Cinque giornate di Milano: differenze tra le versioni

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{{Sottotitolo|Da Nonciclopedia, l'enciclopedia libera dagli Austriaci}}
{{Riquadro
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|casus = Nelle pasticcerie si trovavano solo [[torte alla panna con crauti]].
|esito= I milanesi cacciano a pedate i [[Crucco|crucchi]].
|schieramento1= <div style="text-align: center;">[[Polentone|Insorti milanesi]] [[File:Coccarda.png|28px]]</centerdiv>
|schieramento2= <div style="text-align: center;">[[Impero austriaco]] [[File:Austria bandiera.png|28px]]</centerdiv>
|comandante1= <div style="text-align: center;">Carlo Cattaneo, Gabrio Casati</centerdiv>
|comandante2= <div style="text-align: center;">Josef Radetzky, [[Commissario Rex]]</centerdiv>
|perdite1= <div style="text-align: center;">600 tra uomini e donne</centerdiv>
|perdite2= <div style="text-align: center;">1000 uomini, 1 cane lupo</centerdiv>
|note=
}}
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== Antefatti ==
{{Doppia immagine|sinistra|Soldato baffone.jpg|140|Rex.jpg|140|Il generale Josef Radetzky e il suo luogotenente [[Commissario Rex|Rex]].}}
Nel 1848 il Lombardo-Veneto era parte dell'Impero austriaco, come potrebbe esserlo oggi il Südtirol se solo non fosse pieno di calabresi.<br /> A Milano il malcontento era diffuso da tempo, il crucco non è come il sarago: inizia a puzzare già dal primo giorno, specie se ha mangiato il ''gröstl'' con le cipolle. Inoltre, la [[nebbia]] padana era stata rafforzata dai vapori dei crauti messi a lessare, quindi ci si vedeva meno di prima e si doveva andare in Valtellina per respirare aria pulita.<br /> Con l'elezione al soglio pontificio di [[Pio IX]] dilagò un comprensibile ottimismo, soprattutto dopo la sua decisione di consentire una maggiore libertà di stampa<ref>la sua</ref>. L'arrivo dei primi numeri dell'[[Osservatore Romano]] furono però una delusione: è vero, il giornale non era in [[linkua teteska]], ma i milanesi erano messi parecchio male anche col [[latino]]. Per fortuna il 90% delle parole erano ''fidem, spem et caritatem'', qualcosa si capiva.<br /> La tensione si inasprì con la nomina del nuovo arcivescovo Carlo Bartolomeo Romilli, che sostituiva l'austriaco Karl Kajetan von Gaisruck. Durante la [[Messa]] solenne del suo insediamento, proprio nel [[Duomo di Milano]], fece comparsa uno striscione con la scritta: '''"Romillo, levace dalle palle 'sti cazzi a spillo!"'''<ref>scarsamente dotati sessualmente, penosi omuncoli</ref>. Gli animi si scaldarono. Josef Radetzky scartò l'iniziale "pista piemontese" e giunse alla conclusione che il marrano veniva probabilmente da [[Roma]], quindi un sobillatore mandato dal [[Papa]] in persona. Le risate furono represse nel [[sangue]], quando la polizia caricò la folla festante in piazza Fontana uccidendo un cittadino e ferendone altri.<br /> Per protesta, i milanesi decisero di non fumare più, colpendo in tal modo le entrate erariali provenienti dalla tassa sul tabacco<ref>sarebbe carino farlo ora, anche con i gratta e vinci, sai che chioppo il governo?!</ref>. In risposta il comando austriaco ordinò ai soldati di andare per strada con dei sigari, forzando i passanti a fumarli e, in caso di rifiuto, facendoglieli assumere per via rettale.<br /> Al terzo giorno di sciopero si contarono 6 morti e oltre 80 feriti tra la popolazione, la maggior parte dei quali imberviti<ref>pervasi da furia animale</ref> per il non potersi sedere. Quando è troppo, è troppo.
{{Dialogo2|Tenente austriaco|Herr Kommandant, a''f''ere sentiten ''f''oce che milanesi atakerannen kaserma!|Josef Radetzky|Nein a''f''ere paura, italianen ''f''olere solo mangiare pitza und sonare mandolinen!}}
 
