Neoborbonismo: differenze tra le versioni

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Queste industrie {{s|non assicuravano diritti e salari soddisfacenti e lo sciopero veniva punito dalle leggi borboniche come "disturbo dell'ordine pubblico"}} garantivano grande ricchezza ai meridionali, che però non si affaticavano a lavorarci perché il lavoro pesante veniva svolto dai clandestini tunisini e libici che scappavano dalla [[Padania]].
 
A testimoniare l'invidia dei polentoni di fronte a tali prodigi della tecnica, è esemplare il caso delle officine di Pietrarsa, dove si {{s|montavano pezzi di locomotive provenienti da officine inglesi e francesi}} costruivano locomotive: poichè i Savoia erano invidiosi del primato tecnologico dei napoletani {{s|concessero con regio decreto il monopolio per le costruzioni ferroviarie nel sud italia allo stabilimento}}, gli 800 operai {{s|di cui 100 erano militari per il "mantenimento dell'ordine"}} vennero fortemente ridotti {{s|proprio come avvenne all'Ansaldo di Genova o all'Elvetica di Milano}} per favorire le industrie del nord, che allora fabbricavano solo polenta e osei preconfezionati.
 
La ricchezza era testimoniata infine dai numerosi svizzeri, tedeschi e francesi {{s|che impiantavano fabbriche per via dei salari bassissimi e dell'inesistenza del diritto di sciopero, per poi vendere i beni prodotti e ricavare ricchezza nel proprio paese d'origine}} immigrati a Napoli.
 
Quando poi arrivò [[Garibaldi]], questi le chiuse tutte e si portò via le chiavi.
Utente anonimo