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{{FA|pt}}
{{storia}}
[[File:Busto Cesare Maglia Roma.jpg|thumb|220px|Giulio Cesare
{{Cit2|
{{Cit2|Ha fatto fuori galli, calli, britanni, pontici, iberici, cilici, daci, cappadoci, lici, traci, froci, repubblicani, russi, mongoli, germani, lusitani, egiziani e marziani. Ma dopo sono io l'assassino!|[[Bruto]] su Gaio Giulio Cesare}}
{{Cit2|Veni, vidi, veni!|Cesare su [[eiaculazione precoce]]}}
{{Cit2|Dividi e impera.|Cesare spiega l'importanza delle frazioni in politica}}
{{Cit2|Alea iacta est. Meo turno est. | Cesare mentre batte Gneo Pompeo al gioco dell'oca}}
'''Gaio Giulio Cesare''' (in latino: ''Frocius Iulius Caesar'', [[Roma]], Idi di [[Marzo]] 101 a.c. - Roma, Idi di [[Merda]] 44 a.c.) è stato un militare, console, [[dittatore]], [[scrittore]], inventore di salse e di insalate romano. Fu dictator, il che vuol dire che era un pezzo grosso, più o meno quanto il presidente della repubblica o l'amministratore di condominio; da molti considerato il primo imperatore di Roma, fu il primo ed ultimo [[politico]] della storia ad essere ucciso per aver fatto bene il proprio [[lavoro]].
== Infanzia ==
Cesare nacque a [[cavallo]] tra il 100 e il 101 a.c., quindi appena fu sceso da cavallo partecipò ai festeggiamenti per la [[notte]] di [[capodanno]]. Proveniva da una [[nobile]] [[famiglia]] patrizia, la gens Iulia, che secondo la leggenda annoverava tra i suoi avi il primo re di Roma, ovvero [[Romolo]], e il primo sacco di concime di Roma: [[Remo]]. A loro volta, questi sarebbero discesi da quel gran [[figlio]] di [[Troia]] di [[Enea]], il che in teoria rendeva Cesare un uomo votato al successo. Nella pratica, però, nonostante le nobili origini, la famiglia di Cesare non era particolarmente [[soldi|ricca]] o influente e, per di più, lo [[zio]] Gaio Mario aveva attirato su di loro l'[[odio]] dei nobili, dei poveri e degli [[schiavo|schiavi]]; in realtà stava sul cazzo a [[tutti]]. Ciò nonostante Giulio fu molto influenzato dallo zio e, dopo che si riprese dall'influenza che lo zio gli aveva attaccato, iniziò a studiare come mentire e frodare la gente, prospettando quindi fin da [[piccolo]] una [[carriera]] politica. <br/>
Per di più, il [[padre]] era stato pretore, il nonno era stato console e la [[madre]] era stata sia con un pretore che con un console. Giulio aveva due [[sorella|sorelle]], Giulia maggiore e Giulia minore, una terza [[figlia]] fu cacciata perché non si sapeva come chiamarla. La sua famiglia viveva in una modesta [[casa]] in un quartiere malfamato, in un [[periodo]] che vedeva contrapposte le fazioni degli optimates, favorevoli all'aristocrazia, i populares, che preferivano assoggettare la folla con gli strumenti democratici e le divinas che volevano [[Patty]] come imperatrice. <br/>
Cesare fu educato dal precettore Marco Antonio Gnifone, che conobbe il [[giovane]] [[ragazzo]] molto a fondo, ancora di più di quanto si possa fare con una [[rettoscopia]]. Nonostante le sue origini, Cesare si schierò fin dall'inizio con i populares, poiché gli optimates lo avevano sempre trattato [[male]] e non lo avevano mai invitato a prendere una [[birra]].
[[File:Benigni vestito da soldato romano.jpg|left|thumb|300px|Pompeo cerca di riallacciare i rapporti con cesare.]]
