Gabriel García Márquez: differenze tra le versioni

nessun oggetto della modifica
Nessun oggetto della modifica
Riga 4:
 
[[File: Marquez_occhio_pesto.jpg‎|‎right|250px|thumb|Gabriel Garcia Marquez dopo una discussione animata con [[Cocco Bill]].]]
'''Gabriel José Arcadio Valderrama García Márquez''' ([[Macondo]], [[6 marzo]] [[1927]] - si aspetta la cronaca della sua morte annunciata) è uno scrittore [[colombia]]no, (maggiormente conosciuto con lo pseudonimo di [[Pablo Escobar]].),
il padre di tutti gli scrittori latinoamericani che trattano di sesso morte e merda, ma soprattutto di morte.
 
I suoi libri sono caratterizzati da un crudo, severo realismo e da trame interessanti e ''RONF! zzzzzzzzzzzzzzzzzz...''
Line 48 ⟶ 49:
 
== Opere ==
Una citazione storica:
 
«Dottore, qual è il miglior rimedio contro il mal di testa?»
 
«Non aver bevuto ieri sera.»
=== Cent'anni di solitudine ===
Nel paese di Macondo, un uomo di nome José Arcadio Aureliano Buendía ha due figli, e li chiama José Arcadio e Aureliano. <br />Questi due hanno due figli a testa, e li chiamano José Arcadio e Aureliano.<br /> Questi quattro hanno due figli a testa, e li chiamano José Arcadio e Aureliano.<br /> Questi otto hanno due figli a testa, e li chiamano José Arcadio e Aureliano.<br /> Questi sedici hanno due figli a testa, e li chiamano José Arcadio e Aureliano.<br /> Questi trentadue hanno due figli a testa, e li chiamano José Arcadio e Aureliano.<br /> Questi sessantaquattro hanno due figli a testa, e li chiamano José Arcadio e Aureliano.<br /> Questi centoventotto hanno due figli a testa, e li chiamano José Arcadio e Aureliano.<br /> Questi duecentocinquantasei hanno due figli a testa, e li chiamano José Arcadio e Aureliano.<br /> Questi cinquecentododici hanno due figli a testa, e li chiamano José Arcadio e Aureliano.<br /> Questi milleventiquattro hanno due figli a testa, e li chiamano José Arcadio e Aureliano.<br /> Questi duemilaquarantotto hanno due figli a testa, e li chiamano José Arcadio e Aureliano.<br /> Questi quattomilanovantasei hanno due figli a testa, e li chiamano Ricardo Reis e Palomar. A questo punto il paese implode e arriva un vento magico che cancella ogni cosa. DavveroForse il capolavoro di GM, come [[General Motors]], questa saga familiare lunga un gransecolo belè uno dei libri umoristici più tristi della storia della letteratura. A nulla servono le pur convincenti scene del tappeto che vola, della cugina che mangia la terra, della vicina di casa che svergina tre generazioni di Buendía, della prima notte di nozze di una dodicenne, dell’amore incestuoso tra due cugini e tra una zia di sessant’anni e un pronipote di dieci di fronte a un intero treno carico di morti e a un [[cadavere]] che continua a stare seduto sulla panca in giardino, come niente fosse, per non parlare dei morti ammazzati, che in questo libro particolare raggiungono l’apocalittica cifra di metà della popolazione colombiana, per non parlare della morte che aleggia sinistra e inquietante a ogni nuovo paragrafo, per non parlare della nonna di centottantadue anni, che a tutti gli effetti non può essere davvero viva, per non parlare e basta.
 
=== L'amore ai tempi del colera ===
[[Stan Laurel]] incarica un detective e un giornalista di indagare sulla morte del suo amico di sempre, [[Oliver Hardy]]. I due sospettano che nell'assassinio sia coinvolto [[Charlie Chaplin]], così lo rapiscono e lo massacrano di mazzate... ah, no, scusate, questo è ''Triste, solitario y final'' di [[Osvaldo Soriano]]. A volte li confondo. Dunque, a differenza di quanto ci si potrebbe aspettare dal titolo e dall’autore, il colera non è che abbia poi tutta questa importanza nel libro, è solo un modo per caratterizzare un periodo preciso della storia colombiana: dopo il tempo delle guerre d’indipendenza e prima di quello delle guerre civili, più o meno al tempo della grande carestia. Un tizio molto giovane si innamora di una tizia molto giovane: prima la tizia non lo caga, poi lo caga, ma non lo caga il padre di lei, per cui se ne va (lei) e lui incomincia a chiavarsi qualsiasi cosa respiri, lei sposa un dottore, lui diventa un barcaiolo, passano cinquant’anni, lei litiga col dottore, lui si fa un’adolescente, il dottore muore cercando di tirare giù dal ramo un [[pappagallo]], lui al funerale fa finta di essere triste, lei e lui si rivedono, finalmente scopano, ma ormai hanno tutt’e due settant’anni per cui la cosa puzza un po’ di morte. Morale di questo racconto è: se vuoi chiavarti una morta, non aspettare cinquant’anni, vai direttamente all’obitorio.
 
=== Altre opere ===
Line 60 ⟶ 66:
*'''''Racconto di un naufrago''''': Opera prima di Gabito, è la vera storia di un vero naufragio avvenuto nel mare della Colombia negli anni cinquanta. Il protagonista, un marinaio della marina militare colombiana, cade in acqua insieme ad altri quattro, che naturalmente muoiono in modo atroce, perché l’incrociatore su cui sono imbarcati è sovraccarico di frigoriferi (che i colombiani allora utilizzavano come armi) ma riesce a non affogare grazie a una zattera di polistirolo, avendo così occasione di mangiare per dieci giorni [[sushi|pesce crudo]], suole di [[scarpe da ginnastica]] e un gabbiano vivo, le cui interiora saranno le prime budella azzurre a comparire in un libro di Garcia Marquez. Se vi interessa, vi dico come va a finire: si salva, altrimenti non avrebbe potuto raccontarlo.
*'''''La mala ora''''': Racconto di mala sorte, di mala affare, di mala sanità, forse di mala mud, ma soprattutto di mala morte, La mala ora è l’archetipo di tutti i racconti marqueziani ambientati a Macondo, quindi tutti, dove anche i personaggi sono sempre gli stessi: l’alcalde (una via di mezzo tra un sindaco e un pappone), il [[dottore]], il capo delle guardie, le [[puttana|baldracche]], i cani bastardi e i morti. Qualcuno appiccica sugli alberi scheletrici e sui muri sudati della città le “pasquinate”, tradotto dal colombiano gli “sputtanamenti”, per cui tutto il popolume incomincia a temere che si sappia in giro che non si va a messa, non si pagano le tasse, si fanno le corna al marito, ci si tromba la figlia, ci si accoppia con meretrici di colore e non si parla di morte.
*'''''Vivere per raccontarla''''': “Vivere è un po’ morire”, questa l’epigrafe che Garcia Marquez ha voluto ironicamente porre all’inizio della sua prima autobiografia. E naturalmente bisogna essere vivi per poter vivere e quindi poter raccontare la propria vita, dall’infanzia tra i fantasmi dei suoi antenati e il corpo di sua nonna alla scuola, ai primi amori, il collegio, l’università, il giornale, le prime stesure di necrologi di personaggi illustri, gli amici deceduti, il tutto con una triste e piacevole atmosfera di morte, più o meno fino al “Racconto di un naufrago”. Il resto lo raccontano poi i suoi libri, che bisogno c’era di affrontare questo tema.
 
== Curiosità ==
*La sua bevanda preferita è il [[Cuba Libre]] senza [[Coca Cola]]
0

contributi