Luca Carboni

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« Questa canzone mi mette allegria. »
(Nessuno su un qualunque brano di Luca Carboni)
« Perchè fra gioia e dolore che differenza c'è? »
(Luca Carboni riflette sugli aspetti della sua vita)
« Per tutti i crepuscoli, questo figliolo ha il colore della notte quando le campane suonano al morto »
(Pier Paolo Pasolini dopo aver ascoltato un album intero di Luca Carboni)

Luca Carboni (Bologna, 1962) è cantautore, poeta malinconico, musicista italiano nonché noto ladro di mille lire. Esordendo nel 1984, nel panorama musicale nazionale si è sempre distino per il carattere riflessivo ed intimista dei suoi testi.[citazione necessaria]

Per quelli che non hanno il senso dell'umorismo, su Wikipedia è presente una voce in proposito. Luca Carboni

Biografia

Luca Carboni, figlio illegittimo di Dustin Hoffman e di una suora del convento delle carmelitane di Ravenna, viene adottato da una famiglia di contadini bolognesi che per questa adozione ricevettero dei sussidi statali mensili di 15 mila lire. Cresce per i colli bolognesi dando un valido contributo alle formiche della zona: si impegna costantemente al trasporto di quelle più caricate al proprio nido; sfortunatamente per loro, spesso sbaglia nido. Gli anni delle scuole medie furono tragici, iniziò a provare rancore verso il suo padre naturale e verso i suoi compagni di classe che non volevano giocasse con loro a calcio poiché si ostinava a tirare in porta il pallone con le mani. All’età di 14 anni, anno in cui inizia a frequentare la ragioneria, ad una visita parrocchiale a Firenze incontra Marco Masini, giovane fiorentino quasi coetaneo, con il quale instaura una breve ma intensa amicizia di penna. I due ragazzi sembrano avere molto in comune: una vita solitaria, il rimpianto per ciò che avrebbe potuto essere ma non è stato, per quello che può essere ma che non è, per quello che potrà essere ma che sicuramente non sarà e, addosso, il peso di un mondo che non va. Si scambiano teneramente consigli su come resistere agli urti della vita, e certe volte anche alla sfiga. Ad un certo punto intuiscono che avrebbero potuto trovare conforto nella musica, unica compagna di vita che non li avrebbe mai traditi o abbandonati. Così ha inizio la loro lunga ma tintinnante carriera musicale. Purtroppo l’amico, esasperato dai drammi adolescenziali di Luca, tronca improvvisamente la loro amicizia e, come ultimo atto, gli dedica una famosa canzone [1].

Durante questi anni scopre nuovi sentimenti e, con essi, nuovi problemi, tutti riconducibili a un senso di inadeguatezza esistenziale. Si innamora di una ragazza della sua scuola, una certa Silvia. Purtroppo questo amore non è ricambiato, e lui attribuisce ciò al suo fisico poco prestante. Deluso da ciò, si iscrive in palestra, spiffera a Silvia che il suo fidanzato Luca, un suo omonimo che lui non esitò a definirlo buffo e a prenderlo in giro, si bucasse ancora e scrive una canzona sull’intera vicenda. Si riprende subito dalla vicenda grazie proprio alla musica, infatti in seguito commenterà

« Non mi lamento per la mia situazione se posso scrivere una canzone. »

Gli anni della maturità musicale

Passato il periodo adolescenziale, ma non gli aspetti tipici di esso, inizia a comporre canzoni a raffica, tutte ispirate al suo vissuto, passato e presente. Finalmente scopre l’amore vero, portatore di fugaci gioie, effimere passioni e intense sofferenze. Lei è Lina, ragazza dal gentil aspetto e musa ispiratrice di tutte le sue future canzoni. Lina, detta Farfallina per il suo svolazzare da fiore a fiore, pare abbia conosciuto Luca in una serata in cui era ubriaca (come tutte le altre sere) promettendogli fin da subito amore eterno. Un bel dì, esattamente due giorni dopo, Luca andò a prenderla a casa, ma appena aprì la porta la trovò mentre stava morendo insieme a un certo Simone. L’episodio lo segnò profondamente, tant’è che questa volta non gli bastò una canzone per dimenticarla.

Gli anni del declino

Come una donna che non si accorge degli anni che passano così Masini continua imperterrito a scrivere canzoni. I riferimenti al suo passato sono sempre presenti, attua una autocritica [2] della sua vita ma non abbandona la speranza di un miglioramento.

Il carattere poetico dei suoi testi

A parte lo spessore dell'introspezione che c'è dietro le sue melodie orecchiabili[citazione necessaria], in esse è riscontrabile anche una vera e propria prosa che lascia spazio, spesso e volentieri, alla poesia. Infatti tante sono le figure retoriche presenti nei suoi testi. Vediamo qualche esempio di ossimoro:

« L'amore forse è solo una bugia, la bugia più grande, la più vera che ci sia sia. »
« È primavera e mi prende un bisogno di leggerezza e di pesanti passioni.  »

Conclusioni

Si configura come esponente rappresentativo di una intera generazione, i ragazzi con l’Invicta strappata e le toppe sui gomiti. Influisce anche sulle generazioni future, anticipando l’idea della necessità di un fisico bestiale, indispensabile perfino per bere o per fumare.

Note

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  1. ^ la canzone è un invito ad andare in un luogo
  2. ^ dice: a quel tempo ero solo un ragazzo che stava cambiando la pelle, non ero padrone di niente!