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[[File:BLB.jpg|300px|right|Bruno Liegi Bastonliegi.|thumb]]
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=== Infanzia ===
Bruno Liegi Bastonliegi nasce a [[Liegi]], dal [[padre]] Girolamo Liegi Bastonliegi e dalla [[madre]] Magliarosa Milanosanremo. Visse un'infanzia difficile perché i genitori divorziarono al momento del battesimo per futili motivi: il padre pretendeva che il padrino fosse il suo amico di bevute [[Tonio Cartonio]], mentre la madre avrebbe preferito la supermodella [[Marisa Laurito]].<br />
Dalle sue esperienze infantili il regista ha dato [[vita]] ad alcune delle più famose opere della cinematografia ultramoderna, creando dei capolavori come la saga di [[Mobbasta (saga)|Mobbasta]] (''[[Mobbasta]]'', ''[[Mobbasta veramente però]]'') e consacrando artisti del calibro di [[Maccio Capatonda]] e [[Rupert Sciamenna]].
== Il periodo sotto la pornottatura ==
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Ma per "forse no" si possono intendere varie cose.
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=== I diari della motoretta ===
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'''I diari della motoretta''' è il primo capolavoro cinematografico del "5 volte regista di [[film]] di serie B del mese" Bruno Liegi Bastonliegi ispirato dall'autobiografia di [[Max Biaggi]], con [[Ivo Avido]] nel ruolo del [[motociclista]] Rino Moto, [[Rupert Sciamenna]] nel ruolo di [[Shpalman]], [[Fabbio Di Ninno]] nel ruolo del ladro tamarro inculator di [[Vespa Piaggio|vespe]] Mario T. Ruben, e una colonna sonora interamente composta da [[Elio e le Storie Tese]].
Rino Moto, 21enne di Torre a Mare in provincia di [[Bari]], era un [[motociclista]] [[drogato]] di motori: seguiva ogni sabato e domenica [[Moto]] 125, 250, GP, SuperBike e [[Eh?|453GHX Special Edition]]; passava gli interi pomeriggi a riguardarsi immagini di motori e a impararsi le caratteristiche tecniche come il Padre Nostro; faceva parte del culto del Passato [[Re]] Moto e di [[Valentino Rossi]]. Ma codesto individuo non aveva mai conosciuto la bellezza della [[Vespa Piaggio]], e quando il suo amico Nicola lo introdusse a cotanta motoretta, egli se ne innamorò perdutamente e gliela rubò la [[notte]] del giorno seguente a quello prima. Da qui nascevano ''I diari della motoretta'', [[no|appassionanti]] racconti dei romantici pomeriggi passati da Rino in sella alla sua {{citnec|fottuta}} Vespa, rappresentati come [[analessi|flashbacks]]. Ma un giorno [[qualcosa]] andò storto: il latitante italo-[[crucco]] Mario T. Ruben era in fuga dai [[carabinieri|carabbinieri]] e necessitava di un mezzo di media velocità per rifugiarsi a Bari Vecchia, trovò per [[caso]] una vespa senza catenina e se l'inculò per dileguarsi, e per [[sfortuna]] quella era la vespa di Rino Moto. Il [[ragazzo|giovine]], uscito dal [[bar]] dopo un espresso e chiacchiere sportive, s'accorse dell'accidente [[quasi]] in tempo e tentò d'inseguire T. Ruben, rubando inutilmente la [[bicicletta]] ad un [[bimbominkia]]. Un carabbiniere, inutile come i suoi colleghi, usò l'ultima risorsa per acciuffare il ladro e chiamò in soccorso uno [[Shpalman]] [[anziano|avanti negli anni]] che, in un [[scoreggia|soffio]], piombò innanzi a T. Ruben e gli lanciò un kilo di [[merda]] colla sua cazzuola, riuscendo a fargli fare un incidente stradale che gli costò la [[vita
Da notare nel film la bravura di [[Ivo Avido]] nel parlare male il dialetto barese e l'ottima interpretazione di un vecchio Shpalman di [[Rupert Sciamenna]]. Il film è stato premiato come [[merda|"miglior film di serie C"]] al Torino Film Festival.
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