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== Il Medioevo ==
Paradossalmente, la scarsa produzione di documenti scritti riconducibili
[[File:Jimmy Fenomeno.jpg|right|thumb|Il feroce Saladino.]]
Si narra ad esempio che [[Carlo_magno|Carlo Magno]], brandendo la sua '''Altachiara''' sui campi di battaglia, si lanciasse alla carica proprio al grido di «ce l’avete in culo», terrorizzando i nemici. Il motto era peraltro diffuso anche presso le popolazioni islamiche: esso era infatti utilizzato per accogliere festosamente i crociati che invadevano la terra santa. Il feroce [[Saladino]], che i sudditi fedeli vezzeggiavano col nomignolo di «infame cazzone», soleva dire «ڿۃڮږڦ ڕڄھڊٺجعآڈ» («’o pigl’ ‘n cul’ e sbatt’i’mman’») per sottolineare nei confronti dei messi crociati la propria indisponibilità a ritirarsi dai luoghi sacri.
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== Il Rinascimento ==
[[File:Donna in camicia di forza.jpg|right|thumb|[[Giovanna_D%27Arco|Giovanna D’Arco]] ritratta in tutta la sua luminosa credibilità]]
Numerose sono le testimonianze del ricorso a questa fausta espressione anche nel corso del [[Rinascimento
L’espressione ebbe vastissima importanza anche in ambito artistico. Immortale - solo per citare l’opera più famosa - il '''San Sebastiano Ce L’Ha In Culo''' (muco su tela) di '''Giuliano Bruttodìo da Montorsoli''', detto '''Il Cagacazzi''', in cui il martire viene raffigurato, legato a un palo, nell’istante in cui gli arcieri prendono la mira. Ma il concetto si eresse a ben più di un semplice oggetto di rappresentazione, al punto che i più illustri esponenti dell’arte rinascimentale, quali [[Leonardo_Da_Vinci|Leonardo Da Vinci]] e [[Michelangelo_Buonarroti|Michelangelo Buonarroti]], fecero dell’averlo in culo un vero e proprio stile di vita.
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