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▲[[File:Montanelli.jpg|thumb|right|300px|''«Vediamo quali [[Cazzata|cazzate]] ci saranno scritte oggi su "il Giornale"...»'']]
{{Cit|L'unico consiglio che mi sento di dare – e che regolarmente do – ai giovani è questo: combattete per quello in cui credete. Perderete, come le ho perse io, tutte le battaglie. Ma solo una potrete vincerne. Quella che s'ingaggia ogni mattina, davanti allo specchio.|Montannelli e le sue battaglie a favore della [[chirurgia estetica]].}}
{{Cit|No, Travaglio non uccide nessuno. Col coltello. Usa un'arma molto più raffinata e non perseguibile penalmente: l'archivio.|Montanelli difende [[Marco Travaglio]] dall'accusa di essere l'attentatore di [[Belpietro]].}}
{{Cit|Quando mi viene in mente un bell'aforisma, lo metto in conto a [[Montesquieu]], o a [[François de La Rochefoucauld|La Rochefoucauld]]. Non si sono mai lamentati.|Montanelli commenta il titolo di un suo articolo choc: “Anche gli [[Illuminismo|illuministi]] francesi contrari alla discesa in campo di Berlusconi. Montesquieu: «Silvio come il [[Luigi XIV|Re Sole]]».”.}}
'''Indro Montanelli''' è stato il più importante e il più celebre [[giornalista]] [[italiano]] del [[Novecento]] a portare questo nome.<br/>
È tristemente noto per essere stato il fondatore de "[[
== Biografia ==
=== Infanzia e gioventù ===
[[File:Montanelli ritratto.jpg|thumb|right|230px|Montanelli a sedici anni, nella foto profilo di [[Facebook]].]]
Talento assai precoce, manifesta fin da giovanissimo la sua predisposizione per il [[giornalismo]]; scrivendo a soli 6 anni, durante un compito di [[grammatica]] a [[Squola|scuola]], il suo primo articolo, dal titolo ''"Il"'', seguito in rapida successione da altri graffianti pezzi come ''"Un"'', ''"Gli"'' e ''"La"''.<br/>
Cade in [[depressione]] non appena accortosi di essere l'unico essere umano nell'[[universo]] a portare un nome del genere.<br/>
Condivise questo male per tutta la vita con il suo coetaneo [[Amintore Fanfani]].
Durante i primi anni del [[ventennio]] [[fascista]], Montanelli frequenta il [[liceo]], dove si distingue per l'originale abbigliamento, per il temperamento [[Goliardia|goliardico]] e per la versatilità del suo pensiero: il giovane Indro amava infatti presentarsi alle lezioni indossando una camicia nera e si divertiva a somministrare per burla [[olio di ricino]] ai compagni di scuola o ad infarcire i propri temi
Terminate le scuole superiori, Montanelli si iscrive all'[[università]], dove ha l'occasione di incrementare ulteriormente la propria indole liberale.<br/>
Durante la carriera universitaria Montanelli dimostra il proprio attivismo politico e sociale, partecipando alle attività di varie associazioni studentesche, quali ''"Manga Nello"'', circolo culturale che proponeva la lettura settimanale di [[Manga|fumetti giapponesi]] che narravano le gesta di giovani "duri e puri", ''"Spezzeremo i remi"'', gloriosa società di [[canottaggio]], e ''"Datevi all'ittica"'', importante associazione di [[Pescatore|pescatori]] e piscicoltori.
[[Studente]] brillante e sagace, riesce a conseguire la [[laurea]] con un [[anno]] di anticipo sugli studenti fuori corso, discutendo una [[Tesi di laurea|tesi]] sui poteri taumaturgici del [[Duce]].
Uscito dall'università, Indro Montanelli comincia la propria gavetta da giornalista di [[destra]], appiccando roghi davanti alle edicole e bruciandovi le copie de
Il suo indiscutibile talento non passò inosservato agli occhi lungimiranti di [[Benito Mussolini]], che difatti convocò il promettente giornalista per congratularsi personalmente per la sua bravura ma anche per rimproverarlo per aver scritto la parola ''"Duce"'' con la ''"U"'' anziché con la ''"V"'' [[Latino|latina]].<br/>
In segno di apprezzamento per il suo operato, Mussolini volle premiare Montanelli, offrendogli di scegliere tra una rilassante [[vacanza]] al fronte abissino e un placido soggiorno nel [[carcere]] di Turi, nella stessa cella dov'erano reclusi [[Antonio Gramsci]] e [[Sandro Pertini]].<br/>
Montanelli, sinceramente commosso per la generosità del Duce, scelse di mettersi al servizio di [[Pietro Badoglio]] e di partire per l'[[Etiopia]], giustificando la propria decisione con la scarsa tolleranza al [[fumo]] della pipa di Pertini.