== Gioventù ==
Quando Cesare aveva solo [[sedici]] anni, morì il padre Gaio Giulio Cesare il [[Vecchio]], chiamato così perché uscì già settantenne dall'[[utero]] della madre. Questa rappresentò una grave [[perdita]] per il giovane Cesare, poiché il vecchio era [[morte|morto]] senza dirgli dove aveva nascosto i soldi per le emergenze. Arrivato alla veneranda [[età]] di diciassette anni dovette pensare a cose serie come contrarre [[matrimonio]], entrare in politica, trovarsi un'[[amante]]. <br/>
Per prima [[cosa]] ripudiò la sua promessa [[sposa]], Cossuzia, perché aveva un [[nome]] di merda e sfigurava sugli inviti nuziali, per sposare [[Cornelia]] Zinna Maggiore, e il solo nome spiega il perché della scelta. La [[ragazza]] era nipote di un populares e questo contribuì ad arrecargli problemi durante la [[dittatura]] di [[Silla]], il quale era avverso ai populares e convinto sostenitore delle divinas, loro avversarie nel saggio canoro di fine anno del senato. Inoltre Silla era ricco da far paura e non poteva permettere che i poveri avanzassero richieste sindacali come salari più alti, pause [[caffè]] più frequenti e pause [[malattia]] per ogni volta che erano colpiti dalla [[peste]]. <br/>
Silla cercò, dunque, in tutti i modi di ostacolare l'ascesa di cesare, fin dalle [[elezioni]] per eleggere il [[capoclasse]] alle elementari, che riuscì a fargli perdere nonostante studiasse a casa da solo. La situazione si aggravò ulteriormente quando gli fece perdere l'ambito [[compito]] di giudice nel celebre [[concorso]] di Miss tonaca bagnata,con sua grande delusione visto che quell'[[anno]] partecipò persino Poppea la Grande. Inoltre, Silla era avvezzo anche a pratiche di [[bullismo]] nei confronti del giovane: gli rubava i soldi del [[pranzo]] all'uscita del foro e gli ripeteva che sua madre era talmente populares che tutta roma la conosceva molto bene. <br/>
La situazione precipitò definitivamente dopo che Silla riuscì a concentrare nelle sue [[mani]] il [[potere]] assoluto, diventando dittatore e unico giudice di [[Masterchef]] Roma, perché a questo punto ordinò a Cesare di divorziare da Cornelia, in quanto la moglie non li vedeva bene insieme. Cesare si rifiutò, in quanto nessuno sapeva fare la [[carbonara]] come la moglie, e Silla meditò di ucciderlo. <br/>
Dovette però desistere quando tutte le sue sorelle, sua [[madre]], sua moglie, la sua [[bisnonna]] e il [[cugino]] lo implorarono di non farlo. Fu così che Silla, persuaso e molto confuso, decise di lasciare in vita il giovane [[marpione]]. Ciò nonostante avvertì i sostenitori di Cesare dicendo:
{{Cit|Abbiatela pure vinta! Ma quello che oggi difendete, un giorno creerà problemi. Infatti in Cesare ci sono tanti Gaio Mario.|}}
[[File:Donna che lecca un pene di ghiaccio.jpg|thumb|right|Un'immagine di Cornelia che spiega perché Cesare ci tenesse a non separarsi.]]
Anche se molti storici hanno ritenuto che in realtà intendesse dire che dentro Cesare c'erano stati molti gai [[marinaio|marinai]].
Cesare, temendo comunque che Silla si arrabbiasse dopo aver scoperto che gli aveva lasciato un [[merda|regalino]] sulla scrivania del suo [[ufficio]], lasciò Roma e si rifugiò in Sabina, famosa per le sue [[donna|donne]] e per i [[padre|padri]] coglioni, quindi la [[città]] perfetta per lui. <br/>
Poco dopo, poté finalmente partire per la [[guerra]] e fu spedito in [[Asia]]. Qui si distinse per il suo coraggio in battaglia, nascondendosi sotto il cadavere di un compagno, ma visto che era uno dei pochi che non erano scappati dal [[campo]] di [[battaglia]] imbrattandosi di [[urina]]. <br/>
Per questo ottenne una [[medaglia]] al valore, il che gli consentì di tornare a Roma da vincitore e di aspirare addirittura al [[Senato]], o per lo meno ad un posto al [[ministero]].
