Souvenir: differenze tra le versioni

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==Il souvenir nella storia==

Il souvenir era molto importante per le popolazioni antiche e ogni volta che si andava a visitare un paese straniero, ci si premurava di tornare con tutto il meglio che quel paese ospite avesse da [[saccheggio|offrire]]. Gli Assiri erano maestri di questa nobile tradizione e non contenti di <strike>trafugare</strike> procurarsi i prodotti tipici locali, si portavano a casa anche la [[schiavitù|popolazione straniera]], così da non avere nostalgia degli usi e costumi dei posti visitati una volta tornati.

Purtroppo oggi seguire la tradizione dei propri avi comporterebbe anni di galera nonché il servizio di apertura su [[Studio Aperto]], quindi il turista moderno invece di dedicarsi ad attività stimolanti come la caccia di giovani vergini da mettere dentro un sacco o il trasporto di tesori d'arte da rivendere a peso d'oro in patria, è costretto a comprare brutte copie in finto-metallo/finto-vetro/ finta-plastica di un monumento locale (che magari non è riuscito a visitare proprio perché ha passato l'ultima giornata a comprarne la versione ridotta) o una maglietta di cotone con la scrittà del luogo a venti euro, quando il [[tipografo]] della via accanto gliela faceva identica a tre.




==Il souvenir nella storia==


Pare che nel passato slogan ancora più integralisti di questo proposto sopra, abbiano portato allo smantellamento di grandi monumenti (ad esempio il [[Colosseo]] di cui ogni romano, ai tempi, si portò a casa qualche pezzo...).


[[en:Souvenir]]
[[en:Souvenir]]

Versione delle 00:49, 24 gen 2010




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« Ehy Mamma, guarda che ti ho portato da Roma! »
( Stupido turista americano con in mano una statuetta del David di Michelangelo. )
« Ma questo sasso grigio non lo pago alla cassa? »
(Lo stesso turista, un anno dopo, arrestato a Pompei.)
« Dite no alle pallide imitazioni! No ai souvenir! Portate a casa le emozioni originali! »
(Slogan dell'A.T.I. (Associazione Tombaroli Italiani))


Il souvenir è di solito un piccolo oggetto (ma esistono anche clamorose eccezioni) che il povero turista sfigato è costretto a portarsi a casa per dimostrare di essere andato veramente in vacanza in una grande città d'arte o in un luogo esotico invece che a Casalpusterlengo.

Basterebbe quindi una macchinetta fotografica per evitare di comprarne uno e spendere i propri soldi in cose più utili, ma come è noto dalla legge di Murphy, qualunque viaggio si trasforma in un susseguirsi pazzesco di inconvenienti. I più classici sono (immaginiamo un viaggio a Pisa):

  • la macchinetta fotografica che cade a terra e si frantuma in mille pezzi;
  • è il giorno in cui (una tantum) la soprintendenza piccionistica rimuove il guano da tutti i monumenti rilevanti che sono quindi sprangati;
  • per i motivi di cui sopra i piccioni non sanno dove posarsi per defecare, quindi sono proprio sopra l'ignaro turista mentre costui sta comprando le cartoline.

In definitiva il disgraziato non ha altra possibilità, per provare di essere stato a Pisa agli amici, che comprare la statuina della torre pendente, al modico prezzo di dieci euro (trenta se il poveraccio è livornese).


Il souvenir nella storia

Il souvenir era molto importante per le popolazioni antiche e ogni volta che si andava a visitare un paese straniero, ci si premurava di tornare con tutto il meglio che quel paese ospite avesse da offrire. Gli Assiri erano maestri di questa nobile tradizione e non contenti di trafugare procurarsi i prodotti tipici locali, si portavano a casa anche la popolazione straniera, così da non avere nostalgia degli usi e costumi dei posti visitati una volta tornati.

Purtroppo oggi seguire la tradizione dei propri avi comporterebbe anni di galera nonché il servizio di apertura su Studio Aperto, quindi il turista moderno invece di dedicarsi ad attività stimolanti come la caccia di giovani vergini da mettere dentro un sacco o il trasporto di tesori d'arte da rivendere a peso d'oro in patria, è costretto a comprare brutte copie in finto-metallo/finto-vetro/ finta-plastica di un monumento locale (che magari non è riuscito a visitare proprio perché ha passato l'ultima giornata a comprarne la versione ridotta) o una maglietta di cotone con la scrittà del luogo a venti euro, quando il tipografo della via accanto gliela faceva identica a tre.