Casa Savoia: differenze tra le versioni

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[[File:Savoiardi 2.jpg|thumb|240px|Savoiardi in fila nella battaglia con il Gran Turchese.]]
A un certo punto nasce invece ''Vittorio Amedeo II'', che già [[spermatozoo]] brandiva un archibugio caricato a rane, da [[embrione]] aveva giurato vendetta, tremenda vendetta ai francesi, facendoselo tatuare sul [[glande]], e da [[feto]] firmato sulla Gazzetta Ufficiale di Moriana la dichiarazione di guerra a [[Luigi XIV]], il Re [[Il Sole 24 Ore|Sole 24 Ore]]. Il suo primo atto ufficiale da vivo fu NON accettare l’alleanza con il vecchio pederasta Luigi, perché gli aveva già dichiarato guerra. I francesi s’incazzarono di brutto, così, quando scoppiò la [[Guerra di successione spagnola]], i finocchi scesero le montagne e si misero ad assediare Torino. Allora Vittorio Amedeo, che di equino non aveva solo la faccia, si incipriò il viso, si mise la parrucca e il neo finto da guerra, mandò a chiamare il cugino di trentesimo grado della [[scala Richter]] ''Eugenio di Savoia'', che pur essendo cresciuto in Francia per reazione era diventato un generale austriaco, e insieme a questo, dividendo l’esercito austro-piemontese in due tronconi simili a due scarponi chiodati, incominciò a prendere appunto a scarpate nel culo i francesi, rompendoglie il culo per la seconda volta in centocinquanta anni, o tot umberti, al grido di ''“Boia faus!”'', che da allora divenne la carica dei Savoia. Va detto, per inciso, che prima dell’attacco tremebondo in cui saltarono denti, protesi, nervi e ancora una volta tarzanelli francesi, un’invasione francese di Torino, dove la popolazione e la guarnigione assediate si erano ridotte a mangiare biscotti (per via della celebre frase della duchessa che alla richiesta di pane per il popolo affamato aveva risposto “Se non hanno più pane che mangino i savoiardi”, anche se qualcuno capì male e si mangiò il vicino di casa, per cui iniziò a girare voce che gli assediati avessero cominciato a mangiarsi tra loro), venne sventata nei cunicoli della Cittadella da un minatore (che non era uno che lavorava in miniera ma uno che tirava mine pazzesche) di [[Biella]] chiamato [[Pietro Micca]], o ''Pietro Miccia'', che al grido di ''“Ci avete rotto il cazzo!”'' fece saltare per aria il tunnel dove alcuni nani francesi erano ingiustamente penetrati, spiaccicando le loro cervella e le loro budella piene di camembert un po’ ovunque (ragione per cui a Torino non si è mai costruita la metropolitana) ma perdendo purtroppo la vita a causa della miccia troppo corta – e qui, in effetti, non si è mai accertato di quale miccia si trattasse. Pietro Micca resterà per sempre un eroe, ad ogni modo, e a lui sarà dedicata l’unica via obliqua di Torino, perché era comunque un tipo strano.
[[Immagine:Che mangino le brioches.jpg|left|thumb|120px|La duchessa Anna distribuisce savoiardi agli assediati.]]
 
Questa infernale battaglia del 1706 d.C. venne eternata negli annali della storia mondiale, e del Cabaretto, come la Battaglia di Torino, e in sua memoria Vittorio Amedeo fece costruire dal Juvarra, un architetto immigrato dalla Sicilia inizialmente per lavorare alla Fiat, la gigantesca ''[[Basilica di Superga]]'', dove da allora in poi vennero seppelliti tutti i re di Savoia e dove qualche umberto dopo si schiantò il Grande Torino – è difatti risaputo che Vittorio Amedeo II, ghiotto di pasta con le sarde e soprattutto di cioccolata, era juventino. Già che c’era, conquistò anche [[Alessandria]], levandosi finalmente dal cazzo gli ultimi spagnoli rimasti.
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