Licia Colò: differenze tra le versioni

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Durante la sua breve e gradita assenza dal palinsesto televisivo, si è abbandonata a una lussuriosa relazione con il dodo dell'Albero Azzurro, fino a finire in [[ospedale]] dopo l'uso improprio di un paio di [[forbici con la punta arrotondata]]. In seguito a tale avvenimento, rilasciò un'intervista sul The NewYorker di cui riportiamo un estratto:
 
"{{quote|[...] sapevo dei problemi di alcolismo di Dodò (e anche di quel suo modo rivoltante di soffiarsi il naso nella cravatta), ma l'istinto da crocerossina ha prevalso in me. Quando quel fatidico giorno mi ha regalato quelle forbici dalla punta arrotondata, mi ha subito chiesto di indossarle. Io all'inizio non capivo cosa intendesse e quando ho realizzato era troppo tardi. Adesso non ci sentiamo più. [...] Ho realizzato che l'amore, in definitiva, è la poligenetica obliterazione dell'io cosciente e subcosciente che s'infutura nell'archetipo dello zoomorfismo universale, e proprio in virtù di questa verità epistemologica ho deciso di tornare assieme a Mauro Serio, dato che il suo trascendentalismo era molto più compatibile con la mia Weltanschaung e che ce l'ha più lungo della mia grondaia."}}
 
Licia Colò decise di tornare a fare televisione, questa volta con un documentario tutto suo: "Alle palle del Kilimangiaro". È tutt'ora in corso una causa legale che vede i [[Watussi]] contro Licia per danni morali e violazione di proprietà privata. Tra i momenti più memorabili della trasmissione spicca la puntata che vide la sessuologa nazista Heba Kobt definire l'[[gay|omosessualità]] una [[malattia]] guaribile davanti a una basita Colò che sosteneva fosse una patologia cronica. Fu aperto un altro processo per danni morali contro Licia e Heba da parte di tutto lo staff della [[Melevisione]].
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