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[[File:Statua di Vittorio Emanuele III.jpg|right|thumb|
Quando le cose si misero male per l'Italia, e dopo la caduta del [[Fascismo]], il re tentò di salvare la [[monarchia]] (e l'argenteria) trasferendosi da Roma nel [[Terronia|Sud Italia]], nell'insospettabile città di [[Brindisi]]. Qui fondò momentaneamente il Regno del Sud: l'obiettivo di Vittorio Emanuele era di potersi dedicare allo studio di alcune monete [[etruschi|etrusche]] senza essere disturbato dai bombardamenti [[alleati]]. Tuttavia, dopo neanche due giorni, gli inglesi bussarono al [[citofono]] con l'intento di negoziare un [[armistizio]] e l'entrata in guerra dell'[[Italia]] contro la [[Germania]]. In cambio offrirono al re delle monete [[Giappone|giapponesi]] del V secolo e un [[mulo]] parlante. Il sovrano accettò di buon grado la generosa offerta.
Dopo poco tempo, infine, abdicò in favore del figlio [[Umberto II]]. Costui non fece neanche in tempo a salire al trono che subito fu proclamata la [[Repubblica]]. Intanto, vedendosi alle strette, Vittorio Emanuele III fece la cosa che da sempre riesce meglio ai Savoia: farsi esiliare dall'Italia. Si rifugiò così ad [[Alessandria d'Egitto]] e decise di dedicare la sua vita alla ricerca della lampada di [[Aladdin]]. Aveva già la lista dei tre desideri da esprimere: diventare re; scoprire un nuovo [[continente]]; evitare che in futuro nascessero [[Vittorio Emanuele di Savoia|discendenti idioti]]. Purtroppo, non gli riuscì nessuna delle tre cose.
Morì all'improvviso nella sua casa di campagna, proprio un minuto prima di riuscire a raggiungere la più grande vittoria della sua vita:
== Epiteti ==
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