentali del nonno.
In questa fase infatti, il nonno si accorge di essere ripreso con la [[telecamera]] e si fa protagonista di una bestemmia non compiuta (caso, diremmo, unico, nelle opere pervenuteci) rivolgendosi a lorenzo: ''"tu n'te re...'' (forse voleva dire ''"tu n'te rendi conto..."'') ''...madonna...!"'' ecco la bestemmia interrotta: fa notare subito la cosa al nipote indicando la telecamera e dicendogli ''smettela Lorè, smettela cocco là''..a cui il nipote risponde biecamente che è spenta. Ma è qui che incredibilmente, inspiegabilmente il nonno, pur sapendo di essere ripreso segue con con ''"mannaggia la madonna, sta' maiala, smettela lorè che mo è anche vergogna"'' e con ''"dio maiale el porc del signore, allora!"'' già citata sopra, pronunciata con un'arrendevolezza quasi scevra da rabbia a cui segue di nuovo ''mo è vergogna no cocco!''.
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*[http://it.youtube.com/watch?v=kieKbAVJBkQ Progiutto duretto]
*[http://it.youtube.com/watch?v=9Zs1n6FQDaU Racchettata al Nonno]
*[httphttps://itwww.youtube.com/watch?v=mhRVX7MDBTQxR2Glwsq98Q Sassata al Nonno]
*[http://it.youtube.com/watch?v=n3wgyf8YgME Pizzichi sul divano]
 
Riga 224:
*[http://www.gifninja.com/Workspace/96fa9e22-2140-4f9f-aa27-b0e98831a4bb/output.gif Una Gif Animata sul Nonno - sulle imprecazioni]
*[http://tkfiles.storage.live.com/y1p9VHXYB8qGATIdk65s33uZU0uqEVqXuIonA85UIg5Vc-KvbbhX_3yGGDOMrSw3g-bqCcQJ9xu8IQ Un articolo sul Nonno]
 
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