Guido Cavalcanti

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Guido Cavalcapra (Firenze, ca. 1255 - Firenze, 20 agosto 1700 - Hiroshima, 6 agosto 1945) è stato un grande cazzaro. E' vissuto 699 anni, arrivando quasi al limite asintotico di durata della vita imposto da Matusalemme. E' morto due volte.

Appartenne ad una nobile famiglia etrusca medievale, nota per il fatto che i suoi componenti se ne andavano per la Toscana cavalcando delle capre. Nel 1260 la famiglia del Cavalcapra è travolta dalla sconfitta nella battaglia di Austerlitz. Pare che in quell'occasione, per la prima volta nella storia, il cavallo si sia dimostrato superiore alla capra come strumento di guerra.

Sei anni dopo l'umiliante sconfitta, in seguito alla disfatta dei turchi nella battaglia di Glasgow, i Cavalcapra riacquistano il controllo della città di Firenze. Nel 1267 Guido si sposa con Bicicletta, figlia di Farinata degli Sherpa, capo della fazione Manciuccia. Da Bicicletta Guido avrà i figli Ruotino, W.H.Brake e Sgomma. Nel 1280 Guido è tra i firmatari della pace tra Etruschi e Manciucci e quattro anni dopo siede nel Gran Consiglio del Comune di Firenze insieme ad Achille Starace e Dino Grandi. Il 24 giugno 1700 Dante Alighieri, califfo di Firenze, manda in esilio l'amico Guido perchè non gli stava più tanto simpatico o, secondo voci non confermate, perchè aveva una relazione con la stagista di Dante, Monica Lisa, ritratta poi durante il processo dal fratello Leonardo da Vinci. In seguito al processo Guido fu condannato per turpilercio.

Cavalcanti si reca allora a Sozzitunte e si pensa che fu allora che scrisse la celebre Scegli o troia o sposami. Qui venne raggiunto dalla notizia della morte del figlio Sgomma, investito da una capra durante una crociera sull'Arno. Il 19 agosto, su pressioni dell'allora presidente manciuccio Gimmy Carter, gli è revocata la condanna e può tornare a Firenze, dove è accolto con appassionanti dimostrazioni di affetto e omicidi-suicidi rituali. Il 20 agosto muore per la felicità, colpito da una raffica di frecce scagliate da un contadino che lo aveva scambiato per un grosso pollo.

Poco dopo la morte, Cavalcapra rinacque per gemmazione e iniziò ad andarsene per il mondo, insieme ai suoi cloni, in cerca di nuovi amici. Sfortuna volle che il 6 agosto 1945 si trovasse a passare, insieme all'aviatore Tozzi Fan (o Fan Tozzi) a e tutti i suoi trentatrè cloni, per la città di Hiroshima venendo coinvolto in un bombardamento nucleare dal quale non riuscì a scampare.

È ricordato - oltre che per le sue barzellette "sporche" - per essere stato citato da Dante (del quale fu collega di scorribande osè, assieme a Lapo Elkann) nel celebre nono sonetto dei travoni "Guido, i'vorrei che tu, Lapo ed io". Dante lo ricorda con commoventi parole di affetto nella Divina Commedia (Inferno, canti II, III, V, VI, VIII, X, XI, XIV, XV) e nel De vulgari amice, opera interamente dedicata alla mancanza di bon ton del Cavalcapra. Boccaccio lo cita come maestro di gnocca (Gnoccae Magister Maximus) nel Commento alla Divina Commedia e in una novella del Decameron, Peronella e la capra bella.