→Ritorno a Roma e cazzeggio
Dilworth (rosica | curriculum) |
Dilworth (rosica | curriculum) |
||
Riga 37:
Durante la permanenza con i pirati, si comportò in modo molto intelligente e scaltro: infatti componeva canzoni d'amore dedicate alla sua lavastoviglie che declamava urlando alla [[due]] di notte, quando nelle docce comuni a [[qualcuno]] cadeva la [[saponetta]] era sempre il primo a piegarsi per raccoglierla e ogni volta che apriva [[bocca]] prometteva ai pirati che dopo averlo liberato li avrebbe fatti uccidere [[tutti]]. Inoltre, quando gli venne chiesto di pagare [[venti]] talenti per la sua libertà, promise di pagarne [[cinquanta]] e senza chiedere la fattura, dimostrando un gran talento nel contrattare. <br/>
Attraccati nell'isola di Farmacussa, dei suoi amici gli pagarono il [[riscatto]], che Cesare gli disse ammontare a cento talenti fregandosi il resto, e, poco dopo essere stato liberato, assunse il comando di una [[flotta]] con la quale in poco tempo catturò i pirati. Come aveva promesso, li uccise crocifiggendoli mentre erano costretti ad ascoltare [[musica]] neomelodica, cosicché se non fossero morti subito si sarebbero senza dubbio suicidati. Da ciò si capì che era meglio non rompere le [[palle]] a Cesare e nessuno si permise più di offenderlo o di disturbarlo mentre stava mangiando o mentre guardava la [[partita]] di [[coppa]]. <br/>
A quel punto tornò a Roma, dove
[[File:Soldatini romani.JPG|300px|thumb|left|La battaglia di Farsalo in tutta la sua crudezza.]]
Nel 65 a.c. Cesare aveva ormai acquistato grande prestigio tra la popolazione, finanziando una [[squadra]] di gladiatori per gli [[Hunger Games]] dell'epoca; ma la vera svolta si ebbe quando venne nominato pontefice massimo di ottavo livello, pagando una pesante [[somma]] e regalando una cesta di meloni a Licinio Crasso e, per di piú, offrendo prestazioni sessuali al resto della commissione, per poi scoprire che non era necessario e sarebbe bastato chiederglielo dicendo per favore. <br/>
|