Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 (Brahms): differenze tra le versioni

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== Genesi==
 
Nel primo libro della Bibbia, sta scritto che Brahms nel milleottocentoventordici passeggiava allegramente per il Fantabosco, nei pressi di Vienna, quando soffiandosi il naso ebbegli venne in mente l’idea per un incipit di corno. Fu così che tornò a casa sua in Brianza e si mise subito a comporre lo sconcerto: dopo aver trascritto il tema iniziale, si mise a mangiare polenta e brasato, lasciando colare il sugo dalla barba su tutta la partitura vuota, completando così l’opera. Dopo aver mostrato il suo lavoro agli amici del bar, si organizzò la prima esecuzione assoluta ad Arcore durante il primo torneo mondiale di Strip-briscola. L’orchestra, fatta di soli cittadini italiani, suonava dimmerda, ma aveva il beneplacito del leader fascista Matteo Salvini. Lo Sconcerto divenne rapidamente un testo sacro della letteratura pianistica, raggiungibile solo dai più grandi virtuosi.
 
== Orchestrazione ==
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I. Allegro non troppo
 
Il pianista è sottoposto a ogni genere di tortura possibile nel tentativo disperato di eseguire tutte le note depositate a caso dal sugo del brasato. Mentre fa questo, l’orchestra suona forte come se non ci fosse un domani per coprire le vuvuzela del pubblico scaligero.
 
II. Scherzo: Allegro appassionato
 
Come il primo movimento, ma più casinaro, con delle doppie note del cazzo in mezzo.
 
III. Andante
 
Il pianista se ne va in bagno e viene sostituito dal violoncellista. Poi torna e rovina tutto.
 
IV. Boh con scale di terze (Allegretto grazioso)
 
Grazioso stocazzo, le scale di terze me le devo fare io intanto.
 
 
 
== Tentativi di soluzione ==
 
Il matematico tedesco Bernhard Riemann ha congetturato l’esistenza di una diteggiatura comoda per lo sconcerto di Brahms. Questa si trova come parte reale degli zeri non banali della funzione zeta. Ma Riemann non sapeva una minchia di pianoforte e difatti questa è una minchiata.
 
Il grande logico Kurt Gödel ha dimostrato che per quante note di questo concerto possano essere suonabili con una certa diteggiatura, ne esisterà sempre almeno una ineseguibile, da cui si deduce che in verità le note ineseguibili sono infinite per ciascuna diteggiatura.
 
Il pianista italiano Maurizio Pollini non ha ancora capito quale sia il problema.
 
Il fisico polacco Cristiano Stanzuomo ha ipotizzato una concezione del tempo come forza elastica comprimibile ed infatti lo rallenta a piacimento nei passaggi scomodi. Che burlone!
 
Il noto pappone argentino-palestinese-israeliano-spagnolo-narniota Daniel Barenboim ha risolto brillantemente suonando solo le note che gli andava di suonare a lui. Capito studentelli che siete al quinto corso? Così si fa. Imparate!
 
Altri pianisti hanno risolto lo sconcerto di Brahms mangiando il brasato rimasto sulla partitura.
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