PT-VolpeFilo

Iscritto il 16 nov 2018
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1. 11 tant'era pien di sonno a quel punto
1. 12 che la verace via abbandonai.
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1. 13 Ma poi ch'i' fui al piè d'un colle giunto,
1. 14 là dove terminava quella valle
1. 15 che m'avea di paura il cor compunto,
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1. 16 guardai in alto, e vidi le sue spalle
1. 17 vestite già de' raggi del pianeta
1. 18 che mena dritto altrui per ogne calle.
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1. 19 Allor fu la paura un poco queta
1. 20 che nel lago del cor m'era durata
1. 21 la notte ch'i' passai con tanta pieta.
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1. 22 E come quei che con lena affannata
1. 23 uscito fuor del pelago a la riva
1. 24 si volge a l'acqua perigliosa e guata,
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1. 25 così l'animo mio, ch'ancor fuggiva,
1. 26 si volse a retro a rimirar lo passo
1. 27 che non lasciò già mai persona viva.
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1. 28 Poi ch'ei posato un poco il corpo lasso,
1. 29 ripresi via per la piaggia diserta,
1. 30 sì che 'l piè fermo sempre era 'l più basso.
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1. 31 Ed ecco, quasi al cominciar de l'erta,
1. 32 una lonza leggiera e presta molto,
1. 33 che di pel macolato era coverta;
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1. 34 e non mi si partia dinanzi al volto,
1. 35 anzi 'mpediva tanto il mio cammino,
1. 36 ch'i' fui per ritornar più volte vòlto.
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1. 37 Temp'era dal principio del mattino,
1. 38 e 'l sol montava 'n sù con quelle stelle
1. 39 ch'eran con lui quando l'amor divino
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1. 40 mosse di prima quelle cose belle;
1. 41 sì ch'a bene sperar m'era cagione
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1. 44 ma non sì che paura non mi desse
1. 45 la vista che m'apparve d'un leone.
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1. 46 Questi parea che contra me venisse
1. 47 con la test'alta e con rabbiosa fame,
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1. 50 sembiava carca ne la sua magrezza,
1. 51 e molte genti fé già viver grame,
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1. 52 questa mi porse tanto di gravezza
1. 53 con la paura ch'uscia di sua vista,
1. 54 ch'io perdei la speranza de l'altezza.
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1. 55 E qual è quei che volontieri acquista,
1. 56 e giugne 'l tempo che perder lo face,
1. 57 che 'n tutti suoi pensier piange e s'attrista;
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1. 58 tal mi fece la bestia sanza pace,
1. 59 che, venendomi 'ncontro, a poco a poco
1. 60 mi ripigneva là dove 'l sol tace.
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1. 61 Mentre ch'i' rovinava in basso loco,
1. 62 dinanzi a li occhi mi si fu offerto
1. 63 chi per lungo silenzio parea fioco.
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1. 64 Quando vidi costui nel gran diserto,
1. 65 «*Miserere* di me», gridai a lui,
1. 66 «qual che tu sii, od ombra od omo certo!».
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1. 67 Rispuosemi: «Non omo, omo già fui,
1. 68 e li parenti miei furon lombardi,
1. 69 mantoani per patria ambedui.
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1. 70 Nacqui *sub Iulio*, ancor che fosse tardi,
1. 71 e vissi a Roma sotto 'l buono Augusto
1. 72 nel tempo de li dèi falsi e bugiardi.
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1. 73 Poeta fui, e cantai di quel giusto
1. 74 figliuol d'Anchise che venne di Troia,
1. 75 poi che 'l superbo Ilion fu combusto.
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1. 76 Ma tu perché ritorni a tanta noia?
1. 77 perché non sali il dilettoso monte
1. 78 ch'è principio e cagion di tutta gioia?».
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1. 79 «Or se' tu quel Virgilio e quella fonte
1. 80 che spandi di parlar sì largo fiume?»,
1. 81 rispuos'io lui con vergognosa fronte.
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1. 82 «O de li altri poeti onore e lume
1. 83 vagliami 'l lungo studio e 'l grande amore
1. 84 che m'ha fatto cercar lo tuo volume.
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1. 85 Tu se' lo mio maestro e 'l mio autore;
1. 86 tu se' solo colui da cu' io tolsi
1. 87 lo bello stilo che m'ha fatto onore.
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1. 88 Vedi la bestia per cu' io mi volsi:
1. 89 aiutami da lei, famoso saggio,
1. 90 ch'ella mi fa tremar le vene e i polsi».
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1. 91 «A te convien tenere altro viaggio»,
1. 92 rispuose, poi che lagrimar mi vide,
1. 93 «se vuo' campar d'esto loco selvaggio:
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1. 94 ché questa bestia, per la qual tu gride,
1. 95 non lascia altrui passar per la sua via,
1. 96 ma tanto lo 'mpedisce che l'uccide;
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1. 97 e ha natura sì malvagia e ria,
1. 98 che mai non empie la bramosa voglia,
1. 99 e dopo 'l pasto ha più fame che pria.
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1.100 Molti son li animali a cui s'ammoglia,
1.101 e più saranno ancora, infin che 'l veltro
1.102 verrà, che la farà morir con doglia.
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1.103 Questi non ciberà terra né peltro,
1.104 ma sapienza, amore e virtute,
1.105 e sua nazion sarà tra feltro e feltro.
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1.106 Di quella umile Italia fia salute
1.107 per cui morì la vergine Cammilla,
1.108 Eurialo e Turno e Niso di ferute.
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1.109 Questi la caccerà per ogne villa,
1.110 fin che l'avrà rimessa ne lo 'nferno,
1.111 là onde 'nvidia prima dipartilla.
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1.112 Ond'io per lo tuo me' penso e discerno
1.113 che tu mi segui, e io sarò tua guida,
1.114 e trarrotti di qui per loco etterno;
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1.115 ove udirai le disperate strida,
1.116 vedrai li antichi spiriti dolenti,
1.117 ch'a la seconda morte ciascun grida;
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1.118 e vederai color che son contenti
1.119 nel foco, perché speran di venire
1.120 quando che sia a le beate genti.
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1.121 A le quai poi se tu vorrai salire,
1.122 anima fia a ciò più di me degna:
1.123 con lei ti lascerò nel mio partire;
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1.124 ché quello imperador che là sù regna,
1.125 perch'i' fu' ribellante a la sua legge,
1.126 non vuol che 'n sua città per me si vegna.
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1.127 In tutte parti impera e quivi regge;
1.128 quivi è la sua città e l'alto seggio:
1.129 oh felice colui cu' ivi elegge!».
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1.130 E io a lui: «Poeta, io ti richeggio
1.131 per quello Dio che tu non conoscesti,
1.132 acciò ch'io fugga questo male e peggio,
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1.133 che tu mi meni là dov'or dicesti,
1.134 sì ch'io veggia la porta di san Pietro
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