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Si presentò a [[Cinecittà]] esibendo un [[curriculum]] nel quale vantava un'esperienza ultradecennale in ''"faccende da sbrigare all'interno di un cinematografo"''. Fu subito assunto come [[elettricista]], riavvolgitore di bobine, avvolgitore di [[spinelli]] e schiacciatore di punti neri sulla schiena degli attori. Ma il giovane Aristide puntava in alto: il suo percorso lavorativo avrebbe dovuto condurlo in breve ad accomodarsi dietro alla macchina da presa. Il seguente aneddoto racconta come egli prese questa decisione.<br />
La sua vicina di casa, la giovane vedova Panzalotti, era quella che si potrebbe definire "[[Femminismo|una donna emancipata]]", anche se sarebbe più corretto usare "[[Puttana|un puttanone come se ne vedono pochi]]". Dopo averla spiata a lungo, ed averla vista accoppiarsi con [[idraulici]], garzoni del [[fornaio]], ragazzi delle [[pizze]], antennisti e [[testimoni di Geova]], la donna aveva coinvolto nei suoi giochi anche la figlia e il suo nuovo convivente. In Aristide crebbe la voglia di rappresentare questa realtà, fatta di torbido sesso e rapporti incestuosi, oramai le sue idee erano chiare: da grande sarebbe diventato il regista di [[Beautiful]].
 
 
=== I primi lavori ===
Dopo aver percorso tutta la gavetta ed essere andato a letto con le persone giuste, giunse finalmente a dirigere il suo primo film nel [[1972]]: ''"Scansati... a Trinità arriva Eldorado"'', bucatini-western comico, che fu visto da tutte le maggiori platee. Vuote. Tuttavia D'Amato appare nei titoli non come regista, ma come direttore della fotografia o come sceneggiatore. In varie interviste rivelò che non firmava i film perché all'epoca era ancora [[niubbo]] e se ne dimenticava spesso.<br />
Il primo film sicuramente diretto da D'Amato è ''"Sollazzevoli storie di mogli gaudenti e mariti penitenti - Decameron nº 69"'', un decamerotico del 1972. Dopo un altro film di questo genere diresse nel [[1973]] il film di guerra ''"Eroi all'inferno"'', quindi il [[peplum]] ''"La rivolta delle gladiatrici"'', in cui le protagoniste si mettono in sciopero per protestare contro il caro-[[dildo]]. Alla fine dello stesso anno D'Amato diresse l'unico film che si sia ricordato di firmare col suo vero nome: ''"La morte ha sorriso all'assassino"'', interpretato da [[Klaus Kinski]] nella parte del sorriso: un horror interessante per i cuscini del sofà, con alcune scene erotiche più apprezzate dalla massa. Dopo questo film diresse ''"Giubbe rossonere"'', un milan-western classico interpretato da [[Fabio Testi]]. È il primo film firmato con lo pseudonimo Joe D'Amato, una scelta di opportunità: in effetti è molto meglio pronunciabile rispetto ad Aristide Massaccesi.<br />Nel [[1975]] diresse ''"Emanuelle e Françoise (Le sorelline)"'', considerato uno dei suoi migliori film, un thriller erotico con alcune scene di cannibalismo, di [[Vegano|veganismo]] e [[pastafarianesimo]].
 
 
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