== Ritorno a Roma e cazzeggio ==
Tornò a Roma dopo aver ricevuto la [[notizia]] della morte di Silla e si presentò al suo [[funerale]] distribuendo inviti per il dopo-festa. A quel punto decise però di imbarcarsi per Rodi, meta dei rampolli delle famiglie nobili dell'epoca vogliosi di studiare la [[geometria]] euclidea e in particolare il [[triangolo]]. Convinto di essersi imbarcato su una [[nave]] da [[crociera]], contando di lavorare come [[animatore]], scoprì presto di trovarsi su una nave di [[pirata|pirati]], dove ben presto divenne l'equivalente di una [[bambola gonfiabile]]. <br/>
Durante la permanenza con i pirati, si comportò in modo molto intelligente e scaltro, componendo poesie che declamava alla [[due]] di notte e promettendo che dopo averlo liberato li avrebbe fatti uccidere tutti. Inoltre, quando gli venne chiesto di pagare [[venti]] talenti per la sua libertà, promise di pagarne [[cinquanta]], dimostrando un gran talento nel contrattare. <br/>
Attraccati nell'isola di Farmacussa, dei suoi amici gli pagarono il [[riscatto]], che Cesare gli disse ammontare a cento talenti, e, poco dopo essere stato liberato, assunse il comando di una [[flotta]] con la quale catturò i pirati. Come aveva promesso, li uccise strangolandoli e poi crocifiggendoli, tanto per stare sicuri. Da ciò si capì che era meglio non rompere le [[palle]] a Cesare e nessuno si permise più di offenderlo o di disturbarlo mentre stava mangiando o mentre guardava la [[partita]] di [[coppa]]. <br/>
A quel punto tornò a Roma, dove divenne [[questore]]. In questo periodo si posizionano [[due]] eventi speciali della [[vita]] di Cesare. Il primo consiste in un [[sogno]] incestuoso, in cui Cesare sognò di giacere con la madre (in sua difesa, non era l'unico a Roma a fare certi sogni su di lei). Piuttosto che preoccuparsi e andare da uno [[psicologo]] bravo, Cesare interpretò il sogno come un [[presagio]] di imminente dominio sul [[mondo]]. Il secondo si ebbe quando, di fronte ad una [[statua]] di [[Alessandro Magno]], Cesare scoppiò a piangere urlando che Alessandro alla sua [[età]] aveva già conquistato mezzo [[mondo]], mentre lui doveva ancora dare l'[[esame]] di [[diritto]] romano. Inoltre, molti sostengono che la vista delle dimensioni del [[membro]] della statua lo deprimettero ancora di più.
[[File:Soldatini romani.JPG|300px|thumb|left|La battaglia di Farsalo in tutta la sua crudezza.]]
Nel 65 a.c. Cesare aveva ormai acquistato grande prestigio tra la popolazione, finanziando una [[squadra]] di gladiatori per gli [[Hunger Games]] dell'epoca; ma la vera svolta si ebbe quando venne nominato pontefice massimo, pagando una pesante [[somma]] a Licinio Crasso e offrendo prestazioni sessuali al resto della commissione, per poi scoprire che non era necessario e sarebbe bastato chiederglielo dicendo per favore. <br/>
== Il
Eletto pretore e diventato ancora più [[fico]], Cesare dovette affrontare la [[morte]] di Cornelia, che riuscì a superare con grande difficoltà sposando due [[giorno|giorni]] dopo Poppea, la nipote di Silla, cosicché non solo lo aveva fottuto da vivo, ma alla fine si scopava anche la nipote. Il [[matrimonio]] non durò a lungo, in quanto Cesare scoprì Publio Clodio Porco, introdottosi a casa sua travestito da [[ancella]], che ci provava con la moglie. Molto offeso dal fatto che non ci avesse provato con lui, ripudiò Poppea e si promise che non avrebbe più amato nessuno, dopo la delusione che gli aveva dato Clodio. <br/>
Dopo aver ampliato i confini romani nella [[Spagna]] Ulteriore, che da allora fu ancora più ulteriore, gli venne offerto il [[trionfo]] militare, che però dovette rifiutare per entrare a Roma e diventare [[console]]; questo per colpa di quel vecchio rompipalle di [[Catone]] Uticense, che non vedeva di buon occhio un [[pazzo]] assetato di potere con un [[esercito]] a marciare su Roma. <br/>
