L'Italia è un allargamento del Piemonte, quindi, esattamente come la Prussia, il Piemonte è a tutti gli effetti uno stato indipendente che non riconosce l'Italia come paese e soprattutto l'italiano come lingua.

La bandiera del Piemonte, ovvero la bandiera della Svizzera in una camera a gas
« Sugnu piemunteis, sugnu faus e curteis. »
(Piemontesi falsi e cortesi)
« Neh neh neh - neh neh neh - neh neh neh »
(Suoneria piemontese)
« La cucina migliore è quella piemontese »
(Nietzsche (Ecce homo) durante il suo soggiorno a Torino, appena prima di ingerire il porro pucciato nella bagna cauda che lo avrebbe reso folle per sempre)
Il Piemonte

Province

Il Piemonte è suddiviso in 8 province.

Vercelli

 
Vercelli

Vercelli è detta “la dotta” perché dispone dell’unica università della sua provincia, ma anche “città nuclearizzata” perché dotata della sola centrale termonucleare ancora in funzione in Italia, indispensabile per arrostire le zanzare in estate. Isola pedonale in mezzo alle risaie, è la capitale europea del riso e come accennato la capitale mondiale delle zanzare, che qui vengono a svernare anche dal Bangladesh. A lungo contesa tra Visconti e Savoia, che volevano disfarsene entrambi, alla fine è stata consegnata appunto alle zanzare, che ne hanno fatto un luogo di riproduzione indiscriminata e un habitat ideale per le rane, cioè i vercellesi, chiamati “ranat” dai vicini biellesi.

Biella

Centro industriale di primaria importanza per la lavorazione della lana, i suoi marchi più conosciuti sono Menalebrea (birra al malto di lana) Saltalafila (scarpe di lana) Sella la Banca (prestiti di lana e interessi di lama, pagati a sputi) e Aiazzone (mobili di compensato). L’armena città ai piedi del Caucaso piemontese è detta anche “pisciatoio del Piemonte”, vale a dire pisciatoio d’Italia, non si capisce ancora se per via delle frequenti piogge o per via dell’aspetto della città stessa, che conferisce agli abitanti quella caratteristica espressione da puzza sotto il naso. Comunque i biellesi sono considerati tra gli esseri col braccino più corto e la lingua più lunga del pianeta.

Dialogo tra due biellesi

« Mi presti un euro? »
« Al tasso del 35 %. »
« Ma sei un rabbino! »
« E tu no? »

Novara

 
La Mole Antonelliana a Novara

Novara è la più lombarda tra le città piemontesi e la più piemontese tra le città romene. Nel 2004 un referendum popolare indetto dal sindaco chiese alla cittadinanza di scegliere tra Milano e Torino e i novaresi scelsero Bucarest. Poi non se ne fece nulla perché venne scoperto il petrolio. Questo pozzo solitario circondato dalle risaie e infestato dalle zanzare tigre della Esso è il più profondo della terra, tanto che pesca nei giacimenti della Libia, e per distribuire il petrolio a più cittadini possibili la giunta comunale ha fatto di Novara la maggiore produttrice di rubinetti a gettone del mondo. Novara, città dei record, possiede anche la più grande copia della Mole Antonelliana di Torino, scala 1:1, e la più brutta copia dello stadio del subbuteo.

Verbania (WCO, Werbano-Cusio-Ossola)

Verbania non esiste. Verbania è un nome di comodo dato a due villaggi di catapecchie, Intra e Pallanza, per farli arrivare ad almeno quindicimila abitanti e poterli così trasformare in provincia ai danni di Novara, e sottrarsi quindi al pericolo di finire a Bucarest. Considerato il territorio, gli abitanti di questa provincia hanno quattro possibilità di sopravvivenza: pescare nel Lago Maggiore, spaccare pietre in montagna, contrabbandare pesci e sassi in Svizzera, emigrare in Romania.