== La cronaca==
{{Doppia immagine|sinistra|Soldato baffone.jpg|140|Rex.jpg|140|Il generale Josef Radetzky e il suo luogotenente [[Commissario Rex|Rex]].}}
[[File:Barricata delle cinque giornate piena di altra roba schifosa.jpg|right|thumb|250px|La roba inutile fu usata per le barricate.]]
* '''[[18 marzo]]''' - Al grido di ''"Dagli al crucco!"'' si apre la caccia agli austriaci. Indossare qualcosa che somigli ad una divisa è molto pericoloso, quasi come sedersi in [[Tifoso della Roma|curva sud]] con la sciarpa della [[S.S. Lazio]] durante un derby. Qualche soldato ha la doppia giberna incrociata sul petto e capisce subito, a sue spese, che avvantaggia i rivoltosi dotati di scarsa mira. La maggior parte di loro evita di sparare alla folla, ricaricare il fucile sarebbe impossibile, non avrebbero né il tempo né le braccia per farlo. Radetzky e i suoi uomini ripiegano nel Castello Sforzesco, all'epoca privato in gran parte delle mura a causa della demolizione voluta da [[Napoleone]]. Riesce comunque a chiamare i rinforzi, che si attestano fuori Milano isolando la città dall'esterno.
* '''[[19 marzo]]''' - Durante la notte gli abitanti hanno eretto barricate ovunque, si è creato quello che in gergo militare viene chiamato "assedio Matrioska": gli austriaci assediano i milanesi che assediano gli austriaci. Questi ultimi, convinti che agli altri manchino le armi, pensano che una carica di cavalleria possa ricondurli alla ragione. L'arte di arrangiarsi è però una delle principali doti dell'[[italiano medio]], alla quale si aggiunge una [[Paraculata|paraculaggine]] saldamente ancorata al suo [[DNA]]. Le strade vengono dissestate e cosparse di ferri e vetri; i musei predati di qualsiasi arma, dalle spingarde medievali alle daghe romane. Alla prima carica della cavalleria sono subito chiare due cose: anche un semplice [[maleppeggio]] può diventare letale se buttato dal terzo piano; la [[ManualiNonbooks:Organizzare una grigliata|grigliata di equino]] può dare delle belle soddisfazioni, se non sei il [[cavallo]].
[[File:episodio delle cinque giornate di Milano.jpg|right|thumb|250px|Un drammatico momento della rivolta.]]
* '''[[20 marzo]]''' - Per fiaccare gli insorti, Radetzky ha piazzato i suoi migliori ''[[Sniper|Jäger]]'' in cima al Duomo, con l'ordine di sparare a chiunque capitasse nella loro area di tiro. Questo corpo speciale è assolutamente devoto agli ordini, tanto da accoppare anche un paio di austriaci che attraversano il piazzale correndo, inseguiti dalla gente. Carlo Cattaneo, uno dei rappresentanti del consiglio di guerra eletto dai cittadini, vuole assolutamente stanarli. Conquistare l'importante simbolo della città sarebbe un grosso smacco per i crucchi, senza contare l'effetto morale che avrebbe sugli insorti. Dopo aver scartato tutti i piani che prevedevano la frase "ci saranno perdite accettabili", ha lui stesso l'idea vincente: calare da un palazzo di fronte uno lenzuolo con sopra scritto "Se scendete subito non vi scuoiamo vivi". Dieci minuti dopo il tricolore sventola sulla guglia della ''Madonnina''.
* '''[[21 marzo]]''' - I milanesi iniziano ad essere a corto di rifornimenti, ma si sono organizzati al meglio: [[ingegneri]] ed impiegati del catasto consigliano come [[ManualiNonbooks:Vivere nelle fogne|muoversi per arrivare agli edifici strategici]]; gli [[Astronomia|astronomi]] sorvegliano il nemico da torri e campanili; i maghi fanno il [[malocchio]] a Radetzky; i [[barboni]] insegnano come [[ManualiNonbooks:Diventare un barbone|sopravvivere con poco]]; le [[puttane]] la danno gratis. Si è creata una situazione di stallo e nessuno a voglia di forzare la mano. Nel frattempo, Carlo Alberto ha radunato il suo esercito a [[Novara]], pronto a [[Opportunesimo|difendere gli ideali di libertà in cambio di un {{s|<del>picc...}}</del> certo tornaconto personale]]. I capi della rivolta discutono a lungo dell'eventuale alleanza col Re di Sardegna, che ha inviato un documento con le sue richieste. Alla fine prevale la linea dell'indipendenza, la proposta del sovrano viene declinata a firma di un certo Sticazzi. I milanesi tornano a combattere da soli.
* '''[[22 marzo]]''' - La voce della rivolta ha raggiunto le campagne, mobilitando migliaia di persone che accerchiano gli accerchiatori dei milanesi che assediano Radetzky. La situazione rischia di degenerare, spargersi a macchia d'[[olio]] e [[ManualiNonbooks:Perdere il filo del discorso|mandare in vacca il filo narrativo]]. Radetzky capisce che può fare "la fine del sorcio", bloccato tra milanesi e piemontesi. La caduta di Porta Tosa, in seguito chiamata Porta Vittoria per questo motivo, rischia di tagliarlo fuori dall'unica via di fuga verso le fortezze del ''Quadrilatero''. Col favore delle tenebre la riconquista temporaneamente, giusto il tempo di darsela a gambe levate. Mentre i cittadini festeggiano la vittoria, il ''[[Nuovo governo|Governo provvisorio milanese]]'' si vende il loro [[culo]] firmando una petizione che richiede a Carlo Alberto di entrare in [[Lombardia]].
Il giorno dopo le truppe piemontesi passano il Ticino, dando così inizio alla prima guerra d'indipendenza.
 
== La controffensiva austriaca ==
[[File:Carica di Bersaglieri.jpg|right|thumb|250px|Bersaglieri impegnati {{s|<del>nel coito}}</del> a Goito.]]
L'esercito piemontese si muove però con estrema lentezza, dando modo agli austriaci di ritirarsi senza grosse perdite e aspettare i rinforzi a [[Verona]], allenandosi al Bentegodi. Gli scontri si susseguono nell'arco di quattro mesi.
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== Note ==
 
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*[[Quattro giornate di Napoli]]
 
[[Categoria:Guerra]]
[[Categoria:Grandi imprese]]
[[Categoria:Eroi nazionali]]
[[Categoria:Forze del Bene]]
[[Categoria:Grandi imprese]]
[[Categoria:GuerraRisse famose]]