=== I primi decenni della Repubblica ===
Il crollo del regime fascista e la nascita della [[Repubblica]] furono eventi traumatici per Montanelli, che in principio fu restio a riconoscere l'avvenuto cambiamento, continuando ad esibire il [[saluto romano]] e a canticchiare ''"[[Faccetta nera]]"'' sotto la [[doccia]].<br/>
Pare che alle elezioni del [[1946|'46]], non trovando nella scheda elettorale il simbolo del [[Partito Nazionale Fascista]], Montanelli avesse provveduto a disegnarlo a mano sotto i simboli degli altri [[Partito|partiti]] e ad apporci la croce. Il voto non fu comunque annullato ma venne, per ragioni ignote, automaticamente assegnato alla [[Democrazia Cristiana]].
All'inizio degli [[anni '70]], Montanelli ruppe il sodalizio, che perdurava da decenni, con la redazione del [[Corriere della Sera]], rea di non aver offerto a Montanelli sufficiente spazio per esprimere le proprie opinioni: effettivamente i ruoli di editorialista, [[opinionista]], curatore di dieci rubriche differenti e [[Mega Direttore Galattico]] non erano all'altezza di un giornalista del suo calibro.<br/>
Montanelli radunò la redazione del Corriere per pronunciare il proprio discorso di commiato. Davanti alle facce sbigottite di [[Dino Buzzati]], [[Enzo Biagi]] e altre autorevoli firme del quotidiano, Montanelli pronunciò le seguenti parole:
{{Quote|Mi dispiace, ma io so' io e voi non siete un cazzo!}}
=== "il Giornale" ===
[[File:Montanelli con sigaretta.jpg|thumb|left|230px|Il dilemma del giornalismo italiano: Montanelli era di destra o di sinistra? [[Giorgio Gaber|Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra?]] E quella che sta fumando in questa fotografia è una [[Marlboro]] o una [[sigaretta]] di [[contrabbando]]?]]
Ad un certo punto della sua carriera Montanelli decise di fondare un nuovo quotidiano. Passò così intere notti in bianco scervellandosi sul nome da dare alla nuova testata: dopo settimane di riflessioni<ref>E dopo aver valutato diversi nomi, da ''[[Umberto Eco|L'Eco di Umberto]]"'' a ''"[[il Resto del Carlino|il Resto del Cassiere]]"''.</ref> Indro opta per battezzare il giornale ''"il Giornale"''<ref>Non vi è dubbio che fosse un uomo dotato di grande fantasia e originalità.</ref>.<br/>▼
Abbandonata la redazione del Corriere, Montanelli decise di fondare un nuovo quotidiano.<br/>
Questa scelta destò non pochi problemi agli [[italiani]], che da quel momento si videro costretti, onde evitare spiacevoli fraintendimenti, a specificare, ogniqualvolta si recassero in edicola, se per "il giornale" intendessero un quotidiano qualunque o nello specifico quello di Montanelli. ▼
▲
▲Questa scelta
Questo stratagemma permise al quotidiano di Montanelli di vendere nei primi anni un numero sufficiente di copie per garantire il pagamento dei contributi [[INPS]] a tutti i membri della redazione.
Purtroppo però, ben presto tutti si accorsero del trucco e per "il Giornale" si aprì una fase di crisi, caratterizzata da una tiratura media di 15 copie al giorno, che Montanelli provvedeva di persona a consegnare in [[bicicletta]] a parenti e amici. Notando come le pagine del suo quotidiano fossero ormai destinate ai più disparati utilizzi, dalla realizzazione di cappelli di [[carta]] per gli imbianchini alla composizione di lettere minatorie con i ritagli di parole o frasi tratte dagli articoli, fuorché alla lettura; Montanelli convenne che fosse giunta l'ora di cercare un'acquirente disposto a rilevare la proprietà del suo giornale e a ripianarne i [[Debito|debiti]]: nel [[1979]] la proprietà de "il Giornale" venne così messa all'[[asta]] insieme al relativo patrimonio immobiliare, consistente in una scrivania, uno sgabello, una macchina da scrivere e un fermacarte.
Ad aggiudicarsi l'asta fu un imprenditore [[Milano|milanese]], tale [[Silvio Berlusconi]], che rilevò "il Giornale" offrendo [[1000]] [[lire]] del [[Monopoli]] e un abbonamento al [[Milan]].
=== La travagliata storia d'amore con Silvio ===
[[File:Montanelli e Berlusconi.jpg|thumb|right|400px|Montanelli tenta di spiegare a Berlusconi il concetto di [[democrazia]] e libertà di espressione: notare l'ilarità suscitata in quest'ultimo dalle parole del suo interlocutore, che ha appena scambiato per una [[barzelletta]].]]