Asti

 
Alessandrini che rubano l’uva agli astigiani

Asti in realtà non è una città, ma un vino che ha dato il nome a una cantina a cielo aperto conosciuta solo per una irritante stazione sulla Torino-Genova, due caselli autostradali incustoditi e il Palio di Asti, corso da cavalli ubriachi. Il cavallo che taglia per primo il traguardo vince una magnum di spumante. Ad Asti non si festeggia l’unità d’Italia. I confini della provincia invece seguono un po’ a cazzo di cane i frastagliati confini delle migliaia di vigneti in modo da tenere dentro tutti i DOC e lasciare fuori solo le vigne di Tavernello e Trebbiano, soprattutto verso Alessandria.

Alessandria

 
Alessandria prima dell’ultima alluvione

Forse la più brutta città dell’Europa meridionale, è popolata da una via di mezzo tra il leghista e la bestemmia che viene chiamato eufemisticamente “mandrogno”, cioè “mani di rogna”, dovute alla cattiva abitudine degli alessandrini di mettere sempre le mani ovunque pur di non doverle mettere sul portafoglio e al fatto di avere la puzza non solo sotto il naso ma pure sotto le mani. Le uniche industrie della provincia si trovano a Casale Monferrato, città amata in tutto il resto della provincia, dove si producono cemento, amianto, eternit (cemento con amianto) e crumiri.

Dialogo tra due alessandrini

« Andiamo a prendere l’aperitivo in Piazza della Lega? »
« No, costa troppo. E poi è pieno di barotti. »
« Allora andiamo direttamente al Luna Rossa. »
« No, costa un casino. E poi è pieno di banotti. »

Dialetto piemontese

 
Individuo affetto da progerie, invecchiamento precoce dei tessuti dovuto alla cucina piemontese (in realtà questo barotto ha ventisei anni)

È una via di mezzo tra il Frociese e l'Itagliano, con l'aggiunta di fonemi arcani tra i quali il più caratteristico e abusato è la vocale Ü. Qui sotto il discorso tra un calzolaio e un cliente:

Calzolaio :   Ti ch' tachi nen i tac, tac i tac a mi che tac i tac?  
Cliente :   Mi can'tac i tac, tac i tac a ti, che tac'i tac? Tach'te ti i to tac  

La pronuncia delle vocali varia da città a città, per cui a Cuneo tutte le A vanno sostituite con Ü.

Prodotti piemontesi

Si annoverano tra i prodotti piemontesi di punta:

Roba ca's mangia (roba che si mangia)

 
La famigerata bagna cauda

Il cibo piemontese è composto perlopiù di robetta leggera adatta a una dieta sana e bilanciata stile Paris Hilton e utile all'occorrenza per bilanciare una gru. Tra le più importanti aberrazioni ricordiamo:

  • La Nutella: impasto di cacao, nocciole, burro, burrocacao e aromi naturali piemontesi utilizzato nelle Langhe come malta per l'edilizia. La sua ricetta è segreta per finta come quella della Coca-cola, perché lo sanno tutti che dentro la nutella ci sono la calce e la Coca-cola, e dentro la Coca-cola la nutella e la soda caustica.
  • La polenta: il cibo dei poveri, ingiustamente svalutata e snobbata, contiene un numero di calorie direttamente proporzionale al numero di ore passate sul cesso per smaltirla. Ha lo stesso colore del sole e di conseguenza deve essere ingerita alla stessa temperatura, altrimenti diventa un ottimo collante industriale. Indicata prima delle gare di triathlon e delle scommesse piemontesi, che sono di solito del tipo "dato che siamo a Venezia, che ne dici di vedere chi torna per primo a Torino a nuoto?". Tra le combinazioni più brutali troviamo quella con peperonata e salsiccia, quella concia con burro fuso e fontina e quella ai diciotto formaggi, a base di toma.
  • Il fritto misto alla piemontese: indicibile congrega di bombe molotov al colesterolo, questo piatto letale annovera, oltre alle parti più inconsuete di qualsiasi tipo di animale e invertebrato, quali cervello, budella e scroti, impanate e fritte, anche dolci e frutti impanati e fritti allo stesso modo, quali l'amaretto di Saronno, i mandarini e le prugne.
  • Il bollito misto alla piemontese: origami di almeno sette parti diverse di bovino bollito quali testina di vitello, occhio di bue, mozzarella di bufala, muschio di bisonte, steroidi di manzo, balle di toro e figli di vacca dal colore grigiastro e dal sapore simile al liquame di un pozzo settico.
 