Fu allora che Cesare capì che i tempi erano maturi e strinse un alleanza con i due più influenti personaggi dell'epoca. Riunitisi all'[[osteria]] del senato, per non dover pagare, stipularono il cosiddetto [[primo]] triumvirato, chiamato così perché stipulato da [[tre]] senza palle, l'accordo per spartirsi il potere e per decidere a chi sarebbe toccata l'ultima fetta di [[pizza]]. Egli lo strinse con Gneo Pompeo Magno, che doveva il suo nome al fatto di avere [[masturbazione|le mani piene di calli pur non avendo mai lavorato in vita sua]], e Marco Licinio [[Grasso]], che passava lì per caso ed era convinto che stessero giocando a [[Risiko]]. <br/>
Crasso era l'uomo più ricco di Roma, Pompeo il più onorato militarmente. Cesare rispetto a loro non era [[nessuno]], ma fu lui a rappacificarli dopo una violenta [[lite]] su chi aveva il [[pene]] più lungo, e sfruttò i suoi due potenti [[amico|amici]] per portare avanti la sua [[politica]]. Col loro appoggio, fece passare una [[legge]] con la quale venivano redistribuiti gli appezzamenti di terreno ai veterani, ai poveri e ai [[laureato|laureati]] in [[lettere]], ottenendo così l'appoggio dell'intera [[popolazione]]. <br/>
Ottenne la provincia delle [[Gallia]] Cisalpina da cui cominciò le sue memorabili campagne militari, che lo portarono fino in [[Germania]], in Britannia e in [[Oriente]], ovvero dovunque ci fossero poveri innocenti da uccidere. In questi anni Cesare accumulò un successo dopo l'altro, fino a diventare il [[personaggio]] di spicco della politica romana, il che lo portò a scontrarsi con i senatori e a dover combattere con le [[emorroidi]], a furia di stare a cavallo.
== La guerra civile e la dittatura ==
Il senato si sentì intimorito dal [[potere]] di Cesare e si affidò all'appoggio di Pompeo. Nel frattempo, mentre il triumvirato aveva perso ormai qualunque [[valore]], Cesare chiedeva senza successo al senato di entrare a Roma con l'esercito, dandogli la sua [[parola]] di giovane marmotta che non li avrebbe trucidati. Allora Cesare, superò con le sue truppe il fiume Rubicone, che segnava il confine del territorio romano, pronunciando la famosa [[frase]]: "Alea iacta est", che tradotto suona più meno:
{{Cit|E mo'so [[cazzo|cazzi]] vostri!|}}
[[File:Idi di Marzo a cuscinate.jpg|right|thumb|340px|"Vai al [[pigiama party]] del senato hanno detto, ti divertirai hanno detto..."]]
A questo punto Cesare diventava nemico di Roma e il senato gli dichiarò [[guerra]]. Pompeo avrebbe dovuto combatterlo, ma erano anni che non si prendeva un po' di [[ferie]] e il quel momento si diede irreperibile. Dopo una veloce discesa della [[penisola]], Cesare entrò a Roma e instaurò una [[dittatura]]. Allarmato, Pompeo raggiunse l'esercito ancora in canotta e ciabattine da [[mare]], ma ormai era troppo tardi. Lo scontro si ebbe nella battaglia di Farsalo dove Cesare, secondo il [[gergo]] militare, prese a calci in [[culo]] Pompeo e il suo esercito. Pompeo fuggì in [[Egitto]], ma lì fu ucciso da uno che aveva provato a superare al casello per la fretta. [[Catone]], alla notizia della sconfitta, si suicidò bevendo una bottiglia di [[Fanta]] calda e sfiatata. Cicerone non si suicidò, ma lasciò la politica e lanciò una linea di [[profumo|profumi]] e e abbigliamento. <br/>
Nel 47 assunse il titolo di dictator e di fatto concentrò nelle sue mani tutto il potere, tenendo comunque il [[vita]] in senato come un simpatico [[giocattolo]] con cui giocare, divertendosi a guardare i senatori discutere come se contassero [[qualcosa]]. Non ebbe rancore contro i suoi avversari sconfitti, come dimostrò condannandoli a morte per impalata [[ano|anale]]. <br/>
Seppe come farsi amare dal popolo, elargendo denaro e organizzando [[gioco|giochi]] circensi, per lo più consistenti in emozionanti sfide di ex senatori contro [[leone|leoni]] e tigri (per rendere lo scontro più equo ai senatori venivano legate le mani dietro la [[schiena]]). Fece erigere statue raffigurante lui che sconfigge Pompeo, che scioglie i senatori nell'[[acido]] e che vince la finale di [[Champions]]. <br/>
Inoltre riorganizzò completamente l'amministrazione, l'[[economia]] e le legge romana. Ma si tratta di cosa troppo noiose per parlarne qui e si correrebbe il [[rischio]] che il [[lettore]] chiuda la finestra per cominciare a smanettarsi su [[youporn]].