I rapporti tra Montanelli e Berlusconi non furono mai idilliaci, nonostante la stima che quest'ultimo nutriva nei confronti del giornalista, che considerava ''"un promotore di [[libertà]] e un dono del [[Dio|Signore]], come [[Mu'ammar Gheddafi|Gheddafi]] e [[Vladimir Putin|Putin]]"''.<br/>
Tra il direttore e il proprietario de "il Giornale" sorsero numerose diatribe, dovute principalmente allo [[scetticismo]] di Montanelli (fedele ad un modo di fare giornalismo tradizionale) nei confronti delle innovazioni proposte da Berlusconi, il quale auspicava un nuovo modello di informazione nel quale il rispetto della [[verità]] non fosse contemplato tra gli obblighi del giornalista<ref>Modello che fu applicato successivamente ai [[Telegiornale|telegiornali]] delle reti [[Mediaset]].</ref>.
Secondo un macabro [[aneddoto]] che Marco Travaglio amava raccontare ai suoi figli prima di addormentarsi, pare che, durante una visita presso la villa di [[Arcore]], Montanelli fu accompagnato da Berlusconi<ref>Che evidentemente non aveva ancora scoperto le gioie del [[Bunga Bunga]] con le quali intrattenere i propri ospiti...</ref> a visitare il mausoleo funebre che, ispirandosi all'[[architettura]] funeraria [[Egitto|egizia]], Silvio aveva fatto costruire nel proprio giardino. Travaglio riporta come, al termine di quell'allegra passeggiata tra lapidi di defunti [[Imprenditore|imprenditori]] e teste di [[Pubblico ministero|pm]] esposte sulle pareti come trofeo di [[Caccia (sport)|caccia]], Montanelli fosse stato condotto da Berlusconi nella sala dei loculi, dove al giornalista {{citnec|fu offerto l'onore}} di venir tumulato vicino ad [[Emilio Fede]], [[Sandro Bondi]], [[Mariano Apicella]] e lo stesso Berlusconi.<br/>
Montanelli declinò cortesemente l'offerta, asserendo di preferire essere [[Imbalsamazione|imbalsamato]] e la sua salma esposta in Piazza Rossa a [[Mosca (città)|Mosca]] accanto a quella di [[Lenin]].
=== Le battaglie politiche ===
Dopo aver seguito con grande partecipazione le indagini sulla [[Loggia P2]], rendendosi autore di scottanti inchieste e pubblicando innumerevoli saggi sull'argomento, Montanelli giunse alla fatidica conclusione: ''"[[Licio Gelli]] e la P2 non esistono."''.
Con l'inizio dei libertini [[anni '80]], il conservatore Montanelli fiutò, nell'ingresso in [[politica]] di [[Gay|giovani]] come [[Nichi Vendola]] e [[Franco Grillini]], una minaccia per l'integrità morale della classe politica italiana.
Fu in questa occasione che il giornalista, in un mordace editoriale dal titolo ''"Il [[Partito Comunista Italiano|PCI]] e la [[sodomia]]"'', formulò l'invito all'elettorato italiano, divenuto poi celebre:
[[File:Manifesto in memoria di Stalin.jpg|thumb|left|300px|Tipico articolo redatto da Indro Montanelli.]]
{{Quote|Stringiamo le [[chiappe]] e votiamo [[Democrazia Cristiana|DC]]!<ref>Lo stesso monito verrà rinnovato da Montanelli diversi anni più tardi, in occasione della candidatura di Berlusconi alla Presidenza del Consiglio.</ref>}}
L'appello di Montanelli ricevette gli apprezzamenti della fazione [[Cattolico|cattolica]] e del "[[Mafia|padrino]] della DC" [[Ciriaco De Mita]], che come ricompensa concesse alla redazione de "il Giornale" una proroga al pagamento del [[pizzo]] mensile.
Con la nascita del "[[Pentapartito]]", Montanelli accentuò i suoi dissapori nei confronti del [[Partito Socialista Italiano|Partito Socialista]], manifestati nell'insofferenza del giornalista verso la figura di [[Bettino Craxi]].
In seguito alla nomina di Craxi a [[Presidente del Consiglio]], "il Giornale" adottò una linea editoriale profondamente avversa al segretario socialista.<br/>
Ogni tentativo di mettere a tacere "il Giornale" e il suo direttore sembrò vano, ma alla fine la linea della [[tolleranza]], fortemente sostenuta da Craxi, pagò e le lettere minatorie, i [[Pacco bomba|pacchi bomba]] e le teste di capretto, recapitati all'indirizzo della redazione del quotidiano, convinsero Montanelli dell'opportunità di sposare una linea editoriale più moderata.
