Giuliano Amato: differenze tra le versioni

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Su proposta del Ministro della Giustizia [[Giovanni Conso]] (avvalsosi a sua volta della consulenza di [[Pietro Gambadilegno]]), il Consiglio dei Ministri presieduto da Amato elabora dunque un decreto legge per porre fine all'ingiusta persecuzione dei politici da parte di [[Antonio Di Pietro|Di Pietro]] e dei suoi sadici colleghi.
 
Anziché subire l'umiliazione di una condanna per [[corruzione]] o [[concussione]], con le nuove disposizioni i malcapitati politici sarebbero stati assolti, dopo aver recitato per penitenza tre "Ave Maria", e due "Padre Nostro" e con una tirata d'orecchi da parte del [[Pubblico ministero|pm]].<br/> Inoltre, grazie al valore retroattivo della norma, persino [[Gaio Licinio Verre|Verre]] e altri politici corrotti dell'[[antica Roma]] sarebbero stati così sdoganati.
 
Il "colpo di spugna", così definito tale decreto da certa stampa faziosa e sicuramente vicina alle [[Toga rossa|toghe rosse]], fallì a causa dell'intervento di quel guastafeste di [[Oscar Luigi Scalfaro|Scalfaro]], che rifiutò di firmare il decreto, opponendo un laconico ''“Io non ci sto!”''.
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