== Congiura e uccisione ==
Cesare nominò console sé stesso e [[Marco Antonio]] e pretori [[Bruto]] e [[Cassio]] (ottima scelta). Quest'ultimo era rimasto molto deluso da Cesare per non averlo portato con sé in Egitto per il puttan-tour di fine guerra civile. Allora galvanizzò il senato e lo aizzò contro Cesare. A questo punto le attenzioni di tutti puntarono verso Bruto, amante della [[repubblica]] e aderente alla filosofia dello [[stoicismo]] e dello bastardismo. <br/>
Secondo la tradizione Cesare ebbe molti segni premonitori della sua imminente fine. <br/>
In quei giorni molti [[uccello|uccelli]] solitari arrivarono nel foro per poi morire, i cavalli da Cesare liberati vicino al Rubicone scoppiarono a piangere, anche perché erano stati lasciati pascolare in un [[campo]] di [[cipolla|cipolle]], e ogni indovino dell'impero avvertiva che Cesare sarebbe stato ucciso. Alcuni andarono direttamente da Cesare per avvisarlo del pericolo, ma lui li liquidò credendo che fossero [[testimone di geova|testimoni di geova]]. <br/>
Nello stesso periodo fu scoperta la sepoltura del fondatore di Capua, Capi, e sulla [[lapide]] [[tomba|tombale]] fu trovata la scritta: "Quando verranno scoperte le [[ossa]] di Capi, un discendente di Iulo verrà assassinato", ma probabilmente Cesare sperava che la [[profezia]] parlasse di suo cugino [[artificiere]]. <br/>
Persino la moglie, che solitamente se ne fregava altamente di quello che faceva il marito purché continuasse a portare i soldi a casa, venne colta da incubi e da un brutto presentimento.
{{Dialogo|Moglie di Cesare|Cesare, attento alle idi di Marzo!|Cesare|Ma siamo ancora a gennaio.|Moglie|Vabbè tu stai comunque attento.|Cesare|La solita rompipalle.|Moglie|E parla un po' con Bruto lo vedo strano. E poi sta sempre i camera a bisbigliare con quel suo amico, Cassio.|Cesare|Ma lasciali masturbare in pace.}}
Dopo tutti questi indizi fu un po' da stronzi presentarsi, ma ancora più stronzo è il fatto che di tutti i senatori assenteisti di [[oggi]] nessuno venga pugnalato. <br/>
Arrivato in senato, si sedette al suo seggio, quando i senatori lo attorniarono con la [[scusa]] di volergli chiedere l'[[autografo]]. Mentre un senatore teneva occupato Marco Antonio fuori parlando di [[fica]], per evitare che prestasse [[soccorso]], i senatori si scagliarono contro cesare inferendogli pugnalate. Cesare tentò di resistere, ma quando vide che persino suo [[figlio]], a cui giusto il [[giorno]] prima aveva comprato il carro nuovo di zecca, si arrese e si accasciò a [[terra]]. Scoprire che il suo stesso figlio lo avesse tradito significò per Cesare una vera [[pugnalata]] alle spalle, che andò ad aggiungersi alle altre [[trentasette]].
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{{Curiosità}}
*Si dice che [[nessuna]] delle pugnalate inferte a Cesare fu mortale e lui morì di [[infarto]] appena si accorse di aver lasciato l'[[arrosto]] nel forno.
*Bruto scrisse una [[sceneggiatura]] basata sulla sua vita "Come ammazzare il padre e vivere felici", che non ebbe il successo sperato i quanto all'epoca il [[cinema]] non esisteva.
*Si dice che Cesare abbia inventato il [[parto]] cesareo quando uscì dal ventre materno tagliando in due la madre con una [[spada]].
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*[[Impero Romano]]
*[[Tiberio]]
*[[Nerone]]
*[[Caligola]]
*[[Cesaroni]]
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