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Il primo prototipo fu realizzato nell'estate del [[1952]] e già prefigurava molte delle soluzioni tecnico-stilistiche presenti sulla vettura definitiva: il corpo vettura "a uovo con gonnellino", la meccanica di derivazione motociclistica e la presenza di un unica portiera frontale, che costituiva praticamente l'intero muso del trabiccolo. La portiera riprendeva una soluzione particolare proposta dal Preti nella sua [[tesi di laurea]], quando propose l'''AL12'', un [[aeroplano]] con la parte anteriore incernierata su un lato e completamente apribile. Il [[rettore]], nel consegnargli il diploma, gli sussurrò: {{Quote|Guardi, Preti, in realtà lei sarebbe dovuto andare a zappare, altro che ingegnere! Ma questa del portellone sul muso dell'aereo era troppo forte, il resto della commissione sta ancora cercando di smettere di ridere!}} L'[[architettura]] della vettura prevedeva una {{citnec|scocca|e=vabbe', una scocchetta}} in latta riciclata dalle prime lattine di [[Coca-Cola]], dotata di un'{{citnec|ampia|e=ok, piccola}} vetratura fissata a un telaio di tubi d'[[acciaio]]. Tale prototipo era inoltre provvisto di tre sole ruote: due davanti ed una dietro, soluzione presto abbandonata quando ci si accorse, durante le prove su strada, che l'unica ruota posteriore soffriva di solitudine e piangeva di continuo. Si scelse perciò una soluzione intermedia, ossia quattro ruote, delle quali le due posteriori erano molto ravvicinate tra loro per evitare la necessità di installare un differenziale, che avrebbe comportato un aumento dei pesi, della complessità meccanica e, soprattutto, dei costi. Grazie ai soldi risparmiati in questo modo, i tre ingegneri si concessero una serata al [[club privé]] ''Critica della ragion pura''.
 
Il motore era inizialmente un monocilindrico a due tempi molto lenti: ''grave comatoso'' e ''andante con calma'', derivato da quello del motociclo Iso 200, derivato a sua volta da un motore ausiliario utilizzato per l'avviamento del [[trenino elettrico]] del figlio di Rivolta. Questo motore aveva una cilindrata di 1,98 cm³ ed era in grado di erogare circa 8 cavalli a dondolo, che consentivano di raggiungere la rispettabile velocità di 85 ettometri all'ora. In discesa.
 
Si giunse così a quel fatidico 22 aprile 1953: la nuova Isetta fu presentata al Salone delle automobili di Torino in un'atmosfera di religioso silenzio. Il pubblico restò a bocca aperta per 14 minuti, completamente immobile. Qualcuno si trasformò in una statua di [[sale]] e fu prontamente insaccato, pronto per essere sparso sulla strada alla prima [[neve|nevicata]]. Gran parte del pubblico ritenne che l'ing. Rivolta li stesse prendendo alquanto per il [[culo]] e finse di reggergli il gioco, mostrando dapprima falsa ammirazione per la Isetta e successivamente disertando in massa le concessionarie dove fu posta in vendita.
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