=== Gli ultimi anni ===
[[File:Enzo Biagi, Giorgio Bocca e Indro Montanelli.jpg|thumb|right|350px|Montanelli in compagnia degli amici della [[Bocce|bocciofila]].]]
Con la prospettiva sempre più concreta di una "discesa in campo" in politica, Silvio Berlusconi cominciò a mobilitare ogni mezzo di informazione a propria disposizione, dalle reti [[Mediaset]] all'[[Istituto Luce]], affinché lo appoggiassero nella campagna elettorale.<br/>
In tal contesto, nei confronti della redazione de "il Giornale" il Cavaliere avanzò pretese sempre più elevate, costringendo Montanelli nel [[1994]] ad abbandonare l'incarico di direttore del quotidiano, dopo essersi rifiutato di alzarsi in piedi e intonare ''"[[Meno male che Silvio c'è]]"'' in presenza di Berlusconi e di realizzare un'inchiesta per appurare la discendenza del futuro premier dalla [[Giulio Cesare|''gens'' Iulia]].
Conclusasi malamente la sua esperienza presso "il Giornale", Montanelli decide di fondare un nuovo quotidiano, denominato ''"La Voce"'' in omaggio a [[Frank Sinatra|Frank ''"The Voice"'' Sinatra]], l'artista preferito da Montanelli insieme a [[Giorgio Gaber]] e [[Francesco Guccini]].<br/>
L'esperienza de "La Voce" ebbe vita breve e ben presto il neonato quotidiano fu costretto a chiudere i battenti, soppiantato dalla concorrenza de "[[Il Foglio Quotidiano|Il Foglio]]" di [[Giuliano Ferrara]], di "[[Tuttosport]]" e dei giornali distribuiti gratuitamente ai tornelli della [[metropolitana]].<br/>
Sfrattato dal monolocale in cui ospitava la redazione de "La Voce", Montanelli dovette pubblicare gli ultimi numeri del quotidiano in forma clandestina, scrivendo a mano gli articoli sulla carta carbone per poter ottenere più copie possibili (in genere due o tre) da distribuire poi nel quartiere.
Indro Montanelli trascorse gli ultimi anni di vita lontano dai riflettori, rompendo solo sporadicamente il suo silenzio inviando delle lettere alla redazione di [[Topolino (fumetto)|Topolino]] firmate con lo [[pseudonimo]] di ''"Paperindro"''<ref>Che però non sempre venivano poi pubblicate sul giornalino...</ref> o intervenendo nelle trasmissioni di [[Michele Santoro|Santoro]] con invettive contro Berlusconi.
=== La scomparsa ===
[[File:Montanelli con macchina da scrivere.jpg|thumb|right|300px|Montanelli fotografato nell'aldilà subito dopo la sua [[morte]], mentre compone personalmente il proprio [[Coccodrillo (giornalismo)|coccodrillo]].]]
Mentre nelle seconda metà degli [[anni '90]] il [[virus]] del [[berlusconismo]] dilagava tra la popolazione italiana inerme e priva di anticorpi, degenerando in una pandemia con l'inizio del nuovo millennio, Montanelli, che nel frattempo aveva dirottato tutti i propri sforzi nella disperata ricerca di un antidoto a questa piaga, nel [[2001]] potè finalmente annunciare durante un'intervista la messa appunto del [[vaccino]] contro Berlusconi:
{{citazione|Berlusconi è una malattia che si cura soltanto con il vaccino, con una bella iniezione di Berlusconi a Palazzo Chigi, Berlusconi anche al Quirinale, Berlusconi dove vuole, Berlusconi al Vaticano. Soltanto dopo saremo immuni. L'immunità che si ottiene col vaccino.}}
Montanelli accettò di collaudare personalmente davanti alle telecamere il vaccino da lui inventato: disgraziatamente, il rimedio si rivelò inefficacie e alla lunga dannoso a causa degli effetti collaterali dovuti alla presenza in dosi elevate nella composizione [[chimica]] di ''[[Romano Prodi|Prodio]]'', una sostanza ottenuta dalla distillazione dei ramoscelli di [[L'Ulivo|ulivo]].
Il giornalista morì difatti di [[overdose]] pochi mesi dopo.<br/>
Le sue ultime parole pronunciate furono ''"Beffo la morte e ghigno."''.
== Note ==
{{note|2}}
{{Giornalismo}}
[[Categoria:Italiani]]
[[Categoria:Giornalisti]]
[[Categoria:Scrittori]]
[[Categoria:Fascisti]]
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