Agnolotti guarniti di merda
  • Gli agnolotti: ravioli piemontesi con ripieno di bollito misto alla piemontese più l’aggiunta di pancetta di maiale e conditi con ragù di trippa e lardo.
  • I gianduiotti: i tipici cioccolatini torinesi a forma di lingotto, dal profumo di mirafiori, dal sapore di paraurti, dal colore marrone metallizzato e dalla consistenza di merda.
  • La finanziera: strano incrocio tra bollito e minestra, richiede due settimane di preparazione e contiene al suo interno verdure e carni che necessitano di due mesi per la digestione e di due agenti della Finanza per essere sdoganati dall'intestino. Una cucchiaiata può sfamare anche Galeazzi.
  • La panissa: il classico risotto vercellese farcito di fagioli, cotica e frattaglie di rane, usato anche come combustibile fissile per la centrale atomica.
  • La bagna cauda: leggera salsa di acciughe salate fatte sciogliere in burro, panna, margarina, olio, cadaverina e abbondante quantità di teste d'aglio (a volte cotta nel latte per renderla più "soft"). È considerata un'arma di distruzione di massa dall'ONU.

Roba ca's bèiv (cose che si bevono)

« A l'è nen posibil ch'aj sia 'd l'eva ant la gamba. A deuv ese Quaidun 'd bastard cha l'ha meis-ciame 'l vin »
(Inintelligibile imprecazione di un piemontese dal medico)
« Non è possibile che ci sia dell'acqua nella gamba. Deve esserci qualche bastardo che mi ha corretto il vino »
(Traduzione della citazione)
 
Le particelle elementari dei piemontesi: il vino e la toma

Come si evince, il vero piemontese assume esclusivamente vino. Questo ha favorito la diffusione della sottocultura dello stesso, che si è evoluta in tragicomiche versioni. Tra le più celebri riportiamo:

  • il barbera (alcol puro non denaturato).
  • il grignolino: probabilmente uno dei nomi piemontesi dell'acqua, questo vino a bassa gradazione viene assunto solo in mancanza d'altro. Noto anche come "l'ultima spiaggia del piemontese".
  • il moscato: per accompagnare la légère cuisine piemontese si è giustamente pensato di inserire nel carnet dei vini un vinello dolce a base di metanolo, zucchero, miele, romanzi rosa e storie d'amore. Si pensa che la cifra scritta sulla bottiglia non sia la gradazione alcolica ma la percentuale di non zucchero presente nella mortale bevanda.
 
La fine del Piemonte
  • Martini: molto richiesto dai piloti, dai camionisti e da chi sta per partire per le vacanze per via della minaccia "No Martini, non parti".
  • Cinzano: vino tipico dell'astigiano, ma se lo bevono tutto gli alessandrini.
  • il vin brulè: bevanda di origine francese inventata al tempo degli incendi di Catari e perfezionata dagli inquisitori al tempo dei roghi di Ugonotti, consiste nel far bollire un pentolone di barbera insieme con zucchero, buccia di arance, bacche di gin, chiodi di garofano della croce e cannella di fiamma ossidrica e poi dargli fuoco recitando quattro ave marie e due padre nostri finché l’anima dei fottuti eretici non se ne va all’inferno. Va consumato a temperatura ustione.

Piemontesi famosi

Note