Miguel de Cervantes: differenze tra le versioni

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{{vedianche|Don Chisciotte della Mancia}}
[[File:Homer Simpson ninja.gif|250px|thumb|''Don Chisciotte stermina l'orda di basilischi'' (Capitolo XXIX, prima parte).]]
Fu durante il nefasto matrimonio con Catalina de Salazar che Cervantes scrisse il suo capolavoro: disprezzato dal consorzio umano, irriso da una moglie che avrebbe preso volentieri a badilate, frustrato dall’insuccesso delle sue liriche, Cervantes capì che l’unica cosa che aveva fatto di buono nella vita era fingersi pazzo e stupido per sfuggire alla forca. E non aveva neanche dovuto sforzarsi.<br />È a Cervantes che dobbiamo l'intuizione che rivoluziona la storia del [[romanzo]]: fu il primo a capire che alla gente piace leggere di sfighe capitate ad altri, per cui concentrò in un unico libro tutte le cazzate fattesubite in cinquant'anni di vita e le attribuì all'autobiografica figura del [[cavaliere]] errante Don Chisciotte.<br />Per la figura dell'irsuto [[scudiero]] '''Sancho Panza''' si ispirò probabilmente a qualche immigrato messicano conosciuto nei suoi viaggi, oppure a sua moglie.
 
Miguel de Cervantes capì anche che la maggior parte della gente compra un libro non perchèperché voglia leggerlo ma perchèperché ha degli antiestetici spazi da riempire nella libreria. Sfruttò la cosa a suo vantaggio, inframmezzando le mille e passa pagine del romanzo con definizioni prese dal vocabolario e ripetizioni, tanto chi se ne accorge? Leggiamo quanto succede a pagina 60:
 
<blockquote>(...) ''Proprio allora, videro in lontananza trenta o quaranta mulini a vento, e subito Don Chisciotte disse al suo scudiero:<br /><<La fortuna guida le nostre cose meglio di quanto potessimo desiderare, amico Sancio. Ingaggerò battaglia con quei giganti>>.<br /><<Nella mitologia e nel folklore, il gigante è una creatura simile a un uomo, ma di enormi dimensioni.>> disse Sancio guardando all'orizzonte, <<Da questo significato principale derivano numerosi altri usi del termine:<br />La Tomba dei giganti, un monumento nuragico.<br />I Giganti di Monti Prama, antiche sculture sarde.<br />La Sala dei giganti, stanza affrescata di Palazzo Te a Mantova, opera di Giulio Romano>>.<br /><<Proprio così, mio fedele amico! La fortuna guida le nostre cose meglio di quanto potessimo desiderare, amico Sancio. Ingaggerò battaglia con quei giganti>> rispose Don Chisciotte, e detto questo spronò Ronzinante Ronzinante Ronzinante Ronzinante Ronzinante.<br /><<Guardi, vostra signoria>> cercò di avvisarlo Sancio, <<che quelli non sono giganti, ma mulini a vento. Un mulino (o molino, dal latino molinum derivante da mola), è uno strumento che produce un lavoro meccanico derivato dallo sfruttamento di una forza (prodotta dall'energia elettrica, dal vento, dall'acqua o dalla spinta animale/umana). Il termine "mulino" trova una sua etimologia nel fatto che esso (...)>>''
</blockquote>
 
Nel [[1615]] per sfruttare il momento d'oro e comperarsi uno [[yacht]], Cervantes scrisse in [[fretta]] e furia la seconda parte delle avventure di Don Chisciotte: era stato però anticipato da un vile impostore che, celato dietro allo [[pseudonimo]] di ''Antonio de Aruges'', gli aveva soffiato personaggi e idee (piccoli svantaggi di chi viveva in un'era pre-[[copyright]]).<br />Lo stravagante [[sequel]] dell'Aruges, collocato in una Mancia devastata dalle guerre nucleari, con un Don Chisciotte esperto di [[kung fu]] e con Sancho che cambia sesso e si fa chiamare Carmela, non piacque ai lettori e la versione di Cervantes ne uscì nettamente vincitrice